Per carità Silvio, fatti da parte.
perciò facci una carità, togliti dai coglioni.
Amenità, piccole facezie e pillole di controinformazione dal nord-est
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di Claudio Messora
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di Daniele Martinelli
Per Berlusconi (Fede docet) i figli sono pezz ‘ e core ma per Nicole Minetti, papi è “un pezzo di merda col culo flaccido che gli ho parato” quando prelevò dalla questura di Milano la minorenne Ruby per consegnarla a una prostituta nata nelle favelas. Realtà da cui provenivano le “zoccole brasiliane che non parlano italiano” (Minetti ndr) palpate e saettate a colpi di “favella” dal presidente del Consiglio a villa bunga bunga in cui “ne vedrai di ogni“. E meno male che il presidente linguaBunga ha ricoperto la Minetti d’oro intestandole 4 appartamenti in via Bolgettina! Aspettando “quando si cagherà addosso per Ruby chiamerà e si ricorderà di noi” ce l’ha scaricata sul groppone in regione Lombardia nel listino blindato (con firme false) di Formigoni all’ultimo minuto.
Lingualunga è stata invece Ruby, “l’unica vestita” ma non l’unica baby-lucciola del presidente “che non paga le donne“. Ha ragione. Le strapaga: maggiorenni e minorenni come Iris, seconda ex 17enne intercettata a villa bunga bunga pregata inutilmente di tapparsi la favella come Vittorio Mangano. Una delle tante conoscenze dell’esattore Giuseppe Spinelli a due passi dal garage dov’erano stipati 12 chili di cocaina. Non è dato a sapere se sia una partita del generale capo del Ros Giampaolo Ganzer, fresco di condanna a 14 anni per traffico internazionale di droga rimasto al suo posto. Si sa che il possessore della “neve” rinvenuta al palazzone di via Orgettina di Berlusconi è stato fermato nell’auto della bella Nicole da (c)Rimini. E’ il fidanzato della “favela” Polanco, che da linguaBunga ha pure avuto il numero di cellulare del prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, quello che “in Lombardia la mafia non esiste“, per ottenere (invano) un passaporto.
La danzatrice del ventre Maria Makdoum è rimasta schifata dai cunnilingus presidenziali. Un pochino meno le prezzolate papi-girls come le gemelle De Vivo (meteorine nelle umidicce mani di Umilio Fede) inondate con la Minetti e altre da schizzi di gioielli, bonifici, fatture da 50 mila euro e verbali di indagini difensive illegali da cui è spu(n)tato nero su bianco il prezzo del silenzio di Ruby: “4 milioni e mezzo da B. entro due mesi” a conferma di quanta verità la giovane marocchina diceva alle amiche e pure al padre quando lo rassicurava essere (ri)coperta d’oro per tenere lontano dai guai il presidente del consiglio.
Intanto linguaBunga andava sicuro. Asciugava le sue virgole di bava sulla pelle delle “teenie” con bustarelle traboccanti di euro sotto i vodka di Carlo Rossella, gli “amoremio” di Lele Mora e i manomorta di Umilio Fede, che sognava di fare la cresta sui prestiti di linguaBunga a Lele chissà, forse per ripianare altri debiti di gioco al Casinò? Qualunque fosse il motivo, per dirla alla Minetti nel “casino della politica” è “metterla nel culo a quello che ha fiducia in te“. Del resto la capiamo quando dice “Se cade lui… cadiamo noi“. Cadrebbe tutto il castello di ciarpame alla corte di linguaBunga dal parlamento alle tivù, dai consigli di zona ai palchi delle miss.
Un’industria troppo intrisa di gole profonde per perdere l’erezione sotto un processo di concussione e prostituzione minorile a carico di linguaBunga. Ecco perché per evitare di “levarci dai coglioni” non si può escludere che le intimidazioni giunte alla Santanché siano fatte “in casa” come fu per quel giornalista del Giornale di Genova sbugiardato in 24 ore. Ecco perché non dovremmo meravigliarci se a giorni potrebbe accadere qualche attentato per distrarre e impaurire gli italiani disinformati. Ecco perché il ministro Maroni dovrebbe mettere sotto scorta i parenti di Ruby a Letojanni. Perché le stragi bombarole in Italia non accadono più da quando Berlusconi comanda.
Io, da cittadino normale, mi limito ad aderire alla lettera aperta pubblicata sul sito di Liberacittadinanza in cui si chiedono le dimissioni di questo premier “indegno” per una democrazia europea. Come indegna di rimanere in regione Lombardia è la solita Nicole diM(in)ettersi, che martedì prossimo è attesa dai pm al tribunale di Milano proprio nella mattinata in cui al Pirellone il consiglio lombardo discuterà una legge sulla legalità proposta da Italia dei valori. Chissà se per questa causa la consigliera accamperà un legittimo impedimento! Io, intanto, sulla scia delle sue belle frasi, propongo un’ondata di cittadini italiani armati di rotolo di carta igienica da ammucchiare all’ingresso di Montecitorio. Decidiamo il giorno e procediamo.
dal sito http://www.danielemartinelli.it
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di Barbara "Cloro"
Allora: prima (prima prima come diceva Gaber) il premier ha detto di “non aver mai telefonato alla questura”.
Poi Ruby ha espresso di “non aver mai detto al premier di essere la nipote di Mubarak”
Mò, la giunta parlamentare ha rimandato indietro alla procura i suoi atti perchè “il premier dicendo che Ruby era la nipote di Mubarak agiva nelle sue funzioni istituzionali“. Naturalmente grazie alla dittatura della maggioranza (che’ per essa si ringrazia il “sistema maggiorìtario”) questa minchiata passa e diviene “ragione istituzionale”. Cui noi italiani ci adeguiamo con poche remore, forti della cultura masochistica di origine cristiana che abbiamo nel bagaglio culturale e genetico e se anche di fronte alla nostra “terronia” abbiamo la Tunisia, l’Algeria e ora l’Egitto in fiamme, non facciamo un plisse’. Eppure questi dittatori sono stati messi in discussione per molto meno.Certo, alla radio (Capital) han detto che Mubarak gode del favore degli amerikani quindi è impensabile che faccia la fine di Ben Alì.
Ieri ho incontrato dopo tanto tempo un antico amico del quartiere. Un vecchio militante del PCI che poi ha votato DS, poi PDS poi ha smesso di votare. Lavora come operaio in una conosciuta “corporation” milanese. Mi racconta che ora ha 53 anni e che a 57 farebbe 40 anni di lavoro. Mi ha detto che ha avuto un cancro all’intestino a 49 anni e che poi gli è venuta la leucemia mieloide, che è una malattia cronica, che puoi anche vivere 30 anni ma puoi anche crepare da un momento all’altro e in ogni caso devi prendere chemioterapici finche’ vivi.. mi ha anche detto che con la schifosa, inqualificabile legge finanziaria del 2010, i politici di merda di questo paese hanno aggiunto al suo “dovere lavorativo” minimo 6 anni in piu’ in cui starà, se non lavorerà, ad aspettare la pensione. Il suo cruccio è quello di dover morire prima che i “termini di legge” gli facciano beccare l’emolumento, abbondantemente guadagnato con le retribuzioni mutilate di questi decenni.
Io che sono una misera dipendente pubblica piu’ o meno nella sua stessa situazione (malattie a parte) cosa devo provare se non un’irrefrenabile voglia che questo cesso finisca in un bagno di sangue, dato che altrimenti il sangue che sarà versato sarà quello che silenziosamente apparterrà a persone come il mio amico?
Cosa devo pensare di un pompino per cui viene corrisposto un emolumento di 7000 euri, quando 40 anni di lavoro non meritano nemmeno la busta paga mensile da 1200 euri e (visto che il figlio del mio amico è maggiorenne e lavora come operaio anche lui) manco la reversibilità, peraltro GIA’ PAGATA dagli anni di lavoro di questa persona?
Poverino, lui mi fa “si parla di ’sto vecchio che tromba le troie a migliaia di euri al mese e di questa merda non s’è parlato. La CGIL inesistente…non han detto un cazzo, ti sembra normale?”
E che si deve fare noi, che siamo un popolo di pirla che accetta le pedate nel culo così, facendoci condizionare la sopravvivenza da gentaglia così, che, o tromba a pagamento le strafighe, o incula gli operai, raccontando cazzate che manco un popolo di deficitari mentali, di fronte a un caso così, che magari è il proprio e che ce ne sono a decine di migliaia?
Forse dare forfait. Forse. Per incomunicabilità (e stupidità) necessaria.
dal sito http://www.cloroalclero.com
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di Luigi Castaldi
Ogni tanto uno psicolabile fa bersaglio il rais di un treppiede in alluminio o di una statuina in ghisa, ma è evidente che non siamo ancora pronti a raccogliere l’onda nordafricana, e non lo saremo fino a quando non ne avremo uno, precario o cassintegrato, che si dia fuoco davanti a Palazzo Grazioli dopo una drammatica accusa: “Il mio salario vale meno di mezzo minuto di un pompino di Ruby”. Sarebbe roba da far piangere tutto il paese. Non siamo ancora pronti, è evidente. La dignità non è ancora troppo disperata e probabilmente al precario non mancano ancora i due euro per sognare di vincere al Superenalotto per invitare Ruby a cena. Nulla esplode o implode fino a quando il sistema ha un minimo di coesione interna. Evidentemente, ancora non ci manca.
dal sito http://www.giornalettismo.com
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”Il membro della Giunta del Pdl Maurizio Paniz ha esposto la tesi che competente sull’inchiesta non può essere il tribunale di Milano bensì il Tribunale dei ministri, dal momento che Silvio Berlusconi avrebbe agito per motivi istituzionali quando si è mosso per Ruby fermata dalla questura di Milano, pensando che fosse la nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak”Se le cose stanno in questi termini, urge stabilire le procedure per destituire un premier che si beve ogni fola che gli viene raccontata. In via concorrente, ed a tutela del premier medesimo, per questa problematica specifica c’è già l’articolo 643 del codice penale.
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di Eugenio Benetazzo
Da qualche mese ormai ho un drinn che continua a risuonarmi nella testa, un drinn che non mi ricorda un campanello per richiamare l’attenzione, quanto piuttosto un vero e proprio allarme di fuga. Fuga dall’Italia. Almeno imprenditorialmente parlando. Chi fa parte dell’Amministrazione Pubblica o chi si trova in pensione con una rendita più che dignitosa mantiene ancora la convenienza di starsene nel “Non più Bel Paese” a farsene il turista in casa propria. Chi invece è ancora giovane, o meglio ancora studente, è il caso che cominci a proiettarsi mentalmente di andare a lavorare e vivere al di fuori della penisola italiana.
di Gianni Tirelli
Con quale coraggio, oggi, gli individui delle nostre moderne società consumiste occidentali, si definiscono e si ritengono liberi? E poi, liberi da che cosa? Se è il nostro passato (fino a prima della rivoluzione industriale), ad essere assunto a parametro ideale e assoluto di comparazione del livello di libertà raggiunto, avremmo commesso un’imperdonabile, errore di valutazione e di interpretazione storica; frutto velenoso di un totale assenza di consapevolezza, disincanto e di senso della realtà. Non siamo in grado di immaginare e, tanto meno sperimentare, neppure per un momento, una realtà diversa e contraria da quella che siamo soliti vivere. E, nonostante i nostri laconici e retorici attacchi virtuali contro le incongruenze e le contraddizioni del Sistema (che disseminiamo nel grande mare della rete con l’automatismo di un robot), il nostro tasso di libertà, è ai minimi storici dalla comparsa dell’uomo sulla terra. Ed è questo il punto centrale e cardine imprescindibile della nostra attuale e miserevole condizione di moderni schiavi che, nel suo contrasto logico, incarna il germe malefico dell’ossimoro al potere.
Come possiamo, dunque, pensare di essere liberi, quando dipendiamo in tutto e per tutto, dal Sistema? Siamo tristi, incattiviti e imbruttiti da un disagio esistenziale cronico e paralizzante, che compromette ogni vera felicità e naturale bisogno. Condividiamo le stesse paure, paranoie e ipocondrie ma, niente di tutto ciò che è autenticamente rigenerante e consono alla nostra vera natura di uomini. Questa modernità tanto sbandierata e mitizzata, ci ha derubato dei profumi, degli odori, dei sapori, della bellezza e, delle sognanti atmosfere di una natura immacolata e generosa di passione. Siamo stati accecati dalla sua luce rovente per poi incatenarci al palo delle nostre più miserabili debolezze e illusioni, intorpiditi dai canti invitanti, di subdole e seducenti sirene, sull’onda di promesse di libertà e di oblio. “Per il più libero di voi la libertà non è che prigione” – Gibran
dal sito www.oltrelacorte.com
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di Paolo de Gregorio
Apprendo solo oggi, da fonte dall’interno della Mondadori (di proprietà di Marina Berlusconi), che il 75% degli autori pubblicati sono di sinistra, e che i dipendenti della casa editrice sono preoccupati per un possibile abbandono di queste firme, nella eventualità di una discesa in campo politico della infanta del regno di Silvio 1° “il puttaniere”.
Abbiamo dunque centinaia di raffinatissimi intellettuali, di quelli che spaccano il capello con interminabili e spesso incomprensibili analisi, che in genere complicano le cose semplici per continuare a stare nel sistema, che vogliono far convivere sinistra e ricchezza personale, e fanno finta di non capire ciò che è evidentemente chiaro ai dipendenti della Mondadori, cioè che sono loro a determinare i profitti e l’esistenza, e quindi sono materiali sostenitori di un potere capitalista mediatico, che oggi coincide con il potere della destra.
Ma le cose chiare e semplici sono in genere rifiutate dalla “intellighentia”, che sa che perderebbe ogni influenza e il denaro.
Paul Ginsborg, storico di sinistra (proveniente dalla Einaudi, assorbita da Mondadori) chiude l’argomento di abbandonare Mondadori dicendo: “si può scegliere di andarsene come ha fatto Carlo Ginzburg o scegliere di restare come ho fatto io, entrambe le posizioni sono degne di rispetto”. Praticamente la fotocopia del “ma anche” del pensiero veltroniano, il cui obbiettivo e scopo di vita è far coincidere la teoria e la prassi della sinistra con i proclami di Marchionne.
Il “Caimano”, invece, che conosce le regole del grande gioco, senza tante cerimonie, il 13 giugno 2009 davanti ai giovani industriali a Santa Margherita Ligure sosteneva:
contro di me c’è un progetto eversivo. Invito gli imprenditori a non dare pubblicità ai media che cantano ogni giorno la canzone del pessimismo. Ce l’ho con Repubblica e il suo gruppo. La pubblicità è lo strumento per condizionare l’informazione e indurre a più malleabili scelte chi critica il governo.
Questa è la chiara “lectio magistralis” del padrone della destra. Destra che resterà imbattibile finchè avrà di fronte il nulla di una “sinistra” senza identità, inerte, ormai diventata parte organica del centro politico, che non è nemmeno in grado di spiegare ai suoi intellettuali che non è di sinistra rafforzare il monopolio capitalista della informazione, mentre per i capitalisti la cosa più importante sono i profitti, perché è con i soldi che si arriva a comprarsi anche il potete politico.
Gli autori di sinistra, tutti, devono trovare l’orgoglio e la determinazione di prendersi il destino sulle proprie spalle, di non offrire più l’80% dei profitti al padrone, chiunque esso sia, e passare all’AUTOGESTIONE creandosi una propria casa editrice, da amministrare democraticamente e aperta ai giovani talenti.
Sono tutti milionari (in Euro) e le difficoltà sono solo di ordine etico e di coerenza.
Paolo De Gregorio
dal sito http://www.comedonchisciotte.org
A ondate successive, anno dopo anno, si riesce a parlare del nulla per evitare di parlare del tutto. E' una ripetizione di D'Addario, Papi, Bunga Bunga, Villa Certosa, Cognato di Fini e Topolanek con il pisello di fuori. Questo non è giornalismo e neppure politica. E' informazione dal buco della serratura, dalla tazza del cesso, da giornalismo diventato reality show. Duale, nel silenzio sui temi importanti, della politica mafiosa degli ultimi vent'anni. Siamo seri, sono più importanti le rivolte di Tunisi e di Tirana, la disoccupazione, il debito pubblico che si avvia alla cifra folle di 2.000 miliardi o le tette al vento di alcune ragazze ospiti di Berlusconi? Per vendere le copie di un quotidiano tira più un pelo di Ruby che la distruzione economica dell'Italia. Quando non produrremo più nulla come mangeremo? Tra i Paesi occidentali siamo diventati il primo per emigranti. Se un ragazzo esce dalla Bocconi o dal Politecnico di Torino non trova lavoro. L'innovazione è sepolta dopo la morte dell'Olivetti, il coma profondo di Telecom e l'azzeramento del settore informatico. E dobbiamo dedicarci alle scopate di un vecchio satiro 24 ore su 24? Siamo un Paese impazzito, fuori di sesto e di senno, senza voce. A Milano si muore per lo smog, migliaia di persone sono ricoverate ogni anno, siamo fuori da qualunque parametro della Comunità Europea, ci aspetta una multa di 4 miliardi di euro. Non è una notizia da prima pagina questa? E i responsabili politici di queste morti non sono forse più colpevoli di Fede o o di Mora? E la chiusura di Phonemedia con 11.000 persone lasciate a casa senza alcun sostegno non è più importante del culo di una escort? E la bomba a orologeria della disoccupazione giovanile di massa del Sud, di un pompino? Ho una sensazione di sgomento. Evito persino di passare vicino alle edicole per non dover vedere i titoli dei giornali. La televisione è spenta da mesi. On line evito i siti di informazione italiani, ormai in competizione con Youporn. Perché avviene tutto questo? Per rottamare Berlusconi? Un cambiamento politico per via sessuale non cambierebbe nulla. Tolto di mezzo Berlusconi ci rimarrebbe l'Aids del berlusconismo. Tutto cambierebbe per non cambiare nulla. Il processo va fatto agli italiani. Dobbiamo cambiare noi se vogliamo realizzare un Paese migliore. Berlusconi è un feticcio, non esiste, un tizio che tiene a casa un mafioso pluriomicida per anni non può diventare presidente del Consiglio contro la volontà dei cittadini. E' l'alibi nazionale per non fare mai nulla. Berlusconi ha il potere che il Paese e i partiti (tutti i partiti) gli hanno attribuito. Il MoVimento 5 Stelle è scomparso dall'informazione, ma non dai tribunali. Sono sempre più numerose le denunce contro suoi sostenitori. Per questo sarà attivo a giorni lo "Scudo della Rete", per fornire assistenza legale. Loro non molleranno mai( ma gli conviene?). Noi neppure.
dal sito http://www.beppegrillo.it
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di Claudio Messora
Siamo ridotti alla farsa. Il numero personale del Presidente del Consiglio alla mercé di 60 miloni di italiani. E questo è il meno, visto che sono i suoi datori di lavoro. Il peggio è che è stato ricavato dall'incrocio tra le rubriche di due puttane (con rispetto parlando). La Presidenza del Consiglio è ormai lo zimbello dei cittadini, che chiamano in continuazione per chiedere, anzi pretendere gli stessi favori che Papi Silvio Berluscone riserva a troie, magnaccia e giornalisti-vergogna. Neppure il buon Totò avrebbe saputo fare di meglio.
Ecco una delle tante telefonate che stanno invadendo gli uffici della Presidenza del Consiglio italiana. E ancora non se ne va...
Se avete problemi di soldi, se non riuscite a pagare le bollette, se il mutuo vi da il tormento, scrivete a centromessaggi@governo.it e pretendete di passare dal rag. Spinelli a ritirare una busta a vostro nome. Perché se Silvio aiuta puttane e papponi, a maggior ragione deve aiutare anche voi!Minorenne: Pronto?
Presidenza del Consiglio: Sì...
Minorenne: Buonasera, senta, il numero me l'ha dato mia madre, perché ha detto che Berlusconi è talmente buono che a noi minorenni ci può aiutare. Siccome mia madre è precaria, e mio padre è disocupato, chiamo per avere un appuntamento con il signor Berlusconi, che magari mi può regalare qualcosa, visto che sono minorenne.
Presidenza del Consiglio: Deve fare... deve mandare un email.
Minorenne: Devo mandare un email? A chi?
Presidenza del Consiglio: Allora... centromessaggi@governo.it
Minorenne: Ma poi è sicuro che lui legge il mio messaggio? Perché ho bisogno di questi soldi.
Presidenza del Consiglio: Va bene.
Minorenne: Va bene, la ringrazio. Buonasera, grazie.
Presidenza del Consiglio: Buonasera.
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Finale di partita
il problema non è se cadrà il governo ma da cosa sarà sostituito
di Piemme
Quando l'ex-berlusconiano d'assalto Guzzanti ha descritto il sistema incarnato da Berlusconi "mignottocrazia", lo confesso, anch'io ho pensato si trattasse di un'esagerazione dovuta al rancore del trombato. Debbo ricredermi. Il fiume di merda che sta fuoriuscendo dalla cloaca massima di Arcore dimostra che la realtà supera di gran lunga le pur turpi accuse degli antiberlusconiani ossessivi. Sì, siamo al finale di partita, anzi, della dipartita del Primo ministro e, con molta probabilità della sua corte dei miracoli.
Scriveva Pasquinelli, solo qualche giorno fa, ipotizzando che il Berlusca sarebbe stato rimpiazzato dal suo super-Ministro dell'Economia Tremonti:
«Il Berlusconi sa che il suo destino, e il consenso di cui va tanto fiero, già agli sgoccioli per le infinite mancate promesse, si gioca tutto su questo fronte, sul fronte della crisi economica e del debito pubblico, di ciò che riuscirà a fare per rilanciare un ciclo economico in depressione. La cartucce dell'ottimismo sono ormai bagnate. Il suo stesso blocco sociale si attende una svolta, mentre nel paese cominciano a vedersi i lampi di un nuovo conflitto sociale. Non ci vuole molto per comprendere che Berlusconi non riuscirà a farla franca anche stavolta e che sarà travolto, con o senza "ribaltone", con o senza elezioni anticipate».
Un ragionamento serio, argomentato. Ma aveva un difetto: era fin troppo serio, prendeva fin troppo seriamente i protagonisti della scena, dando loro, tutto sommato, una dignità politica che non possiedono. Esso si fondava su ragionamenti macroeconomici e sulla tesi che alla fine le questioni di fondo, davvero dirimenti, avrebbero avuto il sopravvento sugli scandali e gli scandalucci, sulle liti da cortile.
Che vien fuori invece dallo scoperchiamento di pentola della Procura milanese? Non solo che siamo alle prese con un sistema degenerato, fondato sulla corruzione e la menzogna, come nella più meschina repubblica della banane. Viene fuori che l'Italia ha un Presidente del consiglio —non è chiaro se affetto da erotomania, certamente da narcisistica megalomania e presunzione di onnipotenza— che tra un festino all'altro, sua evidente principale preoccupazione, riunisce il governo, delegando ai ministri e anzitutto al super-ministro Tremonti, l'ordinaria amministrazione.
Ne vien fuori che Berlusconi mai è stato davvero il demiurgo, ma un semplice picaresco pagliaccio, forte solo dell'empatia dei suoi sudditi beoti. Una forza, quella del consenso tele-pilotato, che in un sistema allo sfascio, privo di una solida classe dirigente, si è rivelata per circa un ventennio, un'arma letale, di vera e propria distruzione di massa.
Ora siamo al finale di partita, poiché per quanto parte del suo consenso sia dovuto proprio alla sua decadente figura di puttaniere latino, al puttanismo c'è pur sempre un limite, che non è la decenza —il limite della decenza Berlusconi l'aveva già ampiamente superato— ma quello della menzogna, che chiama in causa il rispetto dell'intelligenza altrui. Vero è che siamo in un paese cattolico, dove impera l'adagio «fai quel che il prete dice, non quello che fa». Questa volta però, il prete, oltre ad averla fatta grossa (è stato preso con le mani nel sacco, colto in flagranza nella sua depravazione), non ha saputo mentire. Maestro della menzogna, col suo stucchevole video-messaggio, Berlusconi ha debordato. I suoi stessi sudditi si son sentiti grossolanamente presi per il culo e questo, per un suddito italiano, è troppo. Quest'ultimo può accettare di venir preso per i fondelli, ma contestualmente, chi ce lo prende, gli deve fornire un buon alibi per fargli salvare la faccia e la coscienza. Berlusconi cade quindi a causa del fallimento del suo stesso incantesimo. Pare che così dovesse andare a finire.
Il clero della politica, a partire dalla curia romana, debbono quindi toglierlo di mezzo, prima è, meglio è, non per fare pulizia morale, che questa curia non ne sarebbe capace, ma proprio per salvare il sistema che essi rappresentano e per il quale Berlusconi è oramai una minaccia assoluta.
dal sito http://sollevazione.blogspot.com
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di Alessandro Robecchi
Ha vinto il sì – pur se di pochissimo – anche nei reparti bunga-bunga dello stabilimento di Arcore. Ora i turni per le signorine saranno più lunghi, la pausa per riposare solo di dieci minuti, il diritto di sciopero non più garantito. A quanto si apprende, avrebbero votato no le ragazze più sveglie, quelle che il lavoro lo conoscono, ne sanno le fatiche, la stanchezza, il logoramento che porta. Il palo della lap dance spesso freddo a inizio turno, la mensa sempre un po’ triste con le pennette tricolori e le canzoncine che inneggiano al padrone Berluschionne, l’umiliazione del ritiro delle buste con lo stipendio, senza contributi né assegni familiari. E intanto, dicono molte, sentite dalla questura, il piano industriale non è chiaro, non arriva, non te lo fanno nemmeno vedere. Altre denunciano una specie di caporalato: Emilio chiama Lele, Lele passa col furgone a prelevarle, loro arrivano in fabbrica e si cambiano: via i vestiti e su la tuta, da infermiera, da poliziotta, a seno nudo. Dopo la pausa (dieci minuti) alcune escono dai cancelli, stanche, altre restano per gli straordinari, che possono durare anche tutta la notte. Il nuovo accordo prevede niente malattia prima dei festivi e niente diritto di sciopero, chi vota no perde anche il diritto all’appartamentino pagato dall’azienda. Hanno votato sì le più privilegiate, le impiegate, quelle passate dalla catena di montaggio ad incarichi più prestigiosi, come il reclutamento, o l’affido dalla questura di lavoratrici minorenni sorprese fuori dalla fabbrica senza documenti. Di queste condizioni di lavoro al limite del disumano, qualcuna parla, racconta al telefono alle colleghe, ruba qualche foto nei reparti e la mette sul suo computer. Il padrone, stock options comprese, guadagna mille, diecimila, centomila volte quello che prendono loro. Chi non ci sta è fuori dalla fabbrica, ributtata per la strada. Fabbrica Italia. E se compare una stella a cinque punte tracciata col rossetto sullo specchio del bagno? La stampa è molto allarmata: tornerà il terrorismo?
dal sito http://www.alessandrorobecchi.it/
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di Lameduck
Per non farci mancare nulla e se non ve ne foste ancora accorti, oramai l'eversore piduista si esprime soltanto, come Bin Laden, attraverso videomessaggi minacciosi nei confronti delle istituzioni, come ha scritto oggi anche Luca Telese sul "Fatto".
Per completare il profiling, non è che questo Osama della Brianza, oltre ad essere narcisisticamente fuori controllo, dopo tutte le recenti frequentazioni, stia flippando del tutto identificandosi irrimediabilmente con Gheddafi (il Bin Laden degli anni ottanta), come Norman Bates di "Psycho" si era identificato con sua madre?
Prima l'harem, le danze del ventre, una concezione di Stato più come sultanato spinto che come democrazia occidentale e ora il comportarsi da alqaedista con i proclami deliranti e i seguaci che si farebbero esplodere per lui. Beh, non esageriamo, esplodere per finta, sempre a pagamento o comunque se riescono a farci su una bella cresta.
E' finito in un'inchiesta nata per caso da un suo comportamento maldestro e dettato dal suo essere oramai fuori controllo, ossia dalla telefonata in Questura a Milano per far liberare "la nipote di Mubarak", in realtà la sua amichetta minorenne, e ora si comporta come un colpevole che sa di esserlo ma urla "Non avete le prove, fottetevi!", come solo i colpevoli fanno. Manca solo il "siete tutti chiacchiere e distintivo".
Perché sarà pure innocente fino a prova contraria, la presunzione di innocenza e tutto quello che volete ma non si riesce a credere che uno che insulta i giudici a quel modo sia proprio puro siccome un angelo.
Berlusconi crede che qualsiasi cosa detta in televisione possa diventare automaticamente la verità. La sua, ovviamente. Così va in onda tutto pittato e con l'occhio già in rigor mortis a dire che ci ha la morosa, come se avesse ancora quindici anni. E noi dovremmo crederci. Come se avere una morosa o una moglie avesse mai impedito ad un uomo di andare a puttane. "Ma lei era presente", dice. Come se a volte non fosse proprio la moglie a stare alla cassa nei casini.
Non solo, ma manda in onda colei che è stata una dozzina di notti a casa sua e gli ha fatto un centinaio di telefonate, quella che nell'agenda di una collega era catalogata nientemeno e senza mezzi termini come "Rubbi troia", nell'apposita trasmissione dell'utile cicisbeo, ad asciugarsi la lacrimuccia con il ditino dall'unghiona ad artiglio e a sparare cazzate lacrimogene come da illustre suggerimento. Certo, noi dovremmo credere ad una che, essendo comunque inequivocabilmente stata a casa sua di notte, ancora minorenne, potrebbe aver preso dei soldi da lui per tacere e negare, lei dice addirittura cinque milioni di euro.
La sua corte dei miracoli mobilitata su tutti i canali per difenderlo va compatita. Il vecchio sgancia e, come dicono le baldracche a pensione completa del suo harem, "finchè c'è lui io mangio".
I suoi camerieri, reggicoda, lacché, zoccole redente da un posto in Parlamento o in qualche provincia di Berlusconia, posto comunque fisso e dallo stipendio da decine di migliaia, servi e sguatteri scribacchini, azzeccagarbugli che campano delle infinite parcelle che lui gli procura, e tutti coloro che in questi giorni lo difendono, formano una varia fauna di parassiti sempre più molesti. Madame rifatte che metterebbero la topa sul fuoco per lui. Nullità miracolate da un ministero, fortuna che non gli capiterà più al mondo, che sputano sulla Costituzione e sulle leggi, convinti che il capo li proteggerà sempre. Liberi, per il fatto di essere schiavi del sovrano, di mettersi le dita nel naso in pubblico.
Altro discorso sono coloro che, dall'altra parte dello schermo televisivo, nonostante tutto lo difendono, che lo difenderebbero anche se lo vedessero squartare un bambino di due anni e cibarsi delle sue cicce. Coloro che da sempre confondono la fascinazione per il criminale con l'ammirazione per un leader.
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Fermare le ruspe, o l’Italia sarà perduta. Parola d’ordine: stop al consumo del territorio. A lanciare l’allarme è Carlo Petrini, fondatore di “Slow Food”: se il cemento divorerà altra terra, avremo un paese devastato e senza più cibo. «Se la terra agricola sparisce, il disastro è alimentare, idrogeologico, ambientale, paesaggistico. E’ come indebitarsi a vita e indebitare i propri figli e nipoti per comprarsi un televisore più grosso: niente di più stupido». Petrini lancia una proposta di riforma: una moratoria nazionale contro il consumo di suolo libero. Un appello che parta dai cittadini, con una raccolta di firme, e sia poi raccolto dal governo. Ora o mai più: perché l’Italia sta già soffocando nel cemento e domani sarà troppo tardi.
Dalle colonne di “Repubblica”, il quotidiani che Petrini ha scelto per lanciare il suo Sos, il presidente di “Slow Food” fornisce cifre spaventose sulla devastazione inflitta al territorio. Se in appena 15 anni, dal 1990 al 2005, asfalto e cemento hanno fatto sparire 3 milioni di ettari liberi, una superficie pari a quelle di Lazio e Abruzzo messe insieme, negli ultimi anni la situazione è ulteriormente peggiorata: la terra della Liguria è stata dimezzata mentre ogni giorno, in Lombardia, si cementifica un’area pari a sei volte piazza Duomo a Milano. La catastrofe, nata nel 1950 con la sparizione – da allora – del 40% di territorio libero, non fa che aggravarsi: in Emilia Romagna dal 1976 al 2003 ogni giorno si è consumato suolo per una quantità di 12 volte piazza Maggiore a Bologna, mentre in Friuli l’avanzata quotidiana del cemento è pari a tre volte piazza Unità d’Italia a Trieste.
Tutti terreni sottratti all’agricoltura: dal 1990 al 2005 si sono superati i due milioni di ettari di terreni agricoli morti o coperti di cemento, nonostante il paesaggio italiano (caso unico in Europa) sia un diritto garantito dall’articolo 9 della Costituzione. Petrini punta il dito anche contro gli impianti fotovoltaici disposti a terra – quelli “mangia-agricoltura” – che continuano a spuntare come funghi, alla stregua dei centri commerciali e delle shopville, di aree residenziali in campagna, di nuovi quartieri periferici, di un abusivismo che «ha devastato interi territori del nostro Meridione anche grazie a condoni edilizi scellerati».
Ma il disastro non riguarda certo solo il Sud: il Veneto, che dal 1950 ha fatto crescere la sua superficie urbanizzata del 324% mentre la sua popolazione è cresciuta nello stesso periodo solo per il 32%, secondo Petrini non ha imparato nulla dall’alluvione che l’ha colpito a fine novembre 2010. «Un paio di settimane dopo, mentre ancora si faceva la conta dei danni, il Consiglio Regionale ha approvato una leggina che consente di ampliare gli edifici su terreni agricoli fino a 800 metri cubi, l’equivalente di tre alloggi di 90 metri quadri».
Guardandoci attorno, dice Petrini, ci sentiamo assediati: il cemento avanza, la terra fa gola a potentati edilizi che, nonostante siano sempre più oggetto d’importanti inchieste giornalistiche e in alcuni casi anche giudiziarie, non mollano l’osso e sembrano passare indenni qualsiasi ostacolo, in un’indifferenza che non si sa più se sia colpevole, disinformata o semplicemente frutto di un’impotenza sconsolata. «Del resto, costruire fa crescere il Pil, ma a che prezzo. Fa davvero male: l’Italia è piena di ferite violente e i cittadini finiscono con il diventare complici se non s’impegnano nel dire no quotidianamente, nel piccolo, a livello locale. Questa è una battaglia di tutti, nessuno escluso».
Ora, continua il leader di “Slow Food”, si sono aggiunte le multinazionali che producono impianti per energia rinnovabile, insieme a imprenditori che non hanno mai avuto a cuore l’ambiente e, fiutato il profitto, si sono messi dall’oggi al domani a impiantare fotovoltaico su terra fertile, ovunque capita: «Sono riusciti a trasformare la speranza, il sogno di un’energia pulita anche da noi nell’ennesimo modo di lucrare a danno della Terra». Basta dare un’occhiata alla delicatissima situazione in Puglia: i pannelli fotovoltaici a terra inaridiscono completamente i suoli in poco tempo provocando il “soil sealing” cioè l’impermeabilizzazione dei terreni, ed è «profondamente stupido» dedicargli immense distese di terreni coltivabili in nome di lauti incentivi, «quando si potrebbero installare su capannoni, aree industriali dismesse o in funzione, cave abbandonate, lungo le autostrade».
La Germania, che è avanti anni luce rispetto al resto d’Europa sulle energie rinnovabili, non concede incentivi a chi mette a terra pannelli fotovoltaici. Dell’eolico selvaggio, «sovradimensionato, sovente in odore di mafia e sprecone», cominciano ormai a parlare trasmissioni come “Report”: «Non passa settimana senza che se ne parli su qualche testata, soprattutto locale, perché qualche comitato di cittadini insorge». Basta spulciare su Internet il sito del movimento “Stop al Consumo del Territorio”, tra i più attivi, e subito salta agli occhi l’elenco delle comunità locali che si stanno ribellando, in ogni Regione, per i più disparati motivi. «L’obiettivo del 20% di energie rinnovabili entro il 2020 si può raggiungere benissimo senza fare danni».
Il problema poi s’incastra alla perfezione con la crisi generale che sta vivendo l’agricoltura da un po’ di anni, spiega Petrini, visto che tutti i suoi settori sono in sofferenza, come confermano i più recenti dati dell’Eurostat: i redditi pro-capite degli agricoltori nel 2010 sono diminuiti del 3,3% e sono del 17% circa inferiori a quelli di cinque anni fa. «Così è più facile convincere gli agricoltori demotivati a cedere le armi, e i propri terreni, per speculazioni edilizie o legate alle energie rinnovabili». Per Petrini, «siamo arrivati a un punto di non ritorno». Per questo, serve una moratoria nazionale per fermare le ruspe. Ma attenzione: «Non un blocco totale dell’edilizia, che può benissimo orientarsi verso edifici vuoti o abbandonati, nella ristrutturazione di edifici lasciati a se stessi o nella demolizione dei fatiscenti per far posto a nuovi».
Secondo Petrini, fra l’altro ideatore della kermesse “Terra Madre” sui contadini del mondo, «serve qualcosa di forte, una raccolta di firme, una ferma dichiarazione che arresti per sempre la scomparsa di suoli agricoli nel nostro Paese, le costruzioni brutte e inutili, i centri commerciali che ci sviliscono come uomini e donne, riducendoci a consumatori-automi, soli e abbruttiti». Una moratoria che poi, «se si uscirà dalla tremenda situazione politica attuale», potrebbe essere adottata congiuntamente dai ministeri dell’Agricoltura, dell’Ambiente e dei Beni Culturali, «perché il nostro territorio è il primo bene culturale di questa Nazione che sta per compiere 150 anni».
Alla campagna di mobilitazione, Petrini chiama all’appello la sua “Slow Food” ma anche “Stop al Consumo del Territorio”, il Fondo Ambientale Italiano, le associazioni ambientaliste, quelle di categoria degli agricoltori e le miriadi di comitati civici ormai sparsi ovunque. Obiettivo: «Amplificare l’urlo di milioni d’italiani che sono stufi di vedersi distruggere paesaggi e luoghi del cuore, un’ulteriore forma di vessazione, tra le tante che subiamo, anche su ciò che è gratis e non ha prezzo: la bellezza». Guardatevi attorno, conclude Petrini: la bellezza è «in ogni luogo, soprattutto nelle cose piccole che stanno sotto i nostri occhi. È una forma di poesia disponibile ovunque, che non dobbiamo farci togliere, che merita devozione e rispetto, che ci salva l’anima tutti i giorni»
dal sito http://www.libreidee.org
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di Debora Billi
Per dirla alla Nanni Moretti, facciamoci del male. Solo così si può definire l'impulso folle che mi ha spinto a sorbirmi circa metà del famigerato documento della Procura. E ho scoperto che non è un faldone giudiziario, ma un trattato sociologico: uno specchio perfetto della società italiana in questo buio momento di crisi. Ecco le mie riflessioni sparse, così come sono arrivate nel corso della lettura.
- Polizia e Forze dell'Ordine. Sono rimasta piuttosto sbalordita nello scoprire la cura e il senso di responsabilità che le Forze dell'Ordine impegnano quando si tratta di minorenni. La legge italiana è evidentemente ferrea ed assai protettiva. Ci si preoccupa persino se la stanza in cui il minore è seduto sia "idonea" ad ospitarlo, oltre a sbattersi per cercare giudici minorili di turno alle tre del mattino e strutture di accoglienza. Il tutto mentre la "delicata" minore in questione tenta di convicere il poliziotto a rilasciarla in cambio di una scopata, ma tant'è, ci saranno abituati.
- Berlusconi. Non vengono riportate le intercettazioni del premier (sono riservate), e quindi come in un originale romanzo la sua figura viene tratteggiata solo da ciò che viene detto e fatto attorno a lui. E l'impressione è che sia meramente un oggetto che deve erogare denaro e basta. A nessuna delle persone di cui si circonda frega un accidente di lui, inclusi gli "amici" personali, i quali si preoccupano della sua salute solo perché diventa inopportuno chiedergli soldi quando sta male. Una solitudine assoluta e totale, in cui il suo "vizio" diventa quasi accidentale: non serve neppure a riempire il vuoto.
- Le intercettazioni. Due parole: noiose e imbarazzanti. Non mi riferisco alle parti "osé", già ampiamente riportate dai giornali, ma alle pagine e pagine di, diciamolo, cavoli personali che non si capisce cosa ci stiano a fare in un documento pubblico. Tizia chiede di Caia, parlano di Sempronio, prendono appuntamenti, raccontano dettagli di vita quotidiana, mi ha dato la sensazione di origliare da dietro una porta e ne ho riportato un estremo fastidio. Le intercettazioni sono una cosa per niente piacevole da leggere. Ho smesso per nausea.
- Le ragazze. Qui entriamo nel vivo della questione. Gli aspetti più sconvolgenti sono due: il primo, l'estrema durezza e il bieco cinismo con cui ragazze giovanissime puntano ad estorcere denaro ad un vecchio milionario (e non solo a lui). Sarò io santa subito, tutto ciò è vecchio come il mondo, ma la determinazione con cui delle normali ventenni contano i bigliettoni e cercano di ottenerne ancora con qualunque mezzo poco ortodosso, senza porsi mai una domanda, mi ha sbalordito.
Il secondo aspetto è però quello che mi interessa di più. Al telefono non parlano di borsette firmate: i soldi servono per aprire un bar col fratello, per pagare il mutuo di casa, per mandarli alla sorella al Sud. Ma soprattutto, è evidente (e sto per dire un'eresia) che fanno parte della stessa generazione che ha dato fuoco ai gipponi della Polizia il 14 dicembre scorso. Starò mica scherzando? No. Molte sono studentesse universitarie, e dicono chiaramente di essere consapevoli di non avere alcun futuro. "Una laurea e un calcio in culo", lamenta una, "Prendo 600 euro da precaria", racconta un'altra, "Ma poi cosa me ne faccio dei soldi, io voglio un lavoro" è il mantra collettivo. Senza illusione alcuna.
La generazione senza futuro si ritrova squadernata in tutta la sua amarezza anche nelle fredde pagine ministeriali sul bunga bunga, e questo è in assoluto lo scoop dell'operazione, molto più dei traffici sessuali. Ragazze che invece di andare davanti ad Arcore col forcone a chiedere diritti vanno dentro Arcore in minigonna a chiedere quattrini, ma vi assicuro che la molla che le spinge è proprio la stessa. Lui è il pezzo grosso, lui è il responsabile in fondo della mia situazione, lui deve provvedere. E' chiarissimo questo pensiero sottostante.
Ora qualche indignato sosterrà che c'è una bella differenza tra i bravi ragazzi che protestano sui tetti e le zoccolette del bunga bunga. Ah si? Beh, allora l'ingenuo è lui. Quando un'intera generazione di giovani viene privata di qualsiasi prospettiva ne succedono di ogni, per dirla in tema. I più acculturati protestano e progettano rivoluzioni, tutti gli altri cercano di sfangarsela con ogni mezzo a disposizione, e la raccomandazione, il leccaculismo, le cene sexy sono solo alcune delle tante strade che un giovane disperato può intraprendere per cercare di aprire qualche porta. E siamo solo alle prime battute: quando capiranno che non hanno futuro comunque, che è tutto comunque una lotteria, che la prostituzione fisica o intellettuale non porta a nulla, quali altre e più drammatiche opzioni sceglieranno?
E no, al momento non scommetterei sulla rivoluzione.
dal sito http://crisis.blogosfere.it/
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di Barbara Cloro
Update: l’istituzione cattolica si è pronunciata per bocca dell’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe: ça va sans dire che lo assolve pienamente invitando a vedere “il bene che c’è in lui”
La vicenda “bunga bunga” fa nuovamente lo scalpore necessario a riempire le prime (e le seconde e le terze) pagine dei giornali di lenzuolate di notizie, che per la maggioranza vertono sulle intercettazioni e sulle prove che i giudici di Milano hanno messo insieme per provare che Berlusca pagava quest’esercito di ragazze che, a seni nudi e cosce aperte, allietavano le serate del premier italiano al fine di ricavarne decisivi emolumenti.
Cio’ mentre è stata sovvertita la disciplina legale del lavoro in Italia e mentre una cospicua parte del paese soffre per la mancanza delle piu’ elementari risposte alle esigenze della sopravvivenza. Non intendo pero’ soffermarmi su come questa vicenda abbia mediaticamente seppellito la questione (per esempio) del referendum di Mirafiori, che ha creato un precedente che tra poco riguarderà tutti i contratti di lavoro (ne sono prova le parole di Marcegaglia), ma sul fatto che in questa profusione di particolari piccanti sui festini di Berlusconi con ragazze giovanissime, spicchi il silenzio “oculato” delle gerarchie ecclesiastiche.
Ora: i preti si pronunciano anche sulle piu’ insignificanti scorregge che pero’ a loro avviso minano “la dottrina morale” della Chiesa. E’ da poco che il Papa ha espresso una discutibile critica all’educazione sessuale e civile che, secondo lui, costituisce una minaccia alla libertà religiosa. Poco prima aveva parlato di preservativo, facendo una dichiarazione stranamente condivisibile, poi però subito smentita dagli alti prelati vaticANI che, figurarsi se lasciano passare un pensiero civile che, soprattutto in epoca di AIDS , potrebbe migliorare la vita del loro gregge.
Oggi la pastorale familiare del VaticANO è in serie difficoltà. Avendo eletto berlusconi e i suoi uomini come “i difensori politici della famiglia“ in quanto baluardo filoclericale per accumulare sempre piu’ quattrini (con le scuole private e le prebende che questo governo sempre destina alle cooperative e alle s.p.a. cattoliche, del tipo “compagnia delle opere”) risulta difficile per loro ammettere che una Nicole Minetti, eletta nelle liste di Comunione e Liberazione (Formigoni) alla Regione Lombardia, come secondo lavoro facesse la lenona, per esempio. Per cui, non volendo mettersi contro Berlusconi e il suo munifico entourage, gli alti prelati tacciono, salvo qualche blanda reprimenda sull’”avvenire” che ricorda come Bagnasco qualche mese fa avesse richiamato (genericamente) chi riveste incarichi istituzionali ad una maggiore sobrietà, elargendo poi senza problemi la sacra eucarestia al berlusca, presumo dopo un’assoluzione dai suoi peccati (ovviamente per lui, sempre “veniali”).
Ma del silenzio dei preti parla Don Gallo, un prete che sarebbe gradito anche su questo blog “cloro” per la sua attenzione agli ultimi: Don Gallo, che rimarca la pesantezza di un silenzio che è eloquente di per se. Si chiede il Don perchè il VaticANO fatica a parlare, ad esprimere un giudizio sulla squalllida vicenda che coinvolge il leader dei politici “per la vita”, per la “famiglia” e per la “tradizione”.
Insomma: un Berlusconi che infiamma i cuori del MOIGE, dei cittadini cristiani di ogni tipo che allieta se stesso pagando ragazze perchè si denudino in sua presenza e si offrano alle sue voglie, non coincide esattamente con i “piani educativi” della “pastorale familiare” sempre pronta a stigmatizzare comportamenti sconvenienti , contrari alla dottrina della chiesa in merito, fossero anche l’uso del preservativo come precauzione necessaria a non contrarre l’AIDS in età adolescenziale, come la maggior parte dei genitori di questo paese si augura pensando ai loro figli.
Possibile che non abbiano un’opinione sulla “cristianità” di politici che ricorrono regolarmente alle prestazioni di prostitute, pure minorenni? Sarà mica che sul tema “pedofilìa” si sentano affini a questa gentaglia…
E’ che la Chiesa, si sa, prima di prendere netta posizione aspetta che qualcuno “vinca la partita”. Molti tra i vescovi che rappresentano il potere pretesco, come Gianfranco Girotti ( Reggente della Penitenzeria Apostolica ) esortano ad “attendere che la giustizia faccia il suo corso in merito alle accuse rivolte al premier prima di esprimere giudizi definitivi”, come dire: non pronunciamoci prima che berlusca sia evidentemente alle corde, altrimenti ce lo mettiamo contro e questo non fa bene alle finanze del vaticANO. Indipendentemente che in quelle serate, di cui esistono compiute e dettagliate descrizioni fatte da figlie di famiglie “cristiane”, si sia usato o no, il preservativo.
dal sito http://www.cloroalclero.com
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Gianni Rodari