QUESTA NOSTRA, UNA VITA APPARENTE
di Gianni Tirelli
Sull’onda dell’entusiasmo e di una novità fatta di, promesse,  aspettative e speranze, per una qualità di vita migliore e più felice, è  stata definito, rivoluzionario, quel processo di industrializzazione  che, nel solo arco di un secolo, ha sbaragliato dal campo le società  contadine per imporsi come parametro assoluto di riferimento.
Ma le rivoluzioni, sono portatrici di fratellanza, uguaglianza e libertà  (sinonimi di felicità), in netta antitesi con quella “industriale”,  equivalente di, omologazione, licenza, schiavitù e catastrofe  ambientale. Una mera illusione, avallata, mitizzata e propagandata da  quel primitivo gruppo di “furbetti del quartierino” che, alla fatica dei  campi e all’intelligenza, aveva anteposto (per facilità di  applicazione) le più congeniali e caratteriali, inettitudine e furbizia.  Tutte le promesse e le speranze, sbandierate in questo secolo, sono  state disattese e umiliate. Quel processo di semplificazione che ha  traghettato l’uomo da un passato industrioso a un presente industriale, è  miseramente fallito. L’autonomia di un tempo, presupposto di libertà e  decoro, è degenerata in dipendenza dal Sistema e, la salutare e  appagante fatica dell’uomo contadino, in lavoro meccanico, frustrante e  senza dignità. Per tali motivi, l’individuo umano del passato, cosciente  e responsabile, si è involuto in umanoide robotizzato; un automa che si  attiene rigidamente alle regole stereotipate di un libretto di  istruzioni che il Sistema gli consegna al momento della sua venuta al  mondo. A un tale uomo è negata la felicità.
Gli individui ben differenziati delle società contadine, proprio in  virtù della loro autonomia, disponevano di quel tempo libero  (indispensabile e necessario), che dava un senso alla loro esistenza ed  era motivo di socializzazione, tradizione, fantasia, pura introspezione e  svago. La variabilità del tempo, li costringeva per lunghi periodi, ad  abbandonare la fatica dei campi, potendo così concedersi lunghe pause di  rigenerante riposo, e in occupazioni manuali/artigianali, fonte di  creatività, ispirazione e consapevolezza. Oggi, con il Sistema  industriale, ogni più remoto barlume di dignità è stato per sempre  cancellato. Un uomo, costretto a lavorare otto ore, ogni santo giorno  (che piova o tiri vento), per quarant’anni della sua vita dentro una  fabbrica malsana, caotica e assordante, per miserabili 1000 euro al mese  non solo, è un irresponsabile ma (senza il dubbio di essere smentito),  uno psicopatico.
Questo, vale anche per le otto ore svendute di fronte ad un computer, o  alla guida di un Tir, o alla cassa di un supermercato. Questa non è la  vita o estrema condizione di sopravvivenza, ma stato vegetativo.
L’uomo ragionevole, muore per un calcio sferrato dal suo cavallo, per  essere caduto ubriaco dal fienile o, colpito da un fulmine in una notte  di tempesta, mentre cerca di radunare il suo gregge di pecore. L’uomo  ragionevole, muore annegato, dopo essere caduto con la sua bicicletta in  un fossato, di notte, tornando dall’osteria verso casa. Muore di  fatica, dopo avere dissodato, con la sola forza delle sue braccia, un  campo di patate. L’uomo ragionevole, muore soffocato dall’ultimo boccone  della sua cena o, avvelenato dalla puntura di una vipera – muore per un  colpo di pugnale al cuore, sferratogli dal suo acerrimo nemico, per una  parola di troppo. L’uomo ragionevole muore da uomo, perché la memoria  delle sue azioni, sia da conforto per tutti quelli che lo hanno amato.  L’uomo ragionevole cerca l’autonomia e la libertà, in una condizione di  autenticità, e di qualità della vita
Diversamente, meglio sarebbe per lui, vivere di espedienti e trovare  ristoro, nel freddo di una baracca di lamiera e cartone e che fosse la  carità, a soddisfare i suoi bisogni, e le notti stellate, i suoi sogni.   L’uomo di quest’epoca insensata si deve ribellare, e riappropriare  dell’unica cosa che è capace di produrre miracoli, e in grado di  riesumare autentiche passioni e vere motivazioni: la Terra.  La Terra, è  il vero potere! Il solo potere al quale possiamo serenamente  sottometterci sapendo che, domani, per noi sarà un altro giorno. Un  giorno nuovo, pieno di aspettative e di speranze, di sana fatica, sereno  riposo e felicità.
dal sito http://www.oltrelacoltre.com


1 commenti:
L’UOMO CHE HA DISONORATO L’ITALIA E GLI ITALIANI
Quella montagna di torbidi interessi che ruotano intorno alla "politica" di Silvio Berlusconi e del suo entourage, sono tali e tanti che, una sua eventuale caduta, metterebbe a rischio la sopravvivenza di tutta quella parte marcia e potente del nostro paese (dalla criminalità organizzata fino al più piccolo imprenditore senza scrupoli) che, fino a oggi è stata garantita, legittimata e protetta da ogni interferenza. Da questo momento tutto è possibile e i colpi di coda del caimano non si faranno attendere. Così, le tre reti Mediaset, di proprietà del Nababbo nano, daranno il via ad una campagna denigratoria e diffamatoria senza precedenti, avallata e sostenta dal TG della prima rete nazionale, messo sotto scacco dal laido Minzolini.
I cani da guardia, nelle persone di Vittorio Feltri, Belpietro, Sallusti e banda, sono pronti a sguinzagliare scagnozzi, spioni, sicari e maestri del raggiro per intentare un'operazione di killeraggio politico, mediatico e fisico, fatta di intimidazione, ricatto e dossieraggi e, in linea con le perverse ragioni dei peggiori regimi sud-americani. Le quotazioni relative al mercimonio dei parlamentari, toccheranno i massimi di sempre e, ogni buon senso e ragionevolezza, si prostituiranno alle lusinghe e alle seduzioni del denaro e del potere.
Non dimentichiamo inoltre che, tutta la corte scodinzolante di servi, ruffiani, parassiti e puttane, è consapevole del fatto che, detronizzato il piccolo ducetto, per loro sarà la fine e, niente e nessuno potrà mai riabilitarli e riscattarli da una condizione di disonore e di infamia che da sempre ha caratterizzato la loro insulsa e miserabile esistenza. Pertanto, i pretoriani dell’imperatore nano, dovranno fare ritorno fra i miasmi e il fetore di quel limbo gelatinoso che, nella cloaca massima romana, consacra la sua originaria derivazione etimologica.
“ Non vedo l’ora di farmi giudicare” affermava convintamene il Cavaliere nano, giorni or sono . A distanza di una settimana, con la stessa convinzione, dichiara. “ Non ho nessuna intenzione di presentarmi davanti a quel plotone d’esecuzione.” Il nano non si smentisce mai! Malato era e malato resta, con la sola eccezione di un ulteriore peggioramento psico-patologico progressivo e degenerativo.
L’operazione “Mani pulite”, al confronto dell’attuale circostanza, è stato un gioco da ragazzi. Oggi, il rischio di un colpo di stato, è reale e palpabile. Se l’opposizione tutta, le istituzioni e la cittadinanza responsabile, non prenderanno coscienza di una tale eventualità, l’Italia e gli italiani smarriti, si troveranno impreparati nel contrastarla. Aspettiamoci il morto!
Io lo avevo detto!!
Gianni Tirelli
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