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Anche in autunno il lavoro resta un fantasma

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QUELLI CON LA “DEROGA” -Sì, 300 mila sarebbero già tanti. Ma ce ne sono molti altri. Perché la cassa integrazione non è per tutti: quella ordinaria vale solo per l’industria, e quella straordinaria vale solo per le imprese industriali con più di 15 addetti, o per quelle commerciali con più di 50 addetti. Per le altre imprese e i loro lavoratori, non è prevista. E gli altri non sono pochi. Se prendiamo i dati dell’Istat sulla struttura delle imprese, circa il 35% degli addetti dell’industria (1,7 milioni di persone) lavorano in imprese con meno di 15 dipendenti, dunque non hanno diritto alla cassa integrazione straordinaria. Addirittura il 90% di quelli del commercio (oltre 3 milioni di persone) e degli alberghi e ristoranti (poco meno di un milione di persone) lavorano in aziende che non hanno alcuna forma di copertura, né ordinaria né straordinaria. Anche in questo caso, la situazione non omogenea in tutte le regioni, e la percentuale dei “non assistiti” in qualche caso è anche più alta. Per tutti loro, con una procedura che ha un po’ “forzato” le regole dei contributi europei, Governo e Regioni il 12 febbraio 2009 hanno firmato l’accordo sugli ammortizzatori sociali in deroga, quelli per i lavoratori delle piccole imprese e del commercio: 8 miliardi di euro nel biennio 2009-2010, di cui 5,35 a carico dello Stato (in gran parte “scippati” al FAS – quota nazionale ) e i restanti 2,65 miliardi di euro a carico del Fondo Sociale Europeo (FSE), assegnato dall’Unione europea alle Regioni. C’è chi dice che quando si andranno a rendicontare quei fondi alla Ue potrebbero arrivare i “no” della Commissione, aprendo una falla nel bilancio dello stato.

PROBLEMI DI SOLDI – Questo a Giovanni, Luigi, Francesca, Sara, Michele e alle altre centinaia di migliaia di lavoratori che potranno tirare avanti grazie a questo “contributo” di Stato, Inps e Regioni, non importa molto. L’importante è ricevere i soldi per poter continuare a tirare avanti. Ma, anche trascurando i problemi di rendicontazione, le cose non sono così semplici. 8 miliardi di euro sono molti, ma possono anche essere insufficienti. All’incirca, basteranno – spalmati su due anni – per poco più di 400 mila persone. Purtroppo i dati sulla Cassa integrazione in deroga sono pochi, confusi e frammentari. Ci sarebbe un sistema informativo misto Inps-Regioni per dare i dati, ma sta partendo con una certa fatica. Ma chi li ha visti racconta della fila lunga di imprenditori negli uffici aperti dalle regioni, ha guardato i loro occhi sconfitti e dice che in molte regioni i fondi non basteranno. Forse sono già finiti. Fondi per ora anticipati dall’Inps perché, dopo l’accordo di febbraio e l’intesa di aprile, fino al 7 luglio 2009, non c’era neppure il primo decreto di assegnazione alle regioni da parte dello Stato. Decreto che si è limitato a fare una prima assegnazione di 674 milioni di euro. Perché le casse dello Stato languono, e trovare altri “soldi veri” non è così facile. Intanto, però, Giovanni, Luigi, Michele non possono aspettare. Qualcuno deve pagare il loro “stipendio”. Altrimenti non si compra neppure quel poco che serve per tirare avanti. E i consumi non ripartono. Certo, alla fine – in un modo o nell’altro – i soldi si troveranno. Ci sarà un’altra lotteria, o un decreto che sposta fondi da qua a là, qualche improvviso fondo di cassa, e ci saranno i “soldi veri” per pagare l’assegno. Sì, ma quanto potrà ancora durare? Sei mesi, un anno, di più? Nubi nere si addensano nel futuro di Giovanni, che voleva fare un figlio. Di Luigi, che di figli ne ha già due, e voleva farli studiare entrambi. Di Francesca, che aveva deciso di prendere un mutuo per fare casa vicino a quella dei suoi. Di Sara, che ora ha non ha neppure più la casa, e chissà se riuscirà ad avere una di quelle C.a.s.e. di cui parlano tanto e che stanno tirando su, in fretta e in furia, nei pressi de L’Aquila. Di Michele, che già sognava il matrimonio con Maria, che rimandavano da anni, e che probabilmente dovrà aspettare ancora un po’.

L’AUTUNNO CHE CI ASPETTA – Perché la cassa integrazione, ordinaria o straordinaria, normale o in deroga, non durerà all’infinito. Anzi, a meno di proroghe del Governo non durerà ancora per molto. Proroghe richieste a gran voce da Confindustria e sindacati. E in molti sanno, come Giovanni, come Luigi, come Michele, che per molte imprese e i loro lavoratori, soprattutto quelle che lavorano in conto terzi e quelle più piccole, dopo una lunghissima estate trascorsa tra poco lavoro, tanta cassa integrazione e le ferie forzate arriverà l’autunno. Arriverà per Luisa che prima delle ferie ha salutato alcuni colleghi, giovani come lei, ma con un contratto a tempo determinato che a settembre non verrà rinnovato. Arriverà per Veronica, assunta da poco in una agenzia di pratiche auto – con una clausola mai scritta ma ripetuta più volte:“niente figli per un paio d’anni” – che ha salutato il proprio titolare perché dopo le ferie di agosto non avrà più un lavoro, e magari è il momento buono per un figlio. Arriverà per Federico che con il suo camion dovrà correre ancora di più, superando i limiti di velocità e guidando per più ore di quanto consentito, sennò da settembre non avrà più carichi da portare. E arriverà anche per Wlady, moldavo, che da settembre tornerà a casa: ha una busta paga troppo bassa (quasi la metà dello stipendio glielo danno in nero) e per la legge con quei soldi non può mantenere moglie e figli in Italia.

LA FINE DELL’INIZIO DELLA CRISI – Ci sarà anche chi avrà buone notizie: come Simona, precaria fino a un mese fa che da settembre comincia a lavorare: sì, finalmente un posto sicuro. Con una laurea in mano e con pochi esami per la seconda, affrontati mentre strappava piccole collaborazioni in un Ministero, finalmente da settembre inizierà a fare l’usciera in un ente pubblico. Due lauree per aprire delle porte. Comunque una conquista, soprattutto per una che è sposata con un giovane e stimato professionista, che lavora a nero in un famoso studio in cui prima delle ferie il capo ha fatto un discorsetto: “Da settembre, se non vinciamo qualche appalto, tutti a casa!!!” Perché ci sono anche loro: imprenditori, artigiani, commercianti che stanno resistendo da mesi senza mandare nessuno a casa, e che ora troveranno le poche fatture di luglio e agosto da scontare in banca per poter avere liquidità subito, e molti conti dei fornitori di maggio e giugno da pagare. E tanti hanno già ricevuto una telefonata dal funzionario della banca che non promette nulla di buono. Già. Se non arrivano quegli ordini alla svelta, o appalti, o una qualche prospettiva, l’unica strada sarà chiudere. Definitivamente. E intanto, da settembre i decreti per la Cassa integrazione cominceranno ad andare in scadenza. E per le migliaia di Francesca, Giovanni, Luigi e chissà chi altro che per ora tirano avanti con l’assegno dell’Inps, potrebbe cominciare, per davvero, la crisi economica.

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