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FARLOCCOLANDIA

Sono d'accordo con quella cara donna della Emma Marcegaglia quando dice che ricerca ed innovazione sono l’unica strada per poter continuare ad avere un sistema manifatturiero forte e competitivo e che per poter competere sui mercati internazionali (il riferimento ovviamente è sempre alla Cina) bisogna cercare di dare un valore aggiunto ai nostri prodotti, ma secondo me la presidentessa si illude se crede che la nostra industria possa continuare a primeggiare su quella cinese in quanto a tecnologia. Credo che in questo campo i cinesi ci hanno superato già da un pò. Ormai ci restano solo le idee, in questo l'italica gente ha sempre brillato, ma per quanto ancora, vista l'emorragia verso l'estero dei cervelli migliori? E come criticarli? Chi glielo fa fare di rimanere in questo paese di farlocchi?
Gli unici prodotti che cinesi et similia non riusciranno mai a rubarci sono i nostri monumenti e i prodotti delle nostre terre, ma purtroppo mi sembra che l'attenzione dei nostri politici sia sempre rivolta verso altri lidi.


Fabrizio Di Ernesto
http://www.rinascita.info/cc/RQ_Economia/EkVlVVpAAloTArLdNq.shtml

La crisi, nonostante ciò che il governo continua a ripetere a mo’ di nenia, non è ancora finita. Ogni giorno infatti continuano ad arrivare nuovi allarmanti dati sull’inflazione e sull’occupazione, mentre ieri un nuovo grido d’allarme, tutt’altro che disinteressato anche se non in funzione dei cittadini, è giunto da Confindustria.Emma Marcegaglia, numero uno di viale dell’Astronomia, parlando alla giornata nazionale Orientagiovani a Vicenza, ha infatti ribadito che le imprese stanno soffocando a causa di questa grave congiuntura economica, anche perché “non arriva ossigeno da chi dovrebbe fornirlo”, tirando quindi in ballo gli enti pubblici che “non pagano i lavori ordinati e consegnati”.Il numero uno degli industriali nostrani ha voluto anche sottolineare che questa denuncia da parte loro viene reiterata da tempo, ma negli ultimi tempi la questione si è fatta ancora più cupa ed ingarbugliata perché oltre ai crediti non ancora riscossi dalla pubblica amministrazione, che gli imprenditori italiani hanno stimato in circa settanta miliardi di euro, ora anche i comuni, sia piccoli che grandi, hanno iniziato a rinviare i pagamenti, aggravando una situazione già difficile, che starebbe letteralmente precipitando da settembre scorso.Dopo aver battuto cassa, la Marcegaglia ha lanciato il suo accorato grido d’allarme tuonando: “Rischiamo che numerose imprese falliscano e debbano portare i libri in tribunale perché non vedono pagati i lavori fatti dopo aver acquistato le materie prime, pagato i lavoratori”, situazione questa che nell’ottica confindustriale viene aggravata dalla restrizione del credito da parte delle banche, che però colpisce solamente le piccole e medie imprese e non, appare doveroso farlo notare, quelle maggiori che non solo ricevono soldi dagli istituti di credito ma spesso anche cospicui aiuti da parte dello Stato peraltro senza dare nulla in cambio come invece sarebbe opportuno aspettarsi. Come di consueto però Confindustria si mostra pronta a sostituirsi all’esecutivo provando a dettare l’agenda politica italiana ed indica la strada da seguire per invertire la tendenza. La Marcegaglia infatti si è anche detta convinta che viste le condizioni attuali ricerca ed innovazione siamo l’unica strada per poter continuare ad avere un sistema manifatturiero forte e competitivo. Alla base di questo pensiero la considerazione che l’Italia non può competere sui costi di produzione con paesi come la Cina o come quelli dell’est europeo, ma potrebbe invece benissimo farlo qualora i nostri prodotti avessero un maggiore valore aggiunto e vari contenuti di innovazione e tecnologia. L’imprenditrice mantovana ha quindi ribadito che “il made in Italy è fatto di questo, se vogliamo mantenere la forza della nostra impresa dobbiamo investire in ricerca”, chiedendo al governo di rivedere il tema del credito d’imposta per la ricerca dal momento che ci sono tante imprese che hanno deciso di investire pensando di poter far conto su questo strumento, e trovarlo non utilizzabile “è un fatto molto negativo”.Viale dell’Astronomia non poteva certo trascurare le problematiche legate al lavoro ed agli ammortizzatori sociali, aspetto su cui Confindustria, sempre poco attenta ai bisogni dei lavoratori, invita il governo a non allentare i cordoni della borsa partendo dalla convinzione che “lo stanziamento per gli ammortizzatori sociali è più che sufficiente”, anche se subito dopo rilancia, “certo, tutti noi stiamo insistendo perché eventualmente ce ne siano anche di più”.Insomma Confindustria si preoccupa per la crisi ma solo per i risvolti che può avere sulle aziende. Probabilmente sarebbe il caso che chi di dovere iniziasse a pensare a come sconfiggere la crisi, aiutando i cittadini a superare questo difficile momento, cosa che non può certo essere fatta seguendo i turboliberisti diktat degli industriali tutti protesi verso il profitto ad ogni costo.

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