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Robecchi - L’autogol del Cavaliere

Se vi piace il teatro dell’assurdo, o se siete acuti esegeti di comportamenti in puro stile “la faccia come il culo”, o collezionisti di assurdità in stile Comma 22, avrete sicuramente apprezzato il fatto. Riassumo per i distratti: il capo del governo telefona a una delle sue tivù e si fa intervistare da un suo dipendente, al quale giura che la libertà di stampa non è in pericolo. Dopo tre ore, la principale rete concorrente (pubblica ma con direttore nominato dallo stesso capo del governo) apre il suo Tg con la notizia dell’intervista. In pratica il Tg1 fa il ripetitore di Canale 5, del resto il padrone è lo stesso. Però tranquilli: la libertà di stampa non è in pericolo. Se qualcuno si chiedesse come mai l’altro giorno il Tg5 del padrone ha superato il Tg1 dello stesso padrone, la risposta è semplice, diffidare delle copie malriuscite: in questo paese chi vende imitazioni Vuitton è picchiato e rimpatriato; chi vende imitazioni Tg5 perde soltanto clienti.
Quanto poi allo spot del capo del governo realizzato dalla principale tivù del capo del governo, non c’è molto da dire: la solita propaganda. Qualche digressione nella fantascienza (“il 90 per cento dei giornali è comunista o cattocomunista”), e alcune barzellette di sicura presa come questa: “Berlusconi non utilizza i poteri a suo vantaggio personale” (detto dall’inventore del Lodo Alfano, della legge Gasparri, della Mammì e di altre decine di norme ad personam suam).
Non basta. Perché Berlusconi schiocca le dita e si fa intervistare? Perché teme la mobilitazione del 19 settembre sulla libertà di stampa (e libertà tout-court), e dunque deve prevenire, fare il pompiere prima di scottarsi (lo speriamo tutti) nell’incendio. Poverino, è tanto bravo in attacco, è tanto bravo in difesa, che alla fine fa pure l’autogol. Una delle accuse all’Unità, infatti, una delle “offese” da lavare con centinaia di migliaia di euro, riguardava l’osceno scambio con il Vaticano: una pezza sui suoi comportamenti libertini in cambio della legge sul testamento biologico. Analisi (opinione) considerata diffamatoria. Peccato che l’abbia espressa, identica, Eugenio Scalfari su Repubblica. Peccato che l’abbia fatta, indentica, L’Economist (riportato dal Corriere). E peccato che l’abbia fatta ieri persino lui, Berlusconi in persona, testuali parole: il rapporto tra il governo e la Chiesa si “consoliderà nei prossimi mesi anche su questioni molto importanti, come il testamento biologico” Oplà! Ora aspettiamo l’autoquerela. Chissà quanti soldi si chiederà, Silvio!

Alessandro Robecchi
Fonte: http://www.ilmanifesto.it/

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