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La finanziaria di Tremonti e lo scippo delle liquidazioni

La finanziaria light, quella che il ministro dell’economia ha trionfalmente presentato quest’estate all’opinione pubblica italiana e poche settimane fa all’Europa, è passata per la commissione bilancio della Camera dei deputati trasformandosi in un’altra cosa. Il maxiemendamento che riscrive integralmente gli articoli 2 e 3 della finanziaria, furbescamente fatto approvare in Commissione, per evitare problemi con il Presidente della Camera Fini, l’ha trasformata totalmente.

Intanto, la sua dimensione è lievitata, facendola diventare una robusta finanziaria da 8,9 miliardi di saldo netto da finanziare. C’è stato, quindi, il consueto “assalto alla diligenza”, con l’approvazione di oltre 200 commi che disperdono in un rivolo di spese, dalle missioni militari internazionali alla proroga del 5 per mille, dalla gratuità parziale dei libri di testo all’Università, dal credito d’imposta per le imprese che investono in ricerca e innovazione alla sicurezza delle scuole, alla cedolare secca del 20% sui redditi da locazione per L’Aquila alla manovra a sostegno dell’agricoltura e a molto altro.

Ma non è della trasformazione della finanziaria inesistente in finanziaria sbrodolina che vale la pena di parlare. Ma di come il mago Tremonti riesce a coprire questi 9 miliardi di euro: 3,7 miliardi di euro proverranno dagli incassi dello scudo fiscale; per il resto, ci saranno le consuete “rimodulazioni di spesa” e, soprattutto, 3,1 miliardi di euro che proverranno dal Tfr “inoptato” dei lavoratori delle imprese sopra 50 addetti. La prima posta è – come sanno tutti – virtuale, nel senso che al momento non si hanno notizie precise sugli incassi.

Il Tfr inoptato invece un prestito obbligatorio dei lavoratori alle imprese. Si tratta a tutti gli effetti di soldi dei lavoratori, accantonati presso le imprese e iscritti ai bilanci di queste ultime come debiti perché, prima o poi, dovranno essere liquidati. Il ministro Tremonti, rispolverando un giochetto tentato a suo tempo da Tommaso Padoa Schioppa nella Finanziaria 2007, ha deciso per legge – senza consultare né imprese né lavoratori – che questo TFR inoptato venga trasferito ad un fondo di tesoreria del ministero dell’economia per finanziarci spese dello stato.

Perché nessuna delle parti sociali, ad eccezione della Cgil, abbia fino ad ora detto nulla è un mistero. Quello che è sicuro è che o si tratta di un furto vero e proprio ai danni dei lavoratori o – più probabilmente – di un debito futuro che lo Stato dovrà onorare nei confronti dei lavoratori stessi. Il beneficio temporaneo per i conti pubblici (perché inizialmente vi sono solo entrate, vale a dire i flussi di Tfr), crea un debito crescente dello Stato nei confronti dei lavoratori, scaricando i costi sulle gestioni future. Quando questa misura fu ideata da Tommaso Padoa Schioppa, Tremonti e tutto il centrodestra (che allora stavano all’opposizione) gridarono allo scandalo, al furto, alla sinistra che apriva buchi in bilancio. Ma le cose cambiano in fretta in questo paese.

Insomma, la finanziaria non è solo sbrodolina: è anche “allegretta”: le spese e spesucce “reali” sono finanziate con soldi per ora “virtuali” (lo scudo fiscale) e con debito pubblico futuro. In vista delle pesantissime manovre che Tremonti ha negoziato con Bruxelles per il 2011 e il 2012 per il rientro dal deficit, è davvero una notizia di cui esser lieti. Complimenti, Ministro!

di Carlo Cipiciani

http://www.giornalettismo.com/archives/43937/la-finanziaria-di-tremonti-e-lo-scippo-delle-liquidazioni/

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