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L’Italia è davvero fuori dalla crisi?

c'ha poco da gongolare lo psiconano di arcore....

di Carlo Cipiciani
http://www.giornalettismo.com/archives/41381/litalia-e-davvero-fuori-dalla-crisi/

Silvio Berlusconi, durante la conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri di ieri ha detto che “Il peggio della crisi è alle spalle”. Anzi che abbiamo sorpassato il Pil della Gran Bretagna, colpita “più di altri dalla crisi essendo la sua economia basata sulla finanza”, diventando la sesta nazione più ricca del mondo. Ha anche detto che le cose non vanno male, anzi che “ci sono forti segnali di ripresa, basta vedere i dati dell’Ocse”.

Effettivamente l’Ocse ha diffuso l’aggiornamento mensile del cosiddetto “superindice”, registrando un nuovo rialzo a settembre (di 1,3 punti rispetto ad agosto, e di 3,4 punti su settembre 2008), con l’Italia che mostra l’incremento maggiore su base annua (+10,8 punti), con un’economia giudicata “in espansione”. Si tratta certamente di una notizia positiva.

Ma non si tratta di dati: il superindice Ocse riassume infatti indicatori mensili relativi alle aspettative delle famiglie sulla ripresa dei consumi, delle imprese manifatturiere sull’andamento futuro della loro produzione e del loro portafoglio ordini, l’indicatore Istat dei nuovi ordini al netto delle variazioni del livello dei prezzi e delle ragioni di scambio (una misura della tassa petrolifera) e il dato Bankitalia sul tasso di interesse sul mercato interbancario a tre mesi.

Il superindice Ocse si limita quindi a segnalare che nel paese c’è crescente fiducia, più che nel resto del mondo, che l’economia in futuro potrebbe andare meglio. Bene, ma da qui a ripetere ossessivamente che “la ripresa è già cominciata”, come ha fatto il presidente del Consiglio, seguito incredibilmente da tutti i grandi quotidiani, ce ne corre. La stessa Ocse avverte che “l’atteso miglioramento dell’attività, relativo ai potenziali di lungo termine, può essere in parte attribuito a un calo degli stessi potenziali di crescita e non solamente a un miglioramento dell’attività economica”.

Nel frattempo i dati, quelli veri, continuano a descrivere una crisi occupazionale profonda, un aumento crescente delle ore di cassa integrazione straordinaria che segnala sempre più imprese in crisi strutturale, un debito pubblico alle stelle, un deficit che toccherà il massimo storico di 87 miliardi di euro nel 2009, nonostante una politica economica volutamente non espansiva.

Il rischio è che Berlusconi e il suo governo credano alla loro storiella: che il peggio sia passato, che la crisi sia finita, continuando a riporre le speranze nel solito “stellone italiano”, in una ripresa che verrà da sé. Il rischio è che finiscano per illudersi un po’ tutti che è così, continuando a crogiolarsi in questa “non politica economica”, mentre all’Italia servirebbe esattamente il contrario. Perché se non si vuole che il paese vada in malora, bisogna cogliere le aspettative “buone” di famiglie e imprese per iniziare davvero una seria politica di riforme strutturali che abbattano i costi di sistema per le imprese e le incrostazioni che bloccano la società immobile italiana soffocando talento e capacità.

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