a chi servono i licenziamenti?
di Pietro Ancona
A chi servono i licenziamenti?
In Italia non sono noti  studi  adeguati sulle crisi aziendali che quasi sempre si concludono con  licenziamenti che dimagriscono la base lavorativa delle imprese o degli  enti. Se questi studi ci fossero
si dimostrerebbe che le  ristrutturazioni che hanno causato a volte traumi sociali terribili  non   conducono  quasi mai ad una riduzione dei costi "complessivi" delle  imprese. E' vero che parte della manodopera viene espulsa  dall'innovazione tecnologica che cancella posti di lavoro ma questa  causa è sempre più rara e le motivazioni sono altre. In primo luogo  spesso si spostano risorse dalla base al vertice delle imprese.  Marchionne, mentre annunzia la necessità di ridurre a livelli
inferiori  a quelli contrattuali i salari dei metalmeccanici e nega un  modestissimo premio di produzione,
distribuisce ai dirigenti  sostanziosi benefict. Nelle telecomunicazioni, nel sistema bancario,  nelle aziende quotate in borsa e dirette da amministratori delegati e  managers che non coincidono più con la proprietà avvengono sempre più  frequentemente operazioni di "dimagrimento"  motivate dal ritornello che  bisogna ridurre i costi se si vuole sopravvivere e stare nel mercato.  Appena realizzati i licenziamenti, i risparmi ottenuti vengono  immediatamente assorbiti dal management e dalle alte sfere burocratiche  interne.
Quello che in realtà accade è che quasi sempre i costi  non  diminuiscono anzi spesso aumentano. La voracità dei vertici  dirigenziali delle imprese è diventata scandalosa ed oramai sfugge a  qualsiasi regola non solo etica ma di buon senso e di ordine. Ne abbiamo  avuto un clamoroso esempio durante la crisi del sistema finanziario  statunitense in cui, mentre la gente veniva cacciata via dalle banche e  dalle assicurazioni dai vigilantes che a malapena consentivano di  raccogliere gli oggetti personali dalle scrivanie, i papaveri si  liquidano milioni di dollari di gratifiche alla faccia degli azionisti
e  senza alcuna vergogna. La proposta di Obama di contenere queste regalie  alle aziende che non avevano avuto aiuti federali è stata fischiata da  Soros e del btanco compatto dei pescicani sostenuti dal Congresso.    Insomma
si riducono i costi del personale con i licenziamenti per  aumentare i costi delle sfere superiori delle burocrazie aziendali  specialmente nelle banche oppure per cedere pezzi di attività ad   esterni spesso
in rapporti ambigui ed oscuri con le dirigenze. Nella  pubblica amministrazione, in particolare nella sanità o nel comparto  delle forze armate, le esternalizzazioni dei servizi a privati, le  privatizzazioni di interi comparti, non producono alcuna riduzione di  costi e spesso li aumentano. Hanno però un risultato  deprecabile  costituito dalla crescente rigidità di movimento degli enti pubblici a  cominciare dai Comuni. Una volta era possibile che, in caso di grosse  crisi sociali, gli enti territoriali
della pubblica amministrazione,  intervenissero  con proposte di occupazione in impieghi sostitutivi. Ora  non è più possibile. La sciagurata moda bipartisan delle  privatizzazioni ha immobilizzato gli Enti ed in particolare i Comuni che  non sono in grado di intervenire perchè tutti i servizi sono stati  appaltati a privati. Non si fanno inoltre quasi più i concorsi che  costituivano la tappa post scolastica dei giovani e che davano accesso  ordinato e soddisfacente al lavoro.
E' profondamente cambiata la  natura delle aziende e della stessa pubblica amministrazione in senso  negativo ed asociale. Nelle aziende le posizioni dei dirigenti sono  diventate costosissime e sempre più importanti e decisive. Il controllo   degli azionisti è inesistente ed in ogni caso questi non hanno alcun  potere reale di limitare o mitigare l'ingordigia strabordante dei  leaders. Non c'è nulla di più antidemocratico di una società per azioni  le cui riunioni annuali sono momenti di spartizione delle oligarchie ai  danni della massa degli azionisti.  
Quando si parla di costo del  lavoro bisognerebbe esaminare la quantità e le dinamiche dei salari,  degli stipendi e degli emolumenti. Ci renderemmo conto che la crisi non è  mai esistita per le dirigenze che hanno una 
sequenza di  miglioramenti strabilianti a fronte della stagnazione e delle riduzione  effettiva dei salari dei dipendenti. La distanza tra questi ed i loro  capi è diventata insopportabile.Non c'è alcuna ragione che possa  giustificare il fatto che una persona guadagni quanto mille suoi  dipendenti che peraltro sono soggetti alla legge bronzea dei salari  applicata duramente   da gente che, per collocazione strategica dentro  l'impresa, è  nelle condizioni di fissarsi la retribuzione e ne  approfitta sfacciatamente. 
Insomma si pone il problema di una  riforma profonda del sistema delle imprese  e della regolazione delle  dinamiche interne delle dirigenze e dei lavoratori. Gli azionisti  dovrebbero contare molto di più  ed i consigli di amministrazioni  dovrebbero avere poteri assai limitati per quanto riguarda il  trattamento dei loro componenti. Si dovrebbero inoltre limitare le  esternalizzazioni di servizi che impoveriscono la cultura delle imprese.  Le delocalizzazioni dovrebbe essere preventivamente autorizzate e non  affidate all'arbitrio dei privati. Non è vero che le regole  irrigidiscono e rendono goffa e perdente l'impresa. E' vero invece che  la libertà di cui godono attualmente gli esponenti del capitalismo è  eccessiva, arriva alla licenza ed alla pirateria, diventa antisociale.  Non è detto che le scelte e gli interessi del management siano quelli  della impresa, dei loro dipendenti, del paese. La libertà senza regole  in chi ha in mano la sorte di comunità intere non è condivisibile.
Il potere della Confindustria deve essere ridimensionato e regolato.  Lasseiz faire laissez passer non è andato mai bene e meno che mai  nell'era della globalizzazione che reclama regoli forti per tutti se non  si vuole devastare la vita di milioni di persone.
Pietro Ancona
già  componente del CNEL
http://www.fiatgroup.com/it-it/corpgovernance/compensi/Documents/compensi_bilancio09.pdf
http://www.glieuros.eu/Fiat-la-scommessa-internazionale,2961.html?lang=fr
http://www.corriere.it/economia/10_febbraio_24/tetto-stipendi-manager-eliminato-tetto-commissione-finanze-camera_11061686-214f-11df-940a-00144f02aabe.shtml
http://www.inail.it/Portale/appmanager/portale/desktop?_nfpb=true&_pageLabel=PAGE_SALASTAMPA&nextPage=Per_i_Giornalisti/Rassegna_Stampa/Indice_Cronologico/2010/Maggio/24/INAIL_nazionale/info-927837314.jsp
dal sito http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/ 


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