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Cronache dal basso impero

di Pietro Cambi


Certo che, dall'impero dei sensi alle cronache da sottopancia di questi giorni, il passo è lungo. Si assiste ad un sordido quanto rapido declino dove tutti tradiscono tutti, mercificano tutti e compiacciono tutti, apparentemente inconsapevoli dell'inevitabile esito di tutto questo assurdo affannarsi. Un film surreale, come certe opere di Greenway, eppure la realtà.

Tra gli amici qualcuno ricorda Caligola di Tinto Brass, ed il suo cavallo Incitatus, da lui provocatoriamente proposto come senatore, essendo più capace di tutti coloro che sedevano allora sui nobili scranni.

Magari, aggiungo io.

Intanto Caligola aveva gusti decisamente migliori sia in fatto di arte che di sesso, a giudicare dai racconti.

Poi, sopratutto, si guardò bene dal nominare DAVVERO il proprio cavallo Senatore.

L'imperatore del Bunga Bunga, invece, ha davvero nominato alcune sue "protette" deputate, senatrici e financo ministre, della real casa, aggiungerei.

Niente di nuovo, intendiamoci.

In effetti mi fanno ridere coloro che, ORA e solo ORA, si scandalizzano e biascicano qualcosa tipo" la misura è colma".

SE la misura fosse per loro davvero colma avrebbero solo una cosa da fare: smettere di considerare radicali posizioni che non lo sono.

Chi ricorda che la legge è uguale (e deve esserlo) per tutti non è un estremista.

Chi ricorda che i processi si devono fare non è un estremista.
Chi fa presente che, DA SEMPRE, il nostro Primo Ministro è indegno di ricoprie incarichi di rilievo nel nostro paese, non è un estremista.

Un Presidente del Consiglio non va a puttane.

Un Presidente del Consiglio non si costruisce una carriera insieme né nomina senatori persone condannate per associazione mafiosa.

Non si circonda di lenoni, malversatori, intrallazzoni, faccendieri vari, figli della parte più becera ed ignorante della società.

Quel che, giustamente, non riescono a capire all'estero è come sia possibile che gli italiani possano insistere a voler votare un soggetto cosi indegno, dopo che, nonostante tutto, quel che è quest'uomo ormai è noto a tutti, da anni ed anni.

Non che manchino, nel mondo, governanti cosi disgustosi ed infatti il nostro ineffabile è amico di quasi tutti loro.

Solo che generalmente i loro cittadini non se li sono scelti per tre volte, e se appena possono, vedasi Tunisia, se ne sbarazzano.

Certo: in Italia non esistendo la sinistra, a forza di fughe verso il centro, non esiste, di fatto, una alternativa.

La sinistra radicale?

Ma dove?

Ma quando?

La cosidetta sinistra radicale è su posizione probabilmente più a destra di quelle del vecchio PDS di solo pochi anni fa.

Il famigeratissimo Landini della FIOM non ha MAI usato uno dei termini o dei concetti cari ai sindacalisti di sinistra anche solo di pochi anni fa.

La sinistra in italia non c'e'.

Non esiste.

Una società vecchia, scoraggiata, cinica, disfatta, egoista, ecco la realtà maggioritaria in Italia. Perfettamente rappresentata dalla nostra inguardabile classe politica.

Non c'è spazio per le riforme, la progettualità, la speranza.

Alla meglio, va in scena la rappresentazione di queste ultime.

Esistono, certo, i giovani che vogliono cambiare le cose, ma esiste in realtà una minoranza trasversale che non crede più che le cose possano essere cambiate senza qualche sconquasso.

E questa ultima è una minoranza importante.

Altro che ritorno degli anni di piombo.

Come ho scritto in un messaggio sulla newsletter di Aspo:
Mi dispiace, perchè l'unica chance di una transizione ordinata e non sanguinosa alla terza repubblica ( o quel che sara', ehm) ce la stiamo giocando in questi mesi. Nessuno pensi che da noi non possa succedere quel che e' rapidamente successo in Tunisia.
Sarebbe un grave errore, e sarebbe, dato il contesto storico, una affermazione eccezionale che va contro gli ultimi secoli di storia, anche italica.
Richiederebbe insomma una misura di ottimismo davvero eccezionale e prove straordinarie a sostegno.
Cosi stando le cose coloro a cui è dato il compito di riportare ad un minimo di decenza e progettualità la politica, cosi escludendo automaticamente tutti queli che NON sono genericamente indicati come "radicali" dai media, farebbero bene a costruire un programma all'altezza delle sfide che abbiamo davanti.
Giustappunto un programma "radicale".
Cosi non è, segnatamente, e non ci resta che, nel nostro piccolo, essere testimoni ne passivi ne silenziosi ma proattivi dei nostri difficili tempi.
Il segno, più di qualunque chiacchiera, l'hanno dato i lavoratori di Mirafiori.
Quando la maggioranza delle persone arriva al punto di mettere sul piatto il posto di lavoro, pur di non cedere all'ennesimo ricatto, vuol dire che è davvero con le spalle al muro ed ha già capito che, comunque vada, l'attuale situazione non offre alcuna ragionevole speranza di futuro per le persone normali.
Quando questo succede, ci metta secoli o millenni a succedere, l'esito storico è sempre lo stesso, sotto tutti i cieli ed in tutti i contesti.
Il trepido confronto con gli anni di piombo da parte dei nostri pavidi "decisori" fa capire cosa succede a non studiare né conoscere né, sopratutto COMPRENDERE la storia.
Se la conoscessero/comprendessero avrebbero dovuto ricordarsi di uno scambio di battute famoso:
« C'est donc une révolte ?»
« Non, Sire, c'est une révolution!»
E si sarebbero dati un poco più da fare, al di fuori delle seratine del bunga bunga.

dal sito http://crisis.blogosfere.it/

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