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Contributi pubblici al fratello di Berlusconi, l’Europa multa Mediaset

di Diego Tomasoni

«Non ho mai fatto affari con la politica, anzi ci ho perso e basta». Silvio Berlusconi era sincero, o almeno questa era l’impressione che dava agli italiani, quando nel 2006, scordandosi dell’immenso patrimonio accumulato dalla sua discesa in politica nel ‘94, dichiarò quanto citato qualche riga sopra. I fatti però, come spesso accade, superano di molto perfino l’immaginazione. L’Europa non è di così buon cuore come gli italiani dei giorni nostri, capaci perfino di cestinare i rigidi dettami cristiani per chiudere un occhio sulle presunte frequentazioni del nostro Premier con minorenni e prostitute, o sulle pesanti rivelazioni di pentiti di mafia ed ex avvocati corrotti (Mills n.d.r.).


220 milioni di euro è la super multa che l’UE ha sentenziato ai danni di Mediaset a causa dei finanziamenti illegali concessi dal Governo per incentivare l’acquisto del decoder digitale terrestre. La Corte di Giustizia europea ha dichiarato, con sentenza di primo grado, che i fondi concessi sono illegali, come peraltro già indicato nel 2007 dalla Commissione Europea contro cui Mediaset aveva tentato la strada del ricorso. Illegali anche per un semplice dettaglio che va oltre il già mastodontico conflitto d’interessi che riguarda un Presidente del Consiglio che controlla la Tv di Stato e possiede più della metà delle emittenti televisive italiane. I finanziamenti distribuiti dal Governo infatti hanno avvantaggiato direttamente Mediaset ai danni delle concorrenti La7 e Sky.

Patrizia Toia (PD), vicepresidente della Commissione industria al Parlamento europeo, non ha usato mezzi termini per sottolineare come «I giudici europei dichiarano espressamente che la decisione del governo Berlusconi di stanziare soldi pubblici a fondo perduto per incentivare l’acquisto di decoder digitali terrestri, il cui principale produttore italiano, va ricordato, è Paolo Berlusconi, non era una misura neutra ma ha avantaggiato Mediaset, la tv di proprietà di Silvio Berlusconi». I soldi regalati ad un’azienda controllata al 51% da Paolo Berlusconi (Solari.com n.d.r.) che hanno avvantaggiato il “fratello maggiore” nella lotta contro la concorrenza.

Sicuramente il nostro Premier è un imprenditore creativo, forse anche troppo come dimostrato dalla vicenda del lodo Mondadori, però alla luce delle dichiarazioni di Giulio Tremonti, il quale vorrebbe rimuovere qualche legge per aiutare le imprese a fare più mercato, è papabile la sensazione che a beneficiare di una situazione più sregolata possa essere un soggetto meno “bisognoso di libertà” e spesso votato al non rispetto della legge. Non vorrei sembrare sfiduciato, ma appare sempre più chiaro alla luce delle sentenze che un certo stile imprenditoriale sta mostrando il peggio di se, passando proprio dalle stanze della politica.

dal sito http://www.dirittodicritica.com/

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