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LA DITTATURA DELLE LIBERTA’

di Gianni Tirelli

Con quale coraggio, oggi, gli individui delle nostre moderne società consumiste occidentali, si definiscono e si ritengono liberi? E poi, liberi da che cosa? Se è il nostro passato (fino a prima della rivoluzione industriale), ad essere assunto a parametro ideale e assoluto di comparazione del livello di libertà raggiunto, avremmo commesso un’imperdonabile, errore di valutazione e di interpretazione storica; frutto velenoso di un totale assenza di consapevolezza, disincanto e di senso della realtà. Non siamo in grado di immaginare e, tanto meno sperimentare, neppure per un momento, una realtà diversa e contraria da quella che siamo soliti vivere. E, nonostante i nostri laconici e retorici attacchi virtuali contro le incongruenze e le contraddizioni del Sistema (che disseminiamo nel grande mare della rete con l’automatismo di un robot), il nostro tasso di libertà, è ai minimi storici dalla comparsa dell’uomo sulla terra. Ed è questo il punto centrale e cardine imprescindibile della nostra attuale e miserevole condizione di moderni schiavi che, nel suo contrasto logico, incarna il germe malefico dell’ossimoro al potere.
Come possiamo, dunque, pensare di essere liberi, quando dipendiamo in tutto e per tutto, dal Sistema? Siamo tristi, incattiviti e imbruttiti da un disagio esistenziale cronico e paralizzante, che compromette ogni vera felicità e naturale bisogno. Condividiamo le stesse paure, paranoie e ipocondrie ma, niente di tutto ciò che è autenticamente rigenerante e consono alla nostra vera natura di uomini. Questa modernità tanto sbandierata e mitizzata, ci ha derubato dei profumi, degli odori, dei sapori, della bellezza e, delle sognanti atmosfere di una natura immacolata e generosa di passione. Siamo stati accecati dalla sua luce rovente per poi incatenarci al palo delle nostre più miserabili debolezze e illusioni, intorpiditi dai canti invitanti, di subdole e seducenti sirene, sull’onda di promesse di libertà e di oblio. “Per il più libero di voi la libertà non è che prigione” – Gibran

dal sito www.oltrelacorte.com

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