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Troppo grande per fallire. Bp e marea nera. Risvolti economici della catastrofe ecologica

Voglio sapere di chi è il sedere da prendere a calci, disse qualche giorno fa il presidente Obama a proposito della marea nera.

Balle. Lo sa benissimo anche lui: la Bp, che ha trivellato il pozzo di petrolio fuori controllo, è troppo grande per fallire (esattamente come due anni fa le banche) anche se il valore delle azioni si è più che dimezzato dal fatidico 20 aprile.

Obama non prenderà a pedate nessuno dunque. I grandi manager con le valigie gonfie di dollaroni sono e saranno in salvo.

Invece tante piccole e medie realtà economiche stanno ricevendo molto peggio che semplici pedate. Le attività umane lungo il Golfo del Messico sono letteralmente stritolate dalla catastrofe ecologica. Davanti alla Caritas della Louisiana c’è la fila.

falsobp2La Bp ha già speso 2,35 miliardi di dollari per (cercare di) contenere il petrolio e ripulire le spiagge: noccioline. Ci sono i 20 miliardi del fondo di garanzia per i danni futuri. In realtà analisti ritengono che il conto totale si avvicinerà ai 100 miliardi di dollari. Salute!

Infatti guardate il grafico relativo all’andamento delle sue azioni in borsa. Lo screenshot è di ieri pomeriggio; cliccandoci sopra si accede alla versione aggiornata. Il pallino rosso è una mia aggiunta sul 20 aprile, quando a Londra il titolo era sui 650 pence. Adesso è sotto i 300.

grafico bp

Sta finendo gambe all’aria, si direbbe. Ma Business Week elenca i motivi per cui Obama non può concedersi il lusso di lasciare andare la Bp per la sua strada: è il maggiore fornitore di petrolio e gas degli Stati Uniti (un miliardo di barili al giorno: non si può mica farne a meno) e ha assicurato agli Usa l’accesso ad alcune risorse petrolifere strategiche nella regione del Mar Caspio, controbilanciando lo strapotere nell’area della Russia.

falsobp3Dunque Obama dovrà venire a compromessi. I grandi manager possono tirare un sospiro di sollievo: niente calci nel sedere. Per la gente comune però è tutt’altro paio di maniche.

Le attività economiche stanno andando in rovina attorno al Golfo del Messico intossicato dalla marea nera. Soprattutto in Louisiana, ma anche in Mississippi, Florida (e in parte Alabama) si campa di pesca, turismo, petrolio.

Ora le nuove trivellazioni nel Golfo del Messico sono sono vietate. La pesca è vietata sul 33% delle acque: per adesso. E i turisti hanno le spiagge incatramate.

Alcuni analisti ritengono che un milione di persone possano perdere il lavoro a causa della marea nera. I quattro Stati hanno una popolazione complessiva di circa 30 milioni di persone, lattanti e novantenni inclusi.

falsobp4Non è il momento migliore per cercarne un nuovo impiego, ne converrete: e negli Stati Uniti forse ancor meno che altrove. Soprattutto i pescatori: persone semplici, che sanno fare solo quel mestiere.

I pensionati, poi. La maggioranza dei fondi pensioni britannici possiede quote Bp. Idem molti fondi pensione negli Usa, fra cui quelli degli Stati di New York, Florida, Illinois… Il reddito di milioni e milioni di anziani rischia seriamente di diminuire a causa delle batoste economiche che la marea nera infligge al colosso petrolifero.

Ed è ancora presto per fare il punto vero della situazione. Nella migliore delle ipotesi il pozzo sarà turato in agosto. Altri dicono non prima di Natale. E, quando finalmente avverrà, il petrolio non sparirà per magia dal mare.

Su Business Week perchè gli Usa non possono girale le spalle alla Pb

Su Washington Post la disperazione in Louisiana per la marea nera

Dal Guardian i contraccolpi della marea nera sulle pensioni inglesi; da Reuters (via Yahoo! News) sulle pensioni statunitensi

Su Associated Press via Yahoo! News l’aggiornamento sulla situazione economica ed ecologica della marea nera

Su Treehugger a causa della marea nera un milione di persone rischia di perdere il lavoro

dal sito http://www.blogeko.it

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