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L'ultima occasione

di Rita Pani

"E' una cosa indegna, abbietta, criminale, antitaliana criticare infodamentamente ciò che è stato fatto da uomini dello Stato e dalla protezione civile" dice il presidente del Consiglio, che se la prende con "la stampa di sinistra" per il modo in cui ha cercato di "distruggere" l'operato del governo sul caso rifiuti e sulla ricostruzione in Abruzzo. "Tutti quelli che hanno detto cose infondate si devono vergognare".

Ho passato molte ore in un aeroporto ieri, tra una moltitudine di tedeschi, spagnoli e qualche americano. Ad un tratto su uno degli schermi ormai disseminati in tutto il territorio nazionale, è apparsa la faccia del tizio trentaseienne del consiglio, ingiallito dal pongo che gli ricopre la faccia, a dire al popolo – per fortuna in aeroporto le minchiate erano sottotitolate e la sua voce stridula ci è stata risparmiata – che tutto è un complotto, che i comunisti son tornati, che siamo un popolo di sovversivi.

Una ragazza spagnola, indicandolo col dito al suo compagno ha detto qualcosa che suonava come: “guarda guarda esiste davvero”. Ridevano. Ridevano, ho pensato, perché non sapevano leggere i sottotioli che fedelmente riportavano l’essenza del discorso istituzionale del tizio, che sembrava essere l’ennesimo tentativo di circonvenzione di incapace.

Supportato dal manichino che ci rappresenta all’estero, il quale privo di dignità corroborava la teoria del tizio arricchendo di particolari la teoria del complotto destabilizzante. Diceva il ministro, che anche il crollo pompeiano, altro non è che parte del disegno di distruzione dell’immagine dell’Italia all’estero. E non so, se la sua fretta di smentire sia venuta prima o dopo aver appreso che in America, il tizio trentaseienne del consiglio sia stato paragonato persino a un tacchino.

Lo guardavano i tedeschi e scuotevano la testa. L’ho guardato anche io, solo per qualche secondo, ma in questi casi, la mia fantasia non è mistero. E siamo dunque ancora qua, ho pensato, a ricominciare la giostra dei complotti e dei comunisti, a sentirci dire ancora e ancora che i miracoli esistono, che Napoli tornerà all’antico splendore pompeiano, all’Aquila ricostruita, ma soprattutto a un paese che è impossibilitato a crescere economicamente, perché dei giudici comunisti e antitaliani hanno minato la ricchezza di Finmeccanica e dell’ENAV, in cui presidenti e mogli di presidenti alla fine, non son altro che ladri.

Dopo la faccia del tizio però, son passate sugli schermi le immagini degli studenti in Piazza San Marco, o a Cagliari o a Palermo; e persino le facce che prima ridevano son cambiate distendendosi. Potrebbe essere proprio questa una buona occasione. L’ennesima che ci viene offerta e che temo non riceveremo nemmeno questa volta. Abbiamo lasciato soli gli operai appesi alle ciminiere (lo so, torri è più romantico), abbiamo quasi ignorato le grida di disperazione degli extracomunitari, barricati in chiesa o appesi sulle gru e se anche questa volta lasceremo soli gli studenti, allora vorrà dire che bene o male avere un tizio da deridere, da odiare o da sognare appeso a testa in giù, che continua nella sua opera di razzia e devastazione, tutto sommato ci fa comodo.

Oggi gli studenti sono in piazza a Roma con la CGIL. Ricordiamoci domani di rendergli il favore. È davvero l’ultima occasione.

Rita Pani (APOLIDE) 


dal sito http://r-esistenza-settimanale.blogspot.com/

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