di Andrea Degl’Innocenti – http://www.terranauta.it

Colin Beaven, in arte No Impact Man, lancia una nuova iniziativa, aperta a tutti

Provate, per una settimana, a vivere riducendo al minimo il vostro impatto sull’ambiente. Niente macchina, niente elettrodomestici, niente piatti e bicchieri di carta. Rinunciate per qualche giorno all’illuminazione artificiale in favore di una cenetta romantica a lume di candela, spegnete la tv e lo stereo. Infine evitate di acquistare alimenti confezionati o prodotti a più di cento chilometri di distanza e preferite le scale all’ascensore.
Impossibile, direte voi, vivendo in città, nel mondo di oggi. Invece no: Colin Beaven, in arte No Impact Man, lo ha fatto per un anno intero insieme alla sua famiglia nella caotica New York. E adesso lancia la sfida a tutti voi: riuscirete a farlo per una settimana?

Ad aiutarvi ci sarà, oltre al buon senso, un decalogo scaricabile dal sito del blogger, che vi illustrerà giorno dopo giorno come rinunciare a qualche consumo superfluo.

Le date sono già decise, dal 18 al 25 ottobre: si parte domenica rinunciando a qualche piccolo lusso (ad esempio ai tovaglioli di carta in favore di quelli di stoffa) e si arriva la domenica successiva ad aver abbattuto quasi ogni tipo di consumo, persino la carta igienica (un articolo del New York Times su Beaven titolava proprio “Un anno senza carta igienica”).

Partecipare è semplice: ci si iscrive al sito No Impact Project, si scarica la guida e si seguono giorno per giorno le sue direttive, leggendo la sera prima gli obiettivi da raggiungere nella giornata seguente. Altri preziosi consigli ci arriveranno dalla sezione Change Yourself, in cui i lettori si scambiano le loro personali ricette per un mondo migliore.

Chi vorrà partecipare potrà condividere le proprie foto, filmati, commenti e racconti sui principali social network, da Facebook a Twitter, all’interno dei gruppi dedicati all’iniziativa. Per chi non se la sente di intraprendere da solo l’impresa esistono gruppi già organizzati a cui unirsi.

L’idea di fondo è quella di dimostrare come con uno sforzo graduale e non eccessivo si possano ridurre drasticamente i propri consumi, e al contempo rendere evidente come questi ultimi siano molto spesso eccessivi e superflui. Si calcola che una famiglia di quattro persone produca ogni giorno quasi sei chilogrammi di immondizia (oltre due tonnellate l’anno), utilizzi 550 litri d’acqua (240 quelli di acqua calda), consumi dai dieci ai quindici chilowattora di energia. Situazione ancora peggiore per i single, i cui sprechi, soprattutto alimentari, raggiungono livelli record: fino al 60 per cento in più rispetto al componente di una famiglia media.

Ridurre i consumi non solo incide in maniera positiva sulle proprie spese e sull’impatto ambientale, ma – parola di Beaven – permette di riscoprire le gioie dimenticate di una vita più naturale, meno schiava del benessere e dei piccoli comfort quotidiani.

Il blogger americano – che dall’esperienza ha tratto persino un libro ed un documentario di prossima uscita – non è l’unico ad aver tentato un esperimento del genere.

Nel 2008 il belga Steven Vromman, sceltosi il più modesto nome d’arte di Low Impact Man, ha deciso di ridurre al minimo il proprio consumo di energia giungendo a consumarne in un anno soli 200 chilowattora, l’equivalente di quanto consuma un uomo medio in neanche quindici giorni. Anch’egli ha un blog (quello originale è in fiammingo, ma esiste anche la versione in lingua inglese) su cui tiene una sorta di diario giornaliero delle sue esperienze.

Vivere abbattendo il nostro impatto ambientale è dunque possibile. E se farlo per una settimana può aiutarci a dimostrarlo, ben altro sforzo serve per rendere tale scelta uno stile di vita. Esperienze radicali come quelle dei due blogger, per quanto auspicabili, difficilmente si possono diffondere su ampia scala. Ciò che è possibile è invece un cambiamento lento e graduale, una sempre maggiore consapevolezza delle conseguenze che le nostre azioni producono sull’ecosistema in cui viviamo.

Per ora fidiamoci delle parole di Colin Beaven. “Io e la mia famiglia”, dice il blogger davanti alla telecamera, “non siamo mai stati così felici”.