di Marco Cedolin
In Giappone il violentissimo terremoto di ieri ha creato un inferno  apocalittico degno dei peggiori film catastrofici. Un inferno dove gli  impianti petrolchimici bruciano rendendo nero il cielo, i depositi  petroliferi riversano il greggio in mare, i viadotti crollano, le  superstrade vengono inghiottite dalle voragini apertesi nel terreno le  linee ferroviarie ultramoderne si accartocciano come fogli di carta  dentro ad un caminetto, le dighe cedono di schianto creando nuovi  Vajont. I mentori dell'onnipotenza tecnologica si ritirano nelle loro  tane, i notiziari raccontano migliaia di vittime il cui computo sarà  purtroppo destinato ad aumentare in maniera esponenziale con il passare  delle ore.
Le centrali nucleari vacillano e quella di  Fukushima esplode in una  nube bianca che potrebbe costituire il prodromo di una tragedia  radioattiva della gravità di quella di Chernobyl.
La società del progresso tecnologico si ritrova spogliata ed in stato di  shock, di fronte alla forza di quella natura che pretenderebbe di  dominare. Una natura tanto più pericolosa in quanto violentata e  profondamente minata nei suoi equilibri.
Le centrali nucleari vacillano e mostrano ancora una volta  inequivocabilmente i termini di una scelta sbagliata, drammatica,  demenziale ed assassina, ricordandoci che siamo seduti sopra ad una  bomba di cui si è persa traccia della spoletta d'innesco.
Nel mondo sono attive circa 440  centrali nucleari. La Francia da sola ne possiede 80, la Spagna 9, la  Svizzera 5 e la Germania una ventina, solo per citare i paesi a noi più  vicini.
Ognuna di esse oltre a  rappresentare una grave fonte di radiazioni per il territorio  circostante, potrebbe essere causa di una catastrofe di proporzioni  inenarrabili, nel caso si verificasse un incidente, un attentato o un  intenso movimento tellurico come quello verificatosi in Giappone.
Ognuna  di esse produce tonnellate di scorie radioattive che resteranno attive  per un periodo che va dai 20 ai 150 mila anni. Scorie completamente  ingestibili, poiché risulta materialmente impossibile determinare la  sicurezza dei siti di stoccaggio delle stesse, dovendo ragionare su  grandezze temporali nell’ordine delle decine di migliaia di anni….
Una pesante eredità fatta di  veleni e di morte, che lasceremo in dono alle generazioni future, simile  ad una spada di Damocle, sospesa nei secoli a venire sopra le loro  teste.
Se a tutto ciò aggiungiamo  da parte dei governi, la sempre più spiccata propensione ad affidare sia  la costruzione che la gestione delle centrali nucleari ad imprese  private come già avviene in Giappone, le quali sono interessate solo ed  unicamente al proprio tornaconto, quello che traspare è un quadro a  tinte fosche, potenzialmente pericolosissimo ed i cui contorni si  perdono nell’imponderabile.
Dal 1945 ad oggi sono state oltre  2000 le esplosioni atomiche messe in atto per sperimentare nuovi  ordigni nucleari. Se ne annoverano 1039 da parte dei soli Stati Uniti.
Impossibile  determinare la gravità della ricaduta radioattiva conseguente a tali  esperimenti, anche a causa dell’omertà di buona parte del mondo  scientifico, asservito ai grandi poteri.
I  dati riguardanti i casi di tumori e leucemie, aumentati negli ultimi 50  anni in maniera esponenziale, dovrebbero essere da soli bastevoli a far  comprendere la grandezza del problema dell’inquinamento nucleare.
Nonostante  ciò in campo medico i pericoli per la salute dell’uomo, indotti dalle  ricadute radioattive, continuano ad essere colpevolmente sottaciuti,  mentre si cerca di mistificare le reali cause di tumori e leucemie,  imputando il loro ingenerarsi a colpevoli di ogni genere, la maggior  parte dei quali assolutamente improbabili.
Dal dopoguerra ad oggi sono stati 32 gli incidenti, ufficialmente dichiarati dalle autorità, provocati da armi nucleari.
I  mari del mondo sono assurti al ruolo di vere e proprie pattumiere  nucleari. Basti l’esempio del Mediterraneo, già teatro nel 1956  dell’inabissamento di un bombardiere statunitense B- 47, con due capsule  nucleari a bordo e divenuto discarica, in tempi più recenti, per  centinaia di bombe all’uranio impoverito, sganciate nell’Adriatico da  aerei americani durante la guerra in Kosovo.
Naturalmente,  come sempre accade quando si tratta d’inquinamento nucleare, nessuno si  è preoccupato di approfondire le conseguenze di tali situazioni sulla  salute di tutti noi, che consumiamo i prodotti ittici e pratichiamo la  balneazione.
Un caso su tutti, che ritengo  esaustivo per meglio comprendere la ferale pericolosità  dell’inquinamento radioattivo, è quello della città di Mayach, negli  Urali del sud, in Russia.
Una  città invisibile, epurata dalle cartine geografiche, insieme ai suoi  abitanti, tristi fantasmi, simili a morti che camminano.
Mayach fu costruita nel 1945 e dal 1948 in poi divenne operativa nella produzione di plutonio.
Fino  al 1951 scorie liquide radioattive di medio ed alto livello vennero  rilasciate direttamente nel fiume Techa, contribuendo a contaminare  oltre 100.000 abitanti che vivevano sulle sponde dello stesso.
Dopo  il 1951, dal momento che il fiume Techa sfociava nell’oceano artico e  la contaminazione rischiava di diffondersi in maniera incontrollabile,  gli scarichi dell’impianto vennero indirizzati verso il lago Karachai,  privo di contatti diretti con l’oceano.
Nel  1957 un’esplosione all’interno degli impianti contaminò una regione  grande quanto la toscana. Si trattò di un disastro di enormi  proporzioni, ma la cosa venne tenuta segreta.
Dieci  anni dopo, nel 1967, allorquando a causa di una secca il lago Karachai  fu oggetto di un ritiro delle acque, il vento sollevò grandi quantità di  polvere radioattiva, contaminando gravemente un’area di 2000 Kmq.
Oggigiorno  il lago Karachai è un mostro radioattivo in grado di uccidere un uomo  che sostasse per una sola ora sulle sue sponde, e tale rimarrà nei  secoli a venire.
E’ indicativo  rilevare, a beneficio di coloro che ancora si ponessero domande riguardo  ai reali effetti della radioattività sulla salute dell’uomo, come fra i  cittadini di Mayak e delle aree contaminate circostanti, negli ultimi  50 anni ci sia stato un aumento del 78%  degli ammalati di cancro e  leucemia. Inoltre come il 30% dei bambini dei bambini nasca con difetti e  malformazioni genetiche ed il 50% degli uomini e delle donne risultino  sterili.
L’uso in campo militare  dell’uranio impoverito (DU) nella costruzione dei proiettili, nonché  nella blindatura dei mezzi corazzati è stato avallato dalle forze armate  di Stati Uniti, Gran Bretagna, Russia, Turchia, Israele e Francia,  Arabia Saudita, Pakistan e Tailandia.
Grazie  a questa pratica sciagurata, tutti i paesi teatro di guerra negli  ultimi 15 anni, dalla ex Yugoslavia, all’Afghanistan, all’Iraq, sono  stati contaminati in maniera significativa.
Non  esistono studi che possano determinare la reale pericolosità di questa  contaminazione, né gli effetti che essa avrà sulla salute degli abitanti  a medio e lungo termine.
Le  uniche ricerche, oltretutto manipolate dai grandi poteri, si riferiscono  al breve periodo e riguardano quasi esclusivamente il rischio per i  militari impegnati nei combattimenti, la cui esposizione al DU è  relativa al breve lasso di tempo nel quale essi sono rimasti nell’area  del conflitto, a differenza della popolazione civile che in quella  stessa area dovrà continuare a vivere, coltivare e allevare bestiame,  subendo anno dopo anno le conseguenze di un territorio altamente  contaminato.
L’inquinamento nucleare, si può  annoverare senza dubbio come uno fra i problemi più gravi, in grado di  minacciare sia il nostro presente, sia il nostro futuro, nonché quello  delle generazioni a venire.
Un  problema che si muove su vari livelli, spaziando dalla gestione del  nucleare civile a quello militare, fino ad arrivare all’ingerenza dei  privati che in molti casi stanno soppiantando le amministrazioni  pubbliche.
Un problema  scientemente sottaciuto dai media, nascosto all’opinione pubblica, sia  mistificando la gravità degli incidenti già avvenuti, sia ignorando  colpevolmente la situazione pericolosissima che molteplici elementi  stanno ingenerando in propensione futura.
I  pochi studi seri, riguardanti l’inquinamento radioattivo sono, per  forza di cose limitati al breve e medio periodo e la maggior parte di  essi è stata secretata.
Un abbraccio, quello nucleare,  sempre più stretto e sempre più invisibile, un abbraccio che si può  continuare a far finta non esista, in quanto non menzionato da giornali e  TV, ma le corsie degli ospedali non hanno bisogno di telecamere e  taccuini, per essere annoverate come parti della realtà.