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Dormire tranquilli.

di Rita Pani


È bello sapere che il ministro della guerra, la russa, dorme sonni tranquilli nonostante le minacce di fini. è bello perché riconduce la sua immagine ad una triste e banale umanità. Io pensavo che qualche volta, magari la notte fosse agitato, pensando alle giovani vite umane falciate in Afghanistan, al solo scopo di rinvigorire la sua indole colonialista e fascista. Invece no, loro sono grandi persone, mica come noi, che magari da un pezzo ci siamo scordati come si fa a dormire il sonno dei giusti, pur non essendo nati sbagliati.
Le mie notti non ve le racconto, anche se iniziano sempre tutte allo stesso modo: io che piano mi infilo a letto col timore di spegnere la luce, e sentire i pensieri affollarsi come la calca di un mercato rionale. E non ho rubato, non ho ucciso, non ho mentito, non ho sulla coscienza delitto alcuno che possa tornare i tanto in tanto a pesare. Semplicemente sopravvivo, di giorno in giorno congratulandomi tal volta per esserci riuscita.
Le notti di altri innocenti quanto me, so che somigliano alle mie e forse sono pure peggiori. Quelle di chi deve vestire i figli o darli da mangiare, quelli che devono pagare il mutuo per garantirsi un tetto sopra la casa. Quelli che dopo aver lavorato dodici ore, il sonno lo meriterebbero e forse lo fanno di stanchezza, e lasciano il loro ultimo pensiero come fosse una preghiera: “speriamo che domani si decidano a pagarmi.”
Loro dormono. Uccidono e dormono. E non uccidono solo con una guerra, ma lo fanno con la vita. Uccidono chi va a lavorare, uccidono quello che il lavoro non ce l’ha più, e di notti insonni deve averne passate, pensando alla famiglia, al futuro e alla vita impossibile da affrontare, decidono di spararsi in bocca o di impiccarsi, certi che sia meglio lasciare un orribile ricordo di sé che non la percezione della miseria e della povertà. Si uccidono sentendosi colpevoli di aver messo altre vite in questo mondo. Ma loro dormono bene la notte, e rivendicano il diritto di essere liberi di rilassarsi come meglio credono, anche facendo ballare ragazzine nude sulle macerie che hanno creato, o come all’Aquila non hanno nemmeno raccolto.
È confortante sentirli, ogni volta che dichiarano al popolo di “essere sereni” o peggio quando con aria sprezzante ci avvisano: “Io sono tranquillo”. Sono sereni e tranquilli di fronte ad un avviso di garanzia per reati da lupanare, sereni e tranquilli quando muore un soldato, sereni e tranquilli dinnanzi alla povertà di un paese che segna il suo percorso nel simbolismo del fango – quello vero – della devastazione di monumenti millenari che si sgretolano e crollano come castelli di carte. Sereni e tranquilli, si riuniscono e ciarlano di loro stessi, dei loro programmi futuri, senza comprendere che il futuro era almeno vent’anni fa.
Così lungimiranti da esser chiamati futuristi, così preoccupati per noi da aver trovato la soluzione: “Ci vuole un governo del tizio bis, per avviarci alla terza repubblica.” Come se bastasse cambiare il nome ad una cosa per farne d’incanto una nuova.
Dormono beati il sonno dei giusti, e non perché giusti lo siano davvero, ma solo perché sanno che staranno sempre al caldo e sicuri. Toccherebbe a noi insegnarli cosa è davvero una notte, una delle nostre.
Rita Pani (APOLIDE)

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