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L’ITALIA: UN PAESE SOTTO SCACCO

di Gianni Tirelli


Sono rimasto impietrito di fronte all’attacco squadrista in diretta tv sferrato dal ministro della difesa La Russa, ad “Anno Zero”, contro un giovane studente che esprimeva civilmente le sue ragioni. Ero incredulo, per tanto odio e immotivata ferocia, mentre, nel frattempo, la mia rabbia montava attimo dopo attimo e così la frustrazione da impotenza. Ero a tal punto compresso che, per non dare in escandescenze, rischiando di fare a pezzi il televisore e un reperto archeologico nelle vicinanze, mi rifugiai dentro un pianto liberatorio. Quella notte non chiusi occhio! Certo, l’atteggiamento criminoso del ministro della difesa La Russa, aveva scosso il mio essere in ogni sua cellula, ma le ragioni della mia insonnia, erano ben altre; più dolorose e deprimenti.
a) Il silenzio assenso del vicedirettore del “Giornale” Nicola Porro, tristemente salito agli onori della cronaca per meriti deontologici. Una commistione di ricatti, intimidazione e dossier, in perfetta linea feltriana.
b) L’ignavia e l’ipocrisia di Pierferdinando Casini che, in veste di giudice supremo di verità e imparzialità, pretendeva dall’ignaro studente (in maniera strumentale e demagogica e speculando sulla sua giovane età e inesperienza), di schierarsi e prendere posizione, allo scopo di garantirsi pubblicamente la laurea “ad honoris causa” del perfetto moderato. Lui, il politico dei senza se e senza ma. Cattolico e divorziato. Paladino della famiglia, schierato idealmente con il suocero Caltagirone.
c) L’intervento blando, ininfluente e poco convinto di Santoro che, sinceramente, è ciò che più mi ha amareggiato e addolorato.
Solo il buon Di Pietro, l’analfabeta, il giustizialista, il populista, ha restituito un minimo di dignità e di autentica democrazia a una bagarre vile e vergognosa, dove infamia e mistificazione avevano tradito ogni buon senso, corretta analisi e frammento di verità.
Alle richieste legittime dei manifestanti, si contrappongono i comportamenti irresponsabili e sistematici di questa cricca al potere, carichi di protervia e di tracotanza, fomentando l’odio, il rancore, la violenza e la vendetta. Può mai essere definito un traditore chi, anche se tardivamente, si dissocia da quest’orda di figuri? Può essere mai accusato di tradimento chi rinuncia ai suoi privilegi e alla più comoda immobilità, rischiando sulla propria pelle, gli effetti di una tale, irrinunciabile, doverosa e coraggiosa scelta? Può mai definirsi tradito un puttaniere impenitente che, della prostituzione, ha fatto il suo programma politico e, dell’impunità, il fine del suo mandato? Solo nei regimi ignoranti e populisti, che hanno esaurito la loro carica demagogica e propagandista ci si appella, come estrema rathio, alla lealtà verso il capo indiscusso. Pena, l’eterna e indelebile onta del tradimento. L’infedeltà a tutto campo, di Silvio Berlusconi è conclamata, e preclude ogni civile e leale convivenza.
L’altra sera ad “Anno Zero”, un bravo ragazzo e studente modello che, con senso civile, lealtà e candore ha onorato il suo dovere di cittadino responsabile e consapevole, è stato deriso, umiliato, mortificato, zittito e sbeffeggiato e offerto a pubblico ludibrio come esempio di pericoloso sovversivo, e terrorista. Il Popolo delle libertà, non è che una grottesca messinscena carnevalesca, che usa il parlamento, come copertura. Una roccaforte del malaffare, dove si organizzano oscure trame, complotti, dossier e si smistano pizzini. Il berlusconismo è l’esatta rappresentazione iconografica del peggio di questo paese che ha calamitato al suo interno la parte più marcia dell’imprenditoria italiana, i reietti del sottobosco politico e la creme della peggiore feccia umana in circolazione. Un sottobosco culturale di quart’ordine, maestri di mistificazione e di contraffazione della realtà, che hanno fatto della menzogna una regola relazionale, della licenza un baluardo di libertà e della dignità mercimonio.
E’ il bugiardo oltranzista che dubita sempre della parola altrui, ed è chi pratica la professione del ladro che periodicamente stila l’inventario dei suoi beni, spinto dal continuo sospetto che qualcuno glieli possa sottrarre. E’ il peccatore che ti assolve dai peccati e sono le persone inaffidabili che non si fidano di nessuno. In fine, è il traditore della patria che, del patriottismo, fa il suo estremo rifugio – quell’introiezione proiettiva che lo porta ad attribuire agli altri, i suoi difetti e responsabilità. C’è da augurarsi che senta il bisogno di farsi curare!
Gianni Tirelli

dal sito http://www.stampalibera.com

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