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Ma che è? La rivoluzione?

di Rita Pani

Ci sarà l’autunno caldo, dicono alla fine di questa estate rovente. L’autunno che è già iniziato a Melfi o al Lingotto, o il caldissimo autunno che non finisce da anni, di operai sui tetti, di insegnanti che fanno lo sciopero della fame, di lavoratori e lavoratrici che a furia di cavarsi il sangue da dare allo stato, muoiono.
Il fatto che durante l’estate si sia preferito seguire, di volta in volta, l’interminabile telenovela di governo, descritta dai giornali con una terminologia propria delle telenovelas, o gli amori vip, e da ieri persino l’inchiesta sulla cellulite delle “famose” con tanto di “inviati” sulle spiagge non significa che le cose non siano accadute, che i lavoratori non abbiano continuato a morire, che i disoccupati non abbiano continuato a votarsi alla morte.
È che la propaganda funziona, e soprattutto resta il fatto che si diventa ogni giorno più individualisti, e si sviluppa sempre più il senso di protezione verso sé stessi. Fingere di non sapere mette al sicuro dal terrore di congetturare su un futuro possibile, il nostro, simile a quello del precario che dopo 25 anni di incertezza ha smesso di mangiare, sperando di poter risolvere il suo caso, e tornare a lavorare. Lo so, per me è abbastanza semplice parlare, dal momento che nel futuro uguale già ci sto. Per questo, un trafiletto di qualche riga basta a raccontare di un’altra precaria che, iniziato lo sciopero della fame, dichiara di “voler morire in piedi”. Basta anche perché se pure verrà letto, sarà presto dimenticato da chi così non ci vorrebbe finire mai.
È un esercito quello dei senza lavoro, si allunga la lista di quelli che perdono la casa e la famiglia, sono sempre di più i poveri; non quelli che sembrano usciti da un romanzo di altri tempi, ma i nuovi poveri, quelli che non sanno più come mangiare, come curarsi, come garantire la vita ai loro figli. Eppure, i giornali patinati della propaganda dedicano 25 pagine alla famiglia del re “finalmente” in vacanza, tra moto d’acqua e lo sfarzo delle ville, tra tette nuove nuove, e nipoti felici di nonni “sempreverdi” e in forma smagliante. L’italiota preferisce regalarsi un sogno, che guardare la poco romantica immagine dei tetti affollati, delle fabbriche presidiate, delle scuole occupate.
Ieri sera ho letto le dichiarazioni di propaganda che quel cretino di tremonti ha rilasciato a Rimini durante il sabba di comunione e liberazione. Nonostante la gente che muore, secondo il ministro (?) è ora di rivedere i diritti dei lavoratori, che sono troppo onerosi, che l’Italia non si può più permettere. Secondo lui, persino la legge 626, quella che in teoria dovrebbe salvare la vita a chi ancora lavora, è troppo costosa per il padrone. Ma peggio, per tremonti, sarebbe ora che l’Italia e l’Europa si adeguassero al resto del mondo. Vale a dire: “perché essere costretti a delocalizzare in Vietnam o in Bangladesh quando possiamo fare dell’Italia un nuovo Vietnam o un nuovo Bangladesh?”
E dopo aver letto queste dichiarazioni, aggiornando la pagina del giornale on line, mi è apparsa la foto di una macchina dei carabinieri in fiamme, con un titolo in neretto: “Contestato maroni, scontri con la polizia.” Per un attimo ho avuto un tuffo al cuore: “Dai! Cazzo … Inizia la rivoluzione!”
Poi ho letto bene: era la Berghem fest della lega, e a mettere a ferro e fuoco la città, ad incendiare le macchine dei carabinieri, della polizia locale, a prendere le botte erano i tifosi dell’Atalanta. Contestavano il ministro per l’ingiustizia schifosa della tessera del tifoso.”
E allora … andate a cagare.
Rita Pani (APOLIDE) 

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