Berlusconi è un personaggio tanto scontato e banale nel successo quanto è interessante in questa congiuntura politica che si presenta con tutte le premesse di una fine per lui. Nel successo, più che per Berlusconi, si rimane tetramente ammirati per un ordinamento civile che permette che al suo vertice si insedi un uomo che ha fatto della capacità corruttiva il suo principale strumento di conquista nel mondo degli affari e della politica. Un’assenza di scrupoli installata su una psicologia fondamentalmente elementare e primitiva.
Ma nella disgrazia — se tale sarà — vi sono insospettati motivi di interesse. La stampa lo presenta oggi come adirato al calor bianco contro i finiani. Ho idea che quest’ira sia espressione di un fondamentale incomprensione. Berlusconi non capisce perché succede quello che succede. Il suo pensiero deve essere: “Avevamo tutto. Avevo sistemato le mie cose non solo per stare tranquillo io, ma anche per stuprare la nazione dando a ciascuno della gang il suo. E ora tutto sta per finire”. Di sicuro nella sua piccola mente non c’è altro spazio che per concepirsi vittima dell’invidia di Fini, che vuole solo prendere il suo posto.
Viene in mente la descrizione che la Psicologia Individuale di Alfred Adler dà del bambino viziato quando entra in contatto con il “fattore esogeno”, ossia l’insieme delle richieste che la società pone all’individuo che non possono essere mediate da quei fattori dell’universo familiare che hanno determinato la sua condizione particolare. Nel contatto con la realtà il bambino viziato sperimenta un sentimento di doloroso stupore nell’accorgersi che solo una piccola parte del mondo sembra disposta a piegarsi ai suoi desideri e alle sue richieste, e solo se ci sono genitori vizianti che lo mantengono in questa opinione distorta delle cose. Tipicamente, il bambino viziato si ritira da questa scoperta con strategie di isolamento e negazione.
L’analogia richiede comunque alcuni cambiamenti dello schema. Quando Adler descrive il “fattore esogeno” elenca sfide ordinarie che vengono poste all’individuo comune nel campo della lavoro, della scuola, dei rapporti di amore e di amicizia. Da questo punto di vista la biografia di Berlusconi non si presenta certo come quel fallimento esistenziale che caratterizza i nevrotici descritti da Adler. Ma se, con quell’arbitrio che le analogie consentono — particolarmente ad agosto — non consideriamo più la persona di Berlusconi ma il berlusconismo, il discorso cambia. Adulazione, disponibilità alla corruzione, prostituzione sono elementi che un Berlusconi già potente di suo ha trovato attorno a sé per poter riaffermare il proprio io in forme non dissimili da quelle di un bambino viziato. Basti pensare al gusto che ha sempre avuto in politica di portare in posizioni di rilievo persone insignificanti e senza meriti che si mostravano più disposte di altre a rifornirlo di adulazione servile. E qui non manca neanche qualche suggestione tacitiana, con un Caligola dei nostri giorni che fa senatori dei cavalli in segno di scherno verso un mondo di rispetti formali, di decoro e di dignità al quale si sente estraneo ed ostile, intuendolo minaccioso alla sua stessa natura.
Ora Berlusconi si accorge che questa democrazia italiana malata, così consentanea alle sue inclinazioni e ai suoi interessi, è pur sempre un composto di interessi e di valori troppo grandi per soggiacere al suo controllo. Sembra quasi che il nostro paese stia involontariamente esprimendo un potenziale di civiltà — nel senso di sedimento di valori civili attraverso i secoli — che contro ogni calcolo appare incompatibile con un capo del governo che ha eliminato ogni barriera tra escort e nomine ministeriali. Vediamo che farà ora il vecchio bambino viziato.

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