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L'abbraccio nucleare è un abbraccio di morte.

di Marco Cedolin

In Giappone il violentissimo terremoto di ieri ha creato un inferno apocalittico degno dei peggiori film catastrofici. Un inferno dove gli impianti petrolchimici bruciano rendendo nero il cielo, i depositi petroliferi riversano il greggio in mare, i viadotti crollano, le superstrade vengono inghiottite dalle voragini apertesi nel terreno le linee ferroviarie ultramoderne si accartocciano come fogli di carta dentro ad un caminetto, le dighe cedono di schianto creando nuovi Vajont. I mentori dell'onnipotenza tecnologica si ritirano nelle loro tane, i notiziari raccontano migliaia di vittime il cui computo sarà purtroppo destinato ad aumentare in maniera esponenziale con il passare delle ore.
Le centrali nucleari vacillano e quella di  Fukushima esplode in una nube bianca che potrebbe costituire il prodromo di una tragedia radioattiva della gravità di quella di Chernobyl.
La società del progresso tecnologico si ritrova spogliata ed in stato di shock, di fronte alla forza di quella natura che pretenderebbe di dominare. Una natura tanto più pericolosa in quanto violentata e profondamente minata nei suoi equilibri.
Le centrali nucleari vacillano e mostrano ancora una volta inequivocabilmente i termini di una scelta sbagliata, drammatica, demenziale ed assassina, ricordandoci che siamo seduti sopra ad una bomba di cui si è persa traccia della spoletta d'innesco.

Nel mondo sono attive circa 440 centrali nucleari. La Francia da sola ne possiede 80, la Spagna 9, la Svizzera 5 e la Germania una ventina, solo per citare i paesi a noi più vicini.
Ognuna di esse oltre a rappresentare una grave fonte di radiazioni per il territorio circostante, potrebbe essere causa di una catastrofe di proporzioni inenarrabili, nel caso si verificasse un incidente, un attentato o un intenso movimento tellurico come quello verificatosi in Giappone.
Ognuna di esse produce tonnellate di scorie radioattive che resteranno attive per un periodo che va dai 20 ai 150 mila anni. Scorie completamente ingestibili, poiché risulta materialmente impossibile determinare la sicurezza dei siti di stoccaggio delle stesse, dovendo ragionare su grandezze temporali nell’ordine delle decine di migliaia di anni….


Una pesante eredità fatta di veleni e di morte, che lasceremo in dono alle generazioni future, simile ad una spada di Damocle, sospesa nei secoli a venire sopra le loro teste.
Se a tutto ciò aggiungiamo da parte dei governi, la sempre più spiccata propensione ad affidare sia la costruzione che la gestione delle centrali nucleari ad imprese private come già avviene in Giappone, le quali sono interessate solo ed unicamente al proprio tornaconto, quello che traspare è un quadro a tinte fosche, potenzialmente pericolosissimo ed i cui contorni si perdono nell’imponderabile.

Dal 1945 ad oggi sono state oltre 2000 le esplosioni atomiche messe in atto per sperimentare nuovi ordigni nucleari. Se ne annoverano 1039 da parte dei soli Stati Uniti.
Impossibile determinare la gravità della ricaduta radioattiva conseguente a tali esperimenti, anche a causa dell’omertà di buona parte del mondo scientifico, asservito ai grandi poteri.
I dati riguardanti i casi di tumori e leucemie, aumentati negli ultimi 50 anni in maniera esponenziale, dovrebbero essere da soli bastevoli a far comprendere la grandezza del problema dell’inquinamento nucleare.
Nonostante ciò in campo medico i pericoli per la salute dell’uomo, indotti dalle ricadute radioattive, continuano ad essere colpevolmente sottaciuti, mentre si cerca di mistificare le reali cause di tumori e leucemie, imputando il loro ingenerarsi a colpevoli di ogni genere, la maggior parte dei quali assolutamente improbabili.

Dal dopoguerra ad oggi sono stati 32 gli incidenti, ufficialmente dichiarati dalle autorità, provocati da armi nucleari.
I mari del mondo sono assurti al ruolo di vere e proprie pattumiere nucleari. Basti l’esempio del Mediterraneo, già teatro nel 1956 dell’inabissamento di un bombardiere statunitense B- 47, con due capsule nucleari a bordo e divenuto discarica, in tempi più recenti, per centinaia di bombe all’uranio impoverito, sganciate nell’Adriatico da aerei americani durante la guerra in Kosovo.
Naturalmente, come sempre accade quando si tratta d’inquinamento nucleare, nessuno si è preoccupato di approfondire le conseguenze di tali situazioni sulla salute di tutti noi, che consumiamo i prodotti ittici e pratichiamo la balneazione.

Un caso su tutti, che ritengo esaustivo per meglio comprendere la ferale pericolosità dell’inquinamento radioattivo, è quello della città di Mayach, negli Urali del sud, in Russia.
Una città invisibile, epurata dalle cartine geografiche, insieme ai suoi abitanti, tristi fantasmi, simili a morti che camminano.
Mayach fu costruita nel 1945 e dal 1948 in poi divenne operativa nella produzione di plutonio.
Fino al 1951 scorie liquide radioattive di medio ed alto livello vennero rilasciate direttamente nel fiume Techa, contribuendo a contaminare oltre 100.000 abitanti che vivevano sulle sponde dello stesso.
Dopo il 1951, dal momento che il fiume Techa sfociava nell’oceano artico e la contaminazione rischiava di diffondersi in maniera incontrollabile, gli scarichi dell’impianto vennero indirizzati verso il lago Karachai, privo di contatti diretti con l’oceano.
Nel 1957 un’esplosione all’interno degli impianti contaminò una regione grande quanto la toscana. Si trattò di un disastro di enormi proporzioni, ma la cosa venne tenuta segreta.
Dieci anni dopo, nel 1967, allorquando a causa di una secca il lago Karachai fu oggetto di un ritiro delle acque, il vento sollevò grandi quantità di polvere radioattiva, contaminando gravemente un’area di 2000 Kmq.
Oggigiorno il lago Karachai è un mostro radioattivo in grado di uccidere un uomo che sostasse per una sola ora sulle sue sponde, e tale rimarrà nei secoli a venire.
E’ indicativo rilevare, a beneficio di coloro che ancora si ponessero domande riguardo ai reali effetti della radioattività sulla salute dell’uomo, come fra i cittadini di Mayak e delle aree contaminate circostanti, negli ultimi 50 anni ci sia stato un aumento del 78% degli ammalati di cancro e leucemia. Inoltre come il 30% dei bambini dei bambini nasca con difetti e malformazioni genetiche ed il 50% degli uomini e delle donne risultino sterili.



L’uso in campo militare dell’uranio impoverito (DU) nella costruzione dei proiettili, nonché nella blindatura dei mezzi corazzati è stato avallato dalle forze armate di Stati Uniti, Gran Bretagna, Russia, Turchia, Israele e Francia, Arabia Saudita, Pakistan e Tailandia.
Grazie a questa pratica sciagurata, tutti i paesi teatro di guerra negli ultimi 15 anni, dalla ex Yugoslavia, all’Afghanistan, all’Iraq, sono stati contaminati in maniera significativa.
Non esistono studi che possano determinare la reale pericolosità di questa contaminazione, né gli effetti che essa avrà sulla salute degli abitanti a medio e lungo termine.
Le uniche ricerche, oltretutto manipolate dai grandi poteri, si riferiscono al breve periodo e riguardano quasi esclusivamente il rischio per i militari impegnati nei combattimenti, la cui esposizione al DU è relativa al breve lasso di tempo nel quale essi sono rimasti nell’area del conflitto, a differenza della popolazione civile che in quella stessa area dovrà continuare a vivere, coltivare e allevare bestiame, subendo anno dopo anno le conseguenze di un territorio altamente contaminato.

L’inquinamento nucleare, si può annoverare senza dubbio come uno fra i problemi più gravi, in grado di minacciare sia il nostro presente, sia il nostro futuro, nonché quello delle generazioni a venire.
Un problema che si muove su vari livelli, spaziando dalla gestione del nucleare civile a quello militare, fino ad arrivare all’ingerenza dei privati che in molti casi stanno soppiantando le amministrazioni pubbliche.
Un problema scientemente sottaciuto dai media, nascosto all’opinione pubblica, sia mistificando la gravità degli incidenti già avvenuti, sia ignorando colpevolmente la situazione pericolosissima che molteplici elementi stanno ingenerando in propensione futura.
I pochi studi seri, riguardanti l’inquinamento radioattivo sono, per forza di cose limitati al breve e medio periodo e la maggior parte di essi è stata secretata.

Un abbraccio, quello nucleare, sempre più stretto e sempre più invisibile, un abbraccio che si può continuare a far finta non esista, in quanto non menzionato da giornali e TV, ma le corsie degli ospedali non hanno bisogno di telecamere e taccuini, per essere annoverate come parti della realtà.
 

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rincara il petrolio? Magari!

di Paolo de Gregorio

Qualche cifretta che tutti dovrebbero conoscere per esprimere un giudizio serio sulla realtà: il mondo consuma 90 milioni di barili di petrolio al giorno (ogni barile contiene 159 litri), il consumo è in aumento e nell’ultimo anno è cresciuto di 1,5 milioni di barili (al giorno).
Per avere una idea di proporzioni dei consumi, è utile sapere che gli USA (con soli 350 milioni di abitanti) consumano il 20% del petrolio mondiale, la CINA (con un miliardo e mezzo di abitanti) il 10%, l’Italia (con 60 milioni di abitanti) l’1,5%.
La Libia produce solo 1,2 milioni di barili al giorno, e non è nemmeno in grado di coprire l’aumento medio annuo dei consumi mondiali.
La prima considerazione da fare è quella ecologica, e la risposta da tempo è stata data dagli scienziati: è sostenibile da parte dell’ecosistema assorbire le scorie di 90 milioni di barili di petrolio al giorno bruciati in atmosfera? Naturalmente NO, ma noi siamo furbi e non diamo retta alla scienza e ci rifugiamo nel fatalismo, nella speranza o nella provvidenza.
La seconda considerazione riguarda la colossale presa per il culo che abbiamo subito in tutti questi anni dal Trattato di Kyoto in poi, dove il problema di diminuire i consumi e le emissioni ha trovato l’economia reale totalmente sorda e impermeabile alla ragione, e anziché diminuire si è andati ogni anno in avanti con i consumi e per giunta è anche aumentato il ricorso al carbone.
E anche qui nessuno s’è preso sulle spalle la croce di dire che l’economia è una dittatura a cui non si riesce a mettere regole.
Certo ciò che stride di più è l’enorme consumo di risorse petrolifere degli USA, soprattutto per eserciti, flotte, aviazione militare e per un parco macchine assurdo per grandezze e consumi.
Perché spero che le rivoluzioni arabe arrivino all’Arabia Saudita e ai paesi del Golfo Persico? Perché spero che il petrolio aumenti al punto da far diventare economica la opzione delle energie rinnovabili, e di conseguenza che nessuno usi più il petrolio ed esso rimanga sottoterra. Se ciò accadrà la salute degli uomini e del pianeta ci guadagnerà molto,
Certo perderemo per sempre le spiagge piene di catrame, lo spettacolo delle petroliere in fiamme e dei pozzi in alto mare che sversano per mesi, diminuiranno drasticamente i tumori nei bambini che respirano le polveri sottili del traffico delle città, non vedremo più Emilio Fede esultare per le guerre Usa del petrolio, ma ce ne faremo una ragione.
Cosa può dare più ottimismo e speranza ad un popolo che fare la rivoluzione energetica fino a quando non arriverà alla completa autosufficienza e quindi alla indipendenza anche politica?
E’ un obbiettivo che bisogna porsi, soprattutto dopo la squallida vicenda con la Libia, dove il nostro premier si è umiliato a baciare la mano di Gheddafi per continuare ad avere il 20% del petrolio che consumiamo e continuare a vendergli armi.
Autosufficienza energetica ed alimentare per ogni paese, devono essere il fondamento di ogni strategia di sviluppo e di governo, accanto ad una politica demografica che individui una proporzione tra risorse del territorio e numero di abitanti.
Chi continuerà a testa bassa a chiedere crescita di produzione e consumi presto si troverà nei guai.

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Gli inceneritori uccidono!

di Beppe Grillo


Gli inceneritori uccidono, il MoVimento 5 Stelle uccide gli inceneritori.
Dal MoVimento 5 Stelle :
"Vittoria del Movimento 5 Stelle Emilia Romagna, dei comitati cittadini, delle persone che tengono alla propria salute.. Dopo un'interrogazione alla Giunta Regionale la centrale a biomasse a Toano non si farà... disponibilità della Regione a reindirizzare i 3,3 milioni destinati verso nuove tecnologie... continua"
"Sul progetto dell'inceneritore di Parma arriva il colpo da ko del Movimento 5 Stelle Emilia Romagna. Una risoluzione depositata dal consigliere Favia studiata con tecnici di valore internazionale nel campo della gestione rifiuti. La risoluzione mette in campo le alternative citando le normative nazionali ed europee.. Vedremo si i partiti, da Idv a SEL-Verdi, al Pdl che a parole iniziano a contestare l'impianto saranno coerenti e voteranno questa risoluzione... continua".
"Grazie al duro lavoro del Comitato No Inceneritori, sostenuto anche dal Movimento 5 Stelle, il Tar del Lazio ha accolto i ricorsi presentati contro la costruzione dell'inceneritore di Albano Laziale... continua"
Lettera di Patrizia Gentilini, oncologa.
"Con il recente scandalo di polli e uova tedesche alla diossina ritorna il problema della sicurezza alimentare (... le mozzarelle campane, le pecore pugliesi, i suini irlandesi) che però rischia di passare come una notizia fra le tante. Col termine diossina si intende la TCDD, nota come “diossina di Seveso” dopo l'incidente del 1976, pericolosa a dosi infinitesimali (miliardesimi di milligrammo), è stata definita la sostanza più pericolosa conosciuta; affini a questa molecola ve ne sono centinaia per cui si parla genericamente di "diossine". Sono molecole persistenti nell’ambiente, la cui assunzione avviene per il 90% per via alimentare: pesce, latte, carne, uova e formaggi. Le diossine sono trasmesse dalla madre al feto durante la gestazione e l'allattamento. Dagli studi risulta che in Italia un lattante di 5 kg assume diossine da alcune decine fino a centinaia di volte superiori al limite massimo dell'UE.
Le diossine rientrano nel gruppo degli interferenti endocrini. L’esposizione a diossine è correlata allo sviluppo di tumori (*). Trattandosi di sostanze così pericolose nel 2004 è stata stilata a Stoccolma una convenzione da 120 Paesi, fra cui l’Italia, per vietare la produzione intenzionale ed imporre la riduzione di quella non voluta. Peccato che il nostro Paese sia stato l'unico a non averla ratificata!
Le diossine si formano in particolari condizioni di temperatura in presenza di cloro. Ogni processo di combustione, in particolare di plastiche, porta alla loro formazione, e sono presenti nei fumi e nelle ceneri degli inceneritori. Le uova alla diossina vengono fatte risalire alla somministrazione di mangimi contaminati da oli industriali ed altri inquinanti agli animali, ma questo oscura il fatto che nel 2005, nella stessa regione ( Bassa Sassonia), si era evidenziata una contaminazione oltre i limiti consentiti di ben il 28% di polli allevati all'aperto - quindi polli "ruspanti", che consideriamo sicuri perchè allevati in modo "naturale". La Bassa Sassonia è caratterizzata da acciaierie ed inceneritori. Parlare di mangimi e non delle ricadute delle diossine non mette a fuoco le conseguenze di uno "sviluppo" industriale dissennato. Aver distrutto la civiltà contadina, avvelenato il territorio con pesticidi e permesso impianti assurdi ed inquinanti come gli inceneritori arreca incalcolabili danni all’ambiente e alla salute e mina la possibilità stessa di sopravvivenza delle generazioni future.
I dati relativi all'agricoltura europea mostrano come l'Italia è destinata al fallimento anche dal punto di vista agricolo che dovrebbe rappresentare l'eccellenza nel nostro Paese. L' andamento dei redditi agrari del 2010 sul 2009 è: EU +12.3, Danimarca +54.8, Olanda +32, Francia +31, Germania +23, Spagna +7, Italia -3.3 (con calo della superficie agricola di 19.200 kmq negli ultimi 10 anni). Dobbiamo riconoscere il fallimento del modello di sviluppo attuale che non si cura delle conseguenze delle proprie scelte ed è arrivato a contaminare le basi dell'alimentazione inquinando anche l'alimento più prezioso al mondo: il latte materno!" Patrizia Gentilini - Presidente Associazione Medici per l'Ambiente ISDE Forlì

dal sito http://www.beppegrillo.it/

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Tumori: il punto di non ritorno!

E' arrivato il punto di non ritorno, a fare ammazzare dall'inquinamento noi stessi e i nostri figli io non ci sto più. Si può fare qualcosa e da subito. Proibire tutti gli inceneritori sul suolo italiano. Eliminare la diffusione di sostanze cancerogene da parte delle aziende con nuove leggi e denunciando per procurata strage gli imprenditori che scaricano arsenico, cromo, benzene, toluene, etilbenzene e diossine nell'ambiente e i politici che lo permettono. Un dato della dottoressa Gentili è drammatico: in Italia i tumori aumentano del 3,2% all'anno nei primi dodici mesi di vita, la morte è trasmessa ai neonati dal corpo delle loro madri. L'avvelenamento dell'aria e dell'acqua è stato tollerato come se morire di tumore fosse la cosa più naturale del mondo, ma ora la musica deve cambiare. Maledetti coloro che speculano sulla salute delle persone per fini di lucro, per indifferenza o per un pugno di voti.

"Caro Beppe,
dopo aver letto il post del professor Domenighetti ( http://www.beppegrillo.it/2010/12/unaspirina_al_giorno_toglie_i_tumori_di_torno.html ) la tentazione di cominciare a prendere un pò di aspirina è forte: una riduzione del 20% del rischio di morire di cancro dopo solo cinque anni lascia stupefatti! C'è però un problema non secondario ed è che ancora una volta si va sulla strada della "riduzione del danno" e non sull'eliminazione delle cause, sulla strada della prevenzione primaria, della assoluta ed inderogabile necessità di ridurre l'esposizione delle popolazioni alle sostanze tossiche e cancerogene. Nei dati sottostanti ti riporto le tonnellate di inquinanti - di cui alcuni cancerogeni certi per l'uomo - emessi in Italia in un anno "a norma di legge", dai soli grandi impianti: tieni conto che si tratta di sostanze persistenti, bioaccumulabili e che anno dopo anno, generazione dopo generazione si accumulano nei nostri corpi e si trasmettono alle generazioni successive. Saprai dei limiti ampiamente derogati per l'arsenico nelle acque italiane, dello spostamento - grazie al Decreto Legge 155 del 13/08/10 - al 31 dicembre 2012 del divieto di superamento di un nanogrammo a metro cubo per il benzo(a)pirene [ e sempre a condizione che ciò non comporti costi spropositati per le aziende...], delle 150.000 tonnellate di pesticidi ogni anno utilizzati in agricoltura e che poi si ritrovano ampiamente nelle acque superficiali e profonde (vedi rapporto ISPRA "Monitoraggio nazionale dei pesticidi nelle acque", dati 2007-2008). Insomma, ben venga anche l'aspirina, ma non diamo l'illusione che sia la risoluzione dei problemi di salute e non dimentichiamo che non potremo certo dare l'aspirina ai nostri bambini, in particolare ai lattanti in cui, nel primo anno di vita (dati AIRTUM 2008), i tumori aumentano nel nostro Paese di ben il 3.2% ogni anno! Se non comprendiamo che il nostro sistema di vita e di sviluppo è insostenibile e non lo rallentiamo al più presto e ad ogni costo, con regole equamente distribuite e rispettate, ci comportiamo ancora una volta come scellerati predoni e se un'aspirina al giorno ridurrà il nostro personale rischio di cancro, non sarà purtroppo questa a migliorare lo stato di salute dei nostri figli e lo stato dell'ambiente in cui li costringiamo a vivere, o meglio, a sopravvivere."
Patrizia Gentili, oncologa


ALCUNI INQUINANTI IMMESSI IN ARIA ED ACQUA IN ITALIA IN UN ANNO
Arsenico e composti: emissioni aria kg/a 1981,3, emis. in acqua 6035,3
Cadmio e composti: emissioni aria kg/a 825,5, emis. in acqua 2207,5
Cromo e composti: emissioni in aria kg/a 11063,5, emis, in acqua 128963,1
Nichel e composti: emissioni in aria kg/a37247,3, emis. in acqua 43365,8
Benzene, toluene, etilbenzene, xileni (BTEX): emissioni in aria kg/a 540499,6 (**), emis. in acqua 175067,8
Mercurio (Hg) e composti: emissioni in aria kg/a 2821,2, emis. in acqua1065,9
Piombo e composti: emissioni in aria kg/a 97063,6, emis. in acqua17903,5
Diossine (PCDD) + furani (PCDF): emissioni in aria g/a 103,0
(*)Nel 2005 (dal registro nazionale INES)
(**) solo benzen 



dal sito http://www.beppegrillo.it/

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La Catastrofe Degli OGM Negli USA: Una Lezione Per Il Mondo

Recentemente i non eletti potentati della Commissione Europea a Bruxelles, hanno cercato di ignorare quello che ha più volte dimostrato di essere l'opposizione schiacciante della popolazione dell'Unione europea alla diffusione degli Organismi Geneticamente Modificati (OGM) nell' agricoltura europea. Il presidente della Commissione Ue dispone ora un contabile maltese come commissario della salute e dell'ambiente per dare l'assenso all'adozione degli OGM. L'ex Commissario all'Ambiente, dell' UE dalla Grecia è stato un feroce oppositore agli OGM. Inolte, il governo cinese ha dichiarato che può approvare una varietà di riso OGM. Prima che le cose vadano troppo in là, farebbero bene a seguire da vicino il più grande laboratorio di OGM del mondo, gli Stati Uniti. Lì le colture OGM sono tutt'altro che positive. Semmai il contrario.

di F. William Engdahl
Ciò che è accuratamente rimosso dalla propaganda della Monsanto e altre agro-industrie al momento di pubblicizzare colture geneticamente modificate come alternativa alle colture tradizionali, è il fatto che in tutto il mondo fino ad oggi le colture OGM sono state manipolate e brevettato solo per due motivi: in primo luogo, per essere resistenti o "tolleranti" al brevettato erbicida chimico glifosato altamente tossico che la Monsanto e le altre obbligano ad acquistare agli agricoltori come condizione per acquistare i loro semi brevettati. La seconda caratteristica è che i semi OGM sono stati geneticamente modificati per resistere ad insetti specifici. Contrariamente ai miti di relazioni pubbliche promosse nel loro stesso interesse, non esiste un singolo seme OGM che fornisce un rendimento superiore a quello della coltura convenzionale, nessuno che richieda erbicidi chimici meno tossici, per la semplice ragione che non vi è beneficio in quello.


La peste dei super-semi giganti

Come ha segnalato il leader dell'opposizione agli OGM e biologo, Dr. Mae-Wan Ho dell'Institute of Science di Londra, le aziende come la Monsanto incorporano ai loro semi una tolleranza agli erbicidi (HT) attraverso una forma di insensibilità al glifosato del gene codificato per l'enzima bersaglio dell'erbicida. L'enzima è derivato dal batterio del suolo Agrobacterium tumefaciens. La resistenza agli insetti è dovuta ad una o più tossine derivate dal batterio del suolo Bt (Bacillus thuringiensis). Gli Stati Uniti iniziarono a coltivare piante geneticamente modificate su larga scala, per ragioni commerciali, soprattutto semi di soia e mais e cotone intorno al 1997. A questo punto le colture OGM occupano tra l'85% e il 91% delle superfici coltivate con le principali colture degli Stati Uniti, soia, mais e cotone in quasi 171 milioni di acri.

Secondo Ho, è sul punto di esplodere la bomba ad orologeria ecologica associata agli OGM. Dopo vari anni di applicazione costante di diserbanti di glisofato brevettati, come il famoso Roundup della Monsanto, sono nate nuove “super cattive erbe” resistenti ai diserbanti come risposta della natura di fronte agli intenti dell’uomo di violentarla. Per controllare le super cattive erbe c'è bisogno di molto più, e non di meno, diserbante.

L’ABC Televison, una importante catena nazionale della televisione statunitense, ha elaborato, da poco, un documentario sulle super cattive erbe intitolato "Le super-erbacce non possono essere uccise"(1).
Hanno intervistato agricoltori e scienziati di tutto l’Arkansas, che descrivevano i campi invasi da gigantesche pinte di Amaranthus palmeri, che potevano sopportare tutte le irrorazioni di glisofato che gli stessi agricoltori hanno eseguito. Hanno intervistato un agricoltore che aveva speso 400.000 dollari in soli tre mesi in un fallito tentativo di mettere fine alle super-erbacce.

Le nuove erbacce sono così robuste che non si riesce a seminare le campagne e gli strumenti manuali si rompono cercando di tagliarle. Solo in Arkansas questa nuova piaga biologica mutante ha invaso almeno 400.000 ettari di soia e cotone. Non si dispone di dati dettagliati di altre zone agricole ma si pensa che la situazione sia simile. E 'stato riportato che il pro-OGM e pro-agroindustria del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti hanno mentito sul vero stato delle semine statunitensi, in parte per nascondere la nefasta situazione e per evitare che esploda una rivolta contro gli OGM nel maggior mercato di questi nel mondo.  

Una varietà di super erbaccia, l' Amaranthus palmeri, può arrivare fino a 2,4 metri di altezza, sopporta forti caldi e prolungate siccità, e produce migliaia di semi con un sistema di radici che consumano gli elementi nutrivi della terra. Se si lascia crescere liberamente, occupa un’intera campagna in un anno. Alcuni agricoltori sono stati obbligati ad abbandonare le loro terre. Fino ad ora, oltre all’Arkansas, anche in Georgia, Carolina del Sud, del Nord, Tennessee, Kentucky, Nuovo Messico, Missisipi e più recentemente, l' Alabama e il Missouri sono state rilevate invasioni dell’Amaranthus palmeri, nelle zone coltivate con gli OGM.
Gli scienziati dell’Università della Georgia, calcolano che solo due piante di Amaranthus palmeri per ogni 6 metri di lunghezza nelle file di cotone possono ridurre la resa di un 23% (almeno)- Una sola pianta di quest’erba cattiva può produrre 450.000 semi (2)

Stanno nascondendo il pericolo della tossicità del Roundup

Il glisofato  è il diserbante più usato negli USA ed in tutto il mondo. Brevettato e venduto dalla Monsanto dagli anni 70 sotto il nome di Roundup, è un componente obbligatorio quando si comprano i semi OGM della Monsanto. Non si deve fare altro che andare in un negozio agricolo, chiederlo e leggere l’etichetta attentamente.

Come spiego nel mio libro, Seeds of Destruction: The Hidden Agenda of Genetic Manipulation, alcune compagnie che erano fondamentalmente compagnie chimiche (Monsanto Chemicals, DuPont e Dow Chimicals) hanno sviluppato negli anni 70 i raccolti OGM e i semi brevettati, con un importante sostegno finanziario della pro-eugenista Fondazione Rockefeller. Le tre aziende sono state coinvolte sia nello scandalo del tossico Agente Orange usato in Vietnam, che in quello della diossina durante gli anni 70, ed hanno mentito per nascondere il vero danno inflitto sia ai loro impiegati che alle popolazioni civili e militari esposte a questa diossina.

I loro semi OGM brevettati sono considerati un mezzo intelligente per obbligare a comprare sempre di più i loro prodotti chimici, come il Roundup. Gli agricoltori dovevano firmare un contratto con la Monsanto con il quale si stabiliva che si poteva usare solo il pesticida Roundup della Monsanto. In questo modo gli agricoltori erano intrappolati e obbligati a comprare nuovi semi della Monsanto per ogni nuova semina, oltre al tossico glisofato.

Con un team guidato dal biologo molecolare Gilles-Eric Seralini dell’università di Caen, in Francia, fu realizzato uno studio che dimostra che il Roundop contiene un ingrediente, il polyethoxylated tallowamine, o POEA. Il team di Seralini dimostrò che il POEA nel Roundup era ancora più mortale per gli embrioni umani e per le cellule della placenta o del cordone ombelicale dello stesso glisofato. Oltre al glisofato, la Monsanto si rifiuta di far conoscere in dettaglio il contenuto del Roundup sostenendo che è oggetto di un brevetto.(3)

Lo studio di Seralini ha riscontrato che gli ingredienti inerti del Roundup amplificano gli effetti tossici sulle cellule umane, anche in concentrazioni molto più diluite di quelle usate per le fattorie e prati! Il team francese ha studiato molteplici concentrazioni di Roundup, dalle dosi tipiche nelle coltivazioni o prati fino a concentrazioni 100.000 volte più diluite rispetto ai prodotti venduti in commercio. I ricercatori hanno scoperto che era dannoso per le cellule a tutte le concentrazioni.

La propaganda del glifosato e del Roundup indica che sono "meno tossici del sale da tavola" in un opuscolo dell'Istituto di Biotecnologia, che promuove le colture GM come 'combattenti delle erbacce". Tredici anni di colture OGM negli Stati Uniti hanno incrementato l'uso di pesticidi per un totale di 318 milioni di libbre, invece di ridurlo, come promesso dai quattro cavalieri dell'apocalisse OGM. L'onere supplementare di malattie nella nazione, a causa di ciò è notevole.
In ogni caso, dopo il lancio commerciale dei semi OGM della Monsanto negli USA, l’uso del glisofato è aumento più del 1.500% tra il 1994 ed il 2005. Negli USA si usano all’anno circa 100 milioni di libbre di glisofato in prati e fattorie e negli ultimi 13 anni sono stati usati in più di un milione di acri. Secondo quanto riferito, quando è stato chiesto al direttore dello sviluppo tecnico della Monsanto, Rick Cole, ha affermato che i problemi erano "gestibili". Consiglia agli agricoltori di alternare semine e usare diversi tipi di diserbanti elaborati precedentemente dalla Monsanto. La Monsanto sta incitando gli agricoltori a mischiare glisofato con altri diserbanti, come il 2,4D, vietato in Svezia, Danimarca e Norvergia per la sua relazione con il cancro e con i danni riproduttivi e neurologici. Il 2,4D è un componente dell’Agente Orange prodotto dalla Monsanto per essere usato in Vietnam durante gli anni 60.

Gli agricoltori statunitensi scelgono le coltivazioni biologiche

Secondo quanto riferito, negli USA gli agricoltori stanno ritornando alle coltivazioni tradizionali non OGM. Secondo un nuovo rapporto del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, le vendite all’ingrosso di cibo organico sono aumentate fino a 21.100 milioni di dollari nel 2008 dai 3.600 milioni nel 1997 (4). Il mercato è così prosperoso che le fattorie biologiche a volte competono per produrre un’offerta sufficiente capace di seguire la veloce crescita della richiesta dei consumatori, che porta ad una scarsità periodica di prodotti biologici.
La nuova coalizione liberale- conservatrice nel Regno Unito sta sostenendo energeticamente l'abolizione del divieto di fatto degli OGM in questo paese.Il principale consigliere scientifico del Regno Unito, il professor John Beddington, ha scritto da poco un articolo nel quale erroneamente affermava: 
  • “Il prossimo decennio vedrà lo sviluppo di combinazioni di catatteristiche desiderabili e l’introduzione di nuove caratteristiche come la tolleranza alla siccità. Per la metà del secolo potrebbero essere fattibili opzioni radicali altamente correlate caratteri poligenici "
Continuava promettendo “animali clonati con un’immunità innata alle malattie grazie all’ingegneria genetica" ed altre cose. Molte grazie, ma credo che possiamo fare a meno di questo.
Un recente studio dell' University dell' Iowa e il Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti ha valutato i risultati nelle aziende agricole nel corso dei tre anni di costi di transizione per passare dall'agricoltura convenzionale alla produzione biologica certificata e hanno mostrato significativi vantaggi dell'agricoltura biologica rispetto alle colture OMG e anche convenzionali colture non-OGM. In un esperimento che durò quattro anni (tre della transizione primo anno e organico) lo studio mostra che, mentre i rendimenti sono scesi inizialmente, si equipararono nel terzo anno e nel quarto i rendimenti hanno superato i convenzionali sia per la soia che il mais.
Allo stesso modo, recentemente è stata pubblicata la Valutazione Internazionale delle Conoscenze Agricole, Scienza e Tecnologia per lo Sviluppo (IASSTD, sigla in inglese), (che è) il risultato di tre anni di delibere da parte di 400 scienziati e rappresentanti non governativi provenienti da 110 paesi di tutto il mondo. Arriva alla conclusione che l’agricoltura biologica su piccola scala è la via da seguire per continuare a lottare contro la fame, le disuguaglianze sociali ed i disastri ambientali (5).
Come dice il Dottor Ho, c’è bisogno urgente di un cambiamento fondamentale nella pratica agricola prima che la catastrofe agricola si estenda maggiormente attraverso la Germania e il resto dell’UE verso il mondo (6).

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L'ecomafia padana

di Alessandro Iacuelli


C’è la provincia di Brescia al primo posto per il traffico illegale di rifuti in Lombardia. Il dato emerge dal sedicesimo Rapporto Ecomafie presentato da Legambiente, che nel 2009 ha censito nella sola Lombardia 855 infrazioni contro l'ambiente con 340 sequestri e 865 persone denunciate. Al primo posto per lo smaltimento illegale c'è il pericoloso asse Milano-Brescia, dove il capoluogo lombardo si pone come crocevia, anche finanziario dei traffici, mentre la provincia bresciana cresce come luogo di smaltimento.
Si tratta soprattutto di rottami metallici, protagonisti indiscussi dei traffici. Rottami di provenienza spesso dubbia, contaminati da cose che solo una serie accurata di analisi (ancora non effettuate) potrà censire seriamente. Rottami classificati come rifiuti in ferro pericolosi, che oltre a prendere la solita strada del Sud Italia, dell'Africa, della Cina, hanno trovato una nuova rotta: quella di Brescia, dove vengono smaltiti illegalmente nelle discariche o rivenduti alle acciaierie locali, che trasformano il tutto in tondini di ferro destinati all'edilizia. Lo rivelano soprattutto le indagini del biennio 2007/2009, ad indicare come l'ecocriminalità sia sempre in grado di inventare nuove rotte.
Il dato più preoccupante è però quello che riguarda Milano. Negli ultimi otto anni, il 35 per cento di tutte le inchieste sui crimini ambientali in Italia ha toccato a vario titolo la Lombardia, come punto di partenza, transito o arrivo dei rifiuti, per la corruzione di funzionari pubblici, per il riciclaggio di denaro o come sede delle società coinvolte. Lo spiega Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia: "L'ecomafia lombarda non conosce la crisi. Si stima che il fatturato nel 2009 ammonti a più di un miliardo di euro".
Con buona pace per chi, per anni, ha creduto ingenuamente che questo tipo di crimini fosse in qualche modo riservato alla Campania, in Lombardia sono dilaganti i reati che Legambiente definisce collegati al "ciclo del cemento": appalti pubblici truccati, scavi illegali nei fiumi e nelle campagne, bonifiche fasulle. E, come proprio il caso campano ha insegnato, il ciclo del cemento ed il ciclo dei rifiuti presentano un numero tale di punti di contatto da poter essere considerati sovrapposti.
Una recente operazione nel Parco del Ticino, condotta dalla Procura di Busto Arsizio, ha svelato che un giro di società gestiva scavi abusivi in territori intorno a Lonate Pozzolo per la realizzazione della Tav Torino-Milano. Anche qui sono comparse le cave abusive. Anche qui qualcuno è arrivato con le ruspe a scavare le buche. Secondo le indagini, dalla cava sequestrata sono stati portati via abusivamente almeno 450 mila metri cubi di sabbia e ghiaia in 2 anni, una quantità di materiale in grado di riempire 82 mila camion. Nelle buche vuote sono stati poi sepolti rifiuti pericolosi, intrecciando i due filoni più redditizi della criminalità ambientale. Guai a dirlo, per anni. Amministratori locali, politici di vari colori, si sono sempre affrettati a dire che queste "sono cose da Castelvolturno", o che sono "attività casertane".
Nell’ultimo anno sono stati ritirati i certificati antimafia a ben 17 aziende lombarde nel settore del "movimento terra", come in quello dello smaltimento dei materiali delle demolizioni. Per fare un esempio, la tesi dell'accusa nel processo "Cerberus" è che i rifiuti tossici sono stati smaltiti nei cantieri di costruzione o di demolizione di immobili. In quegli scavi sono stati scaricati eternit, idrocarburi, catrame, gasolio. Sotto i cantieri ferroviari, sotto le strade, le case e in alcuni casi i parchi giochi. Per la "sepoltura" dei rifiuti tossici, gli scavi arrivano fino a 15 o 20 metri sotto il piano campagna, per poi ricoprire con terra buona ed eludere i controlli. Proprio come sul litorale casertano 15 o 20 anni fa.
D'altronde c'era da aspettarselo: se 20 anni fa l'imprenditoria italiana, che già all'epoca si lamentava di questa o quella "crisi", sfruttò la pericolosa alleanza con le mafie per spedire in Campania una cifra che oggi è stimata attorno ai 30 milioni di tonnellate di rifiuti tossici, nel tempo, quella stessa imprenditoria ha imparato a muoversi con i suoi piedi, diventando a sua volta ecocriminale, e risparmiando anche il costo del trasporto verso sud. E si sa, in tempi di crisi...
Di sicuro anche in questo caso la mortifera alleanza con le mafie non è mancata. Lo si evince dalle intercettazioni telefoniche, quelle che si vorrebbe eliminare ad ogni costo, durante le inchieste Cerberus e Parco Sud, che hanno ricostruito gli affari della ’ndrangheta a partire dai territori di Corsico, Buccinasco e Trezzano sul Naviglio. Ancor più significativa una delle rare ammissioni di un imprenditore, raccolta dagli inquirenti durante le indagini: "In sostanza il movimento terra è monopolio dei padroncini calabresi ma, a parer mio, la responsabilità di tutto ciò è anche dei committenti che permettono a costoro di lavorare sottocosto. I calabresi spesso non hanno alcuna autorizzazione e soprattutto, dopo gli scavi, non conferiscono il materiale inerte nelle discariche autorizzate ma lo buttano in giro". E ancora: "I prezzi sono buoni perché queste imprese spesso e volentieri operano smaltimenti abusivi di materiali tossici, non sostenendo così i costi" di un corretto trattamento.
Ancora una volta, la Campania, rimasta inascoltata, avrebbe dovuto fare scuola: scavare, spostare terra, riempire cave, smaltire rifiuti tossici falsa il mercato, attrae industria ed imprenditoria verso il lavorare fuorilegge, come è stato dimostrato dalle inchieste e, soprattutto, ricorda Legambiente, provoca disastri ecologici. In tutta l'Italia.
Ma sono disastri che in qualche modo si accetta e si ammette, sacrificando non solo la legge ma anche la nostra salute: c'è la "crisi", e l'industria italiana per essere competitiva sul mercato globale deve tagliare i costi. Anche quelli dell'eliminazione delle proprie scorie, dei propri scarti di produzione. A noi invece, come disse non molto tempo fa qualcuno molto famoso, tocca essere ottimisti.

dal sito www.altrenotizie.org

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LA VERITA' SULLA CATASTROFE PETROLIFERA NEL GOLFO

DI WAYNE MADSEN
Wayne Madsen Report

Sulle coste del Golfo, sia ascoltando gli ecologisti che gli specialisti della fauna fino ai medesimi pescatori e uomini d'affari, il responso è del tutto simile; la compagnia BP non sta soltanto strozzando le notizie che concernono ciò che viene condotto in seguito al disastro petrolifero del Golfo del Messico, ma questa ha anche 'precettato' gli organismi chiave adibiti alla supervisione e alla regolamentazione del governo federale per dare àdito al suo proprio ordine del giorno e di quello dei partners del petrolio, tra cui Halliburton, Anadarko e Transocean.

L'uomo più odiato nel Golfo è il comandante supremo della Protezione civile del presidente Obama, Thad Allen che è andato in pensione da comandante della Guardia Costiera il 30 giugno. Allen è considerato troppo compromesso con la BP, e ci sono riferimenti locali secondo i quali, molto prima dell'esplosione del Deep Water Horizon il 20 aprile, Allen stava trattando per la messa in opera di un programma con la BP. La logistica del modo di pulire dalla marea nera viene criticata per la troppa fiducia investita sulle navi specializzate per la scrematura dal petrolio nelle acque profonde. Non è prevista nessuna procedura con l'utilizzo di mezzi di recupero in grado di operare in acque poco profonde, cioè a 45 e 60 centimetri. Un certo numero di battelli capaci di scremare le acque poco profonde sono ancorati nel porto e non sono utilizzate dalla BP.

Di solito, i pescatori che hanno esperienza nel salvataggio di tartarughe marine impigliate nelle reti da pesca non sono invitati nelle operazioni di salvataggio delle tartarughe. E in effetti questi rischiano di essere arrestati solo se toccano una tartaruga in pericolo. Come la maggioranza dei pescatori non sono stati interpellati dalla BP, all'incirca 3000 di essi si ritrovano senza poter lavorare a causa di questo disastro. I pescatori senza lavoro sono stati informati dalla BP che saaranno interpellati quando sarà necessario il loro intervento. Ma la BP dopo ha fatto sapere che molti di loro non saranno più chiamati. Ora, la BP ha assoldato una miriade di collaboratori e aziende subappaltatrici che percepiscono molto denaro e cassano alcune imprese locali. In ogni caso ho notato un gran numero di venditori di frutti di mare e di ristoranti chiusi che si trovano nella zona di Venice in Louisiana.

Coloro che sono impegnati dalla BP per pulire le spiagge e le acque non sono autorizzati ad indossare apparecchi respiratori e spesso si ammalano e perdono anche sangue. Sempre nella zona di Venice, anch'io ho avvertito bruciori e lacrimazioni agli occhi. Questa irritazione è perdurata ore prima del mio ritorno sulla riva ovest di New Orleans.

Diffusa dalla BP, la disinformazione è accentuata grazie ad un cospicuo numero di giornalisti della televisione locale “embedded” nelle unità della Guardia Costiera nelle acque al largo della costa e nelle paludi dell'estuario. Per di più, la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), accusata da molti ecologisti e pescatori del luogo di essere complice della dissimulazione di brutte notizie, ha pubblicato un rapporto affermando che le verifiche sui pesci pescati nelle acque "nei dintorni delle zone del petrolio" si sono verificate negative circa la presenza dei prodotti tossici chimici. Pescatori che io ho interrogato hanno dichiarato che quanto è stato scritto è ridicolo perchè non ci sono pesci nelle acque della zona in prossimità della zona petrolifera.

I pesci che si dislocano dalle acque del Golfo al largo della Luoisiana sono le varie specie di tonno ecc. e le stesse blenni colorate che si nutrono normalmente attorno ai piloni delle piattaforme petrolifere del Golfo e che si trova solamente nel bacino dell'Amazzonia oltre che nelle acque del Golfo della Luoisiana. Le acque del Golfo si trasformano lentamente in una zuppa di idrocarburi di un colore nerastro trasparente, fatto di bolle di petrolio disperso. I proprietari, i cui battelli sono serviti per i tentativi di pulizia e che hanno le loro chiglie di fibra danneggiate dalla penetrazione degli idrocarburi, sono stati informati dalla BP che i loro battelli dovranno essere distrutti in seguito e le loro chiglie bruciate. Però, anche i battelli che non sono stati utilizzati per la pulizia dovranno essere distrutti senza avere la garanzia che la BP indennizzerà i proprietari.

La NOOA starebbe anche nascondendo carte delle profondità del mare del Golfo che mostrano un'enorme spaccatura nello stato del fondo marino, situato a 11 kilometri dal luogo della Deepwater Horizon. La spaccatura emette 120.000 galloni (pari a 550 metri cubi) di greggio al giorno e di gas metano.

Il petrolio disperso dalla Corexit si è infiltrato sotto le barriere installate per protezione del lago di Ponchartrain, a nord di New Orleans. Là si rinvengono pesci morti e delle bolle di catrame nel lago.

Più lontano, nel Golfo e lungo i ripari importanti come l'isola di Elmer, ci sono enormi concentrazioni di pesci morti che sono state segnalate dagli abitanti della zona. La Guardia costiera e la BP hanno fissato una zona di non volo sopra l'isola di Elmer, che è un santuario per gli uccelli.

Inoltre, i pescatori affermano che le zone di riproduzione del Golfo, che danno il 40% dei prodotti ittici USA, vengono distrutte dal petrolio e dalla presenza di una zuppa chimica creata da questo brodo di petrolio e di Corexit 9500. Il Corexit scompone il petrolio grezzo in piccole bolle di idrocarburi e un brodo di petrolio acquoso s'infiltra sotto le barriere messe per proteggere le zone di vivaio dei pesci, i vivai delle ostriche, e le altre zone incontaminate. Molte specie di pesci dell'Atlantico si riproducono allo stesso modo nel Golfo e anche queste sono minacciate dalla marea nera.

Anche le bernacche, specie di creatura del mare più resistente a situazioni estreme, muore in gran numero assieme alle spugne e al corallo.

Vicino a Venice in Louisiana, a Plaquemine Parish, si trova il vecchio fortino della guerra civile, Fort Jackson, luogo storico e parco nazionale, che è stato trasformato in una base importante per la BP e per la Guardia costiera per scaricare il Corexit sul petrolio nel Golfo. Sono stato testimone di cinque elicotteri che trasportavano sacchi bianchi di Corexit rovesciati sulle acque del Golfo messi in fretta e furia all'ingresso di Fort Jackson, solo dei pannelli avvertivano che la località era chiusa ai visitatori per "lavori". Fort Jackson è utilizzato come base principale per le operazioni della BP e le attività della Guardia costiera. L'amministrazione Obama, che aveva espresso la volontà di una "amministrazione trasparente", è collusa in operazioni semi-segrete della BP e della Guardia costiera nel Golfo.



Sono anche stato informato da fonte degna di fiducia che di notte sono intervenuti con della polvere bianca sulle spiagge della Louisiana per dare l'impressione che esse fossero pulite. Volando a luci spente, gli aerei non hanno nemmeno tenuto conto delle regole di volo. Le operazioni erano state accordate dalla Guardia costiera e dalla Federal Aviation Administration (FAA).

E' stata oggetto di critica anche l'Environmental Protection Agency (EPA) che non ha detto nulla quando i comandi federali hanno rimandato a casa soccorritori della fauna provenienti dal Texas e dagli altri Stati. Un gruppo cui era stato ordinato di fare i bagagli è il Rescue & Rehabilitatio, Inc., un'organizzazione famosa nel Texas con venti anni d'esperienza nel salvataggiio degli animali in caso di marea nera. La BP ha dato mandato alla O'Brien Group, che è una filiale della SEACOR Holdings di Fort Lauderdale in Florida, come coordinatrice per il salvataggio della fauna. Gli ecologisti locali considerano la O'Brien complice della BP.

L'EPA non ha proferito parola anche a proposito della qualità dell'aria a Venice, dove si rileva che l'idrogeno solforoso nell'aria era stato misurato a 1192 parti per miliardo il 7 maggio. Cinque parti per miliardo sono considerate pericolose per la salute dell'uomo. I rapporti del 7 maggio mostrano anche che il tasso di benzina nell'aria è stato misurato in 5000 parti per miliardo, livello pericoloso per la salute. Il propileneglycol, un componente prevalente nel Corexit 9500 è stato misurato nelle acque del Golfo a 150 volte rispetto la concentrazione letale.

La BP ha ingaggiato a monitorare gli effetti del disastro petrolifero attuale la stessa società che ha effettuato la prova della qualità dell'aria dopo la marea nera provocata dal ciclone Katrina sulla raffineria Murphy di Chalmette. Questa società è stata definita "palesemente bugiarda" da ecologisti e soccorritori in occasione di entrambi gli incidenti.

Gli operatori della BP sono anche stati colti mentre scaricavano in buche nel terreno in Mississipi e a St. Tammany Parish, Louisiana, dei residui di catrame che provenivano dalle acque e dalle spiagge. La fanghiglia di petrolio si sta infiltrando nelle falde freatiche locali.

Titolo originale: "The Gulf oil disaster truth"

Fonte: http://www.waynemadsenreport.com/
Link
13.07.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di LUIGI FRESCHI

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Convivere con un inceneritore

by Cloro


Casa mia dista dall’inceneritore di Figino (nella foto) circa 1000 metri in linea d’aria. Se ci arrivate in macchina il contachilometri puo’ dirvi che avete fatto 4 km, tra stradine e curve, ma insomma, la distanza è quella.
La storia dell’inceneritore Milano-2 (figino- Silla) è una storia di due ciminiere molto inquinanti, che lasciano i davanzali delle finestre neri. L’unico vantaggio è che a casa mia, d’estate, pur stando in un posto molto verde, non ci sono le zanzare, contrariamente a tutta milano che d’estate langue tra fornellini e zanzaricidi varii. Qui non ce n’è bisogno.

Da quando sto qui, la battaglia per l’inceneritore è sempre stata attiva, in passato. Alla fine i comitati di quartiere si sono battuti (Figino è stato tra i comuni piu’ precocemente “incancreniti” d’Italia con percentuali anche del 20% superiori alla media nazionale) e per 5 o 6 anni obbligarono il comune ad abbassare le quantità di rifiuti bruciati e le zanzare tornarono.
Poi l’”innovazione e il progresso” avanzarono: l’attuale inceneritore è stato inaugurato nel 2003, ma ne sostituisce un altro che ci stava gia’ da molto prima (Figino fu il secondo inceneritore di Milano, il primo stava vicino all’Ortomercato) che stava a 50 metri dall’attuale e che è stato integrato dove si poteva: infatti oggi sputano veleno sia la vecchia che la nuova mega-ciminiera. Le zanzare, dal 2003, sono scomparse di nuovo.
Anyway, da casa mia l’inceneritore non dà fastidio: qualche puzzaccia le sere d’inverno, niente zanzare, che qui d’estate non è poco e, da quando c’è il nuovo inceneritore le massaie non protestano piu’ perchè in effetti è diminuta la quantità di polvere sui davanzali.
E’ alla notte, quando l’estate impesta Milano con un’umidità schiacciante e il tormento dell’aria ferma, che vi accorgete delle cose.
Il clima milanese estivo non facilita certo il sonno, quindi si tira tardi finchè lui vince. A quel punto si fanno le due e mezza-tre di notte come ridere.
E a quell’ora prende corpo un fetore insopportabile, mortifero, invasivo. Non c’è scampo da nessuna parte, potete chiudere finestre e tapparelle, ma lui è già entrato in casa. L’odore della PLASTICA BRUCIATA. Lo sentite come se bruciaste una tanica a tre metri dal vostro corpo. Siete obbligati a “mandarlo giu’” anche se vi viene da vomitare. Quando ero piccola, negli anni ‘60, mi è capitato di sentirlo parecchie volte perchè passavo spesso da un capannone che fabbricava “Moplen” quell’odore nauseante per davvero. E già allora provavo un disagio fisico davvero insopportabile. E non c’è scampo, se davanti a una vista brutta potete girare lo sguardo dall’altra parte, con l’odore non c’è storia.
Di notte potenziano la quantità combusta, capito? Contano sulla maggioranza che dorme, ma potenziano e di fatto innescano un massacro di massa. L’odore della plastica è diossina…e si sente con chiarezza, a non dormire, che ci sta facendo male, in quel momento lì che lo percepiamo.
Poi però fanno le campagne contro “le sigarette che fanno male”.

dal sito  http://www.cloroalclero.com/

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Benvenuti nel Mar Morto

di Massimo Mazzucco

Di petrolio nel Golfo del Messico ora ne sgorga un pò meno. In compenso comincia ad abbondare il Corexit, il composto chimico “disperdente” utilizzato dalla BP per “far sparire” il petrolio alla vista delle telecamere. Ma la sua tossicità sembra essere micidiale, ed i suoi effetti a lungo termine sono ancora tutti da scoprire.

Nemmeno di fronte ad un disastro di queste dimensioni gli uomini della BP e del governo federale – che ormai sembrano viaggiare all’unisono, contro il buon senso e contro la volontà popolare - hanno saputo rinunciare al classico atteggiamento “allopatico”, tipico della nostra cultura occidentale, che ti spinge a combattere il sintomo con un qualunque antidoto, anche a costo di danni collaterali mille volte più gravi.

Non importa se ammazzi tutto quello che c’è intorno, l’importante è che il petrolio “non si veda”.

Il Corexit infatti riesce a disgregare il petrolio fino a renderlo invisibile, ...

... ma naturalmente non è in grado di farne scomparire una sola molecola. Il residuo disgregato finisce in parte sul fondo marino, ed in parte rimane a galleggiare sotto la superficie, formando delle ampie macchie scure che sono molto simili a quelle del plancton. Talmente simili, in realtà, che i pesci abituati a cibarsi di plancton vi entrano felici con le fauci spalancate, convinti di avere davanti il loro pranzo di Natale. Vanno invece ad ingollare miliardi di molecole altamente tossiche, che andranno a fissarsi per sempre nella loro carne, portandoli probabilmente ad una morte precoce.

E di certo nessuno proteggerà le nostre tavole dai pesci saturi di Corexit, con risultati a lungo termine, per la nostra salute, che nemmeno possiamo immaginare.

Naturalmente, la società che produce il Corexit sostiene che sia “meno dannoso del normale sapone da cucina”. Talmente poco dannoso, in realtà, che la stessa casa produttrice suggerisce di usare maschere, guanti e occhiali protettivi quando lo si maneggia. Talmente poco dannoso - ironia della sorte - che nella stessa Inghilterra il Corexit è addirittura proibito.

In realtà il prodotto è talmente tossico che alcuni pescatori, venuti inavvertitamente in contatto con acqua marina contenente Corexit, hanno immediatamente registrato disturbi polmonari, gonfiori alla gola e bruciature sulla pelle. E questi pescatori erano stati solo colpiti dagli schizzi d’acqua di una rete che stavano tirando a bordo: figuriamoci cosa potrebbe succedere a chi cadesse in mare in una situazione simile.

Ormai i pescatori parlano di intere zone di mare in cui la vita è completamente scomparsa, sia sott’acqua che sul fondale, mentre gli specialisti di fauna marina sostengono che ci vorranno alcuni decenni per cominciare a ripopolare queste acque ormai condannate al totale deperimento biologico.

E mancano ancora tre settimane al completamento del primo dei due pozzi che dovrebbero – e diciamo dovrebbero – porre finalmente fine alla fuga di petrolio nel Golfo del Messico. Se questi non dovessero funzionare, c’è già chi comincia a suggerire che dovremo aspettare che il petrolio del giacimento si esaurisca del tutto.

Chissà, nel fattempo, quanti soldi sarà ancora riuscito a guadagnare Dick Cheney?

Massimo Mazzucco
dal sito www.luogocomune.net

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Il Disastro BP e la Fine della Vita Come la Conosciamo

di J. Doty Jr.

Questo è quanto. È finita. Preparatevi per l'anno più folle della vostra vita. 5 anni. 10 anni. Un giorno vi volterete a guardare la vita che facevate e penserete a come fosse facile, innocente. Siamo prossimi ad un collasso totale, sul bordo dell'abisso.


Se siete come la maggior parte delle persone probabilmente avrete già deciso che sto esagerando, senza nemmeno chiedervi perché sia giunto a queste conclusioni. Beh lasciatemi chiarire che anche io vorrei stare esagerando. Io non commercio mezzi di salvataggio o oro. Il mio lavoro non è a prova di recessione. Ho una famiglia.

Non è che mi sia svegliato oggi e fresco fresco mi sia detto in modo casuale che questa è la fine della vita come la conosciamo. Ho fatto molte ricerche, sforzandomi di prendere in considerazione solo fonti del tutto attendibili. Ebbene, le informazioni che sono emerse negli ultimi giorni non fanno che confermare i timori che quello che stiamo vivendo è in realtà un "Armageddon." E quando lo dico sono del tutto serio.

Ricapitoliamo. Il petrolio vomitato a 20.000 a 70.000 psi ha eroso altre pareti della stessa vena, in diversi settori. Questo significa che ormai abbiamo a che fare con un pozzo petrolifero letteralmente incontenibile, che sparge petrolio su tutti i fondali del Golfo. La copertura ha fallito. La tecnologia umana non può contenere un liquido espulso ad una pressione così enorme, soprattutto a tali profondità oceaniche. Semplicemente non possiedono una tecnologia appropriata alla risoluzione del problema.

I pozzi di soccorso sono essenzialmente inutili, dal momento che l'originale non può essere connesso ai nuovi, e continuerà a scaricare petrolio indipendentemente dal numero di altri pozzi scavati. Avevano bisogno di entrare nel tubo, riempire la vecchia vena di fango e cemento e poi dirottare il petrolio verso i nuovi pozzi. Ma poiché le pareti della vena crescono ogni giorno di diametro a causa della erosione, non c'è nulla da riempire. Questo perché ciò che resta del pozzo si sta disgregando, e giorno dopo giorno il petrolio trova nuove vie di fuga. Thad Allen, capo della Guardia Costiera, ha detto che il petrolio ormai non scorre più solo attraverso i canali perforati, ma è giunto "in comunicazione" con il fondo marino ed il fondale roccioso circostante.

Eh Già, questo è un bel problemone, ma purtroppo è solo la parte meno spaventosa. Solfuro di idrogeno, benzene, cloruro di metilene, e altri gas tossici stanno disperdendosi insieme al petrolio, in concentrazioni centinaia e migliaia di volte superiori rispetto a ciò che è considerato "sicuro" per l'uomo. Livelli letali. Presto gli uragani assorbiranno queste acque tossiche per poi restituirle sotto forma di pioggia. Letteralmente pioggia tossica. Fammi indovinare, la pioggia tossica non ti impressiona. La più grande minaccia tuttavia è già entrata in moto con le sostanze chimiche assorbite dalla atmosfera e portate in giro dal vento.

"La copertura mediatica del disastro BP fino ad oggi ha parlato di effetti deleteri principalmente per la fauna selvatica, ma l'ultima valutazione dei dati di monitoraggio dell'aria mostra una grave minaccia per la salute umana, messa a rischio dalle sostanze chimiche gassose disperse dal pozzo petrolifero."
Istituto per gli Studi sul Sud,10 maggio.

Già prese singolarmente queste sostanze chimiche in queste concentrazioni sarebbero letali. Mescolate tra loro è veramente impensabile quali effetti potrebbero produrre.

La fragile economia statunitense, nel bel mezzo di un timido accenno di ripresa, stressata dalla guerra e da una spesa pubblica fuori controllo, non è attrezzata per gestire una catastrofe di tale portata. Nessun paese al mondo può farlo. Ricordate in che modo sono riusciti a gestire l'emergenza Katrina? Ebbene Katrina rispetto alla catastrofe in corso è una esercitazione antincendio.

Mi chiedo come faranno stavolta che dovranno gestire evacuazioni di massa di città e interi stati. Leggi questo e questo. Quando incominceranno ad evacuare, i mercati ne risentiranno, e con essi la economia globale. Ciò causerà una crisi di fiducia del dollaro. I cittadini si ribelleranno, consapevoli di non avere più alcuna speranza di vivere una vita decente. Sarà poi dichiarata la legge marziale.

Non hanno alcuna possibilità di fermare quanto sta accadendo, in giro vi è solo una teoria circa la implosione della vena petrolifera. Eh, già, stiamo parlando di detonazioni nucleari della crosta terrestre sotto l'oceano. 

Stai acquistando la merda prodotta da BP? I comunicati stampa fasulli minimizzano? Stanno mentendo attraverso la censura dei media e la distruzione delle prove. Se vi fidate di loro, avete qualche problema.
 

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Troppo grande per fallire. Bp e marea nera. Risvolti economici della catastrofe ecologica

Voglio sapere di chi è il sedere da prendere a calci, disse qualche giorno fa il presidente Obama a proposito della marea nera.

Balle. Lo sa benissimo anche lui: la Bp, che ha trivellato il pozzo di petrolio fuori controllo, è troppo grande per fallire (esattamente come due anni fa le banche) anche se il valore delle azioni si è più che dimezzato dal fatidico 20 aprile.

Obama non prenderà a pedate nessuno dunque. I grandi manager con le valigie gonfie di dollaroni sono e saranno in salvo.

Invece tante piccole e medie realtà economiche stanno ricevendo molto peggio che semplici pedate. Le attività umane lungo il Golfo del Messico sono letteralmente stritolate dalla catastrofe ecologica. Davanti alla Caritas della Louisiana c’è la fila.

falsobp2La Bp ha già speso 2,35 miliardi di dollari per (cercare di) contenere il petrolio e ripulire le spiagge: noccioline. Ci sono i 20 miliardi del fondo di garanzia per i danni futuri. In realtà analisti ritengono che il conto totale si avvicinerà ai 100 miliardi di dollari. Salute!

Infatti guardate il grafico relativo all’andamento delle sue azioni in borsa. Lo screenshot è di ieri pomeriggio; cliccandoci sopra si accede alla versione aggiornata. Il pallino rosso è una mia aggiunta sul 20 aprile, quando a Londra il titolo era sui 650 pence. Adesso è sotto i 300.

grafico bp

Sta finendo gambe all’aria, si direbbe. Ma Business Week elenca i motivi per cui Obama non può concedersi il lusso di lasciare andare la Bp per la sua strada: è il maggiore fornitore di petrolio e gas degli Stati Uniti (un miliardo di barili al giorno: non si può mica farne a meno) e ha assicurato agli Usa l’accesso ad alcune risorse petrolifere strategiche nella regione del Mar Caspio, controbilanciando lo strapotere nell’area della Russia.

falsobp3Dunque Obama dovrà venire a compromessi. I grandi manager possono tirare un sospiro di sollievo: niente calci nel sedere. Per la gente comune però è tutt’altro paio di maniche.

Le attività economiche stanno andando in rovina attorno al Golfo del Messico intossicato dalla marea nera. Soprattutto in Louisiana, ma anche in Mississippi, Florida (e in parte Alabama) si campa di pesca, turismo, petrolio.

Ora le nuove trivellazioni nel Golfo del Messico sono sono vietate. La pesca è vietata sul 33% delle acque: per adesso. E i turisti hanno le spiagge incatramate.

Alcuni analisti ritengono che un milione di persone possano perdere il lavoro a causa della marea nera. I quattro Stati hanno una popolazione complessiva di circa 30 milioni di persone, lattanti e novantenni inclusi.

falsobp4Non è il momento migliore per cercarne un nuovo impiego, ne converrete: e negli Stati Uniti forse ancor meno che altrove. Soprattutto i pescatori: persone semplici, che sanno fare solo quel mestiere.

I pensionati, poi. La maggioranza dei fondi pensioni britannici possiede quote Bp. Idem molti fondi pensione negli Usa, fra cui quelli degli Stati di New York, Florida, Illinois… Il reddito di milioni e milioni di anziani rischia seriamente di diminuire a causa delle batoste economiche che la marea nera infligge al colosso petrolifero.

Ed è ancora presto per fare il punto vero della situazione. Nella migliore delle ipotesi il pozzo sarà turato in agosto. Altri dicono non prima di Natale. E, quando finalmente avverrà, il petrolio non sparirà per magia dal mare.

Su Business Week perchè gli Usa non possono girale le spalle alla Pb

Su Washington Post la disperazione in Louisiana per la marea nera

Dal Guardian i contraccolpi della marea nera sulle pensioni inglesi; da Reuters (via Yahoo! News) sulle pensioni statunitensi

Su Associated Press via Yahoo! News l’aggiornamento sulla situazione economica ed ecologica della marea nera

Su Treehugger a causa della marea nera un milione di persone rischia di perdere il lavoro

dal sito http://www.blogeko.it

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Marea nera. 80.000 barili... e cominciò a Febbraio.

di Debora Billi


Due notizie piuttosto clamorose per la giornata di oggi.
L'eterna querelle sul quantitativo di barili che fuoriesce continua, e stavolta a fare rumore è la dichiarazione dell'ormai mitico CEO della BP, Tony Hayward, che durante la sua testimonianza al Congresso ha dichiarato che entro Luglio le sue navi saranno in grado di prelevare "tra i 60 e gli 80 mila barili di greggio al giorno" dal pozzo Macondo. Una cifra impressionante alla quale non avrei creduto solo qualche settimana fa, ma che ora arriva direttamente dalla BP. E fino a poco tempo fa si davano ostinatamente per buoni i 5000 barili: non sapevano ancora fare i conti, oppure siamo stati deliberatamente ingannati?
La seconda notizia è ancora peggio, e la fonte è l'indiscutibile Bloomberg. Ve la riporto così com'è:
La BP combatteva per chiudere le crepe nel suo pozzo di Macondo fin dal mese di Febbraio, più di due mesi prima dell'esplosione che ha ucciso 11 persone e sta spargendo petrolio nel Golfo del Messico. Ci sono voluti 10 giorni per chiudere le prime crepe, secondo dei report che la BP ha fornito al Minerals Management Service e che sono stati scoperti dagli inquirenti del Congresso. Crepe nella roccia circostante hanno continuato a complicare le operazioni di trivellazione anche nelle successive settimane. (...) Quando hanno scoperto che c'era molto petrolio là sotto, tutte le decisioni prese avevano il solo obiettivo di riuscire a prelevarlo ad ogni costo. E' stato un viaggio verso l'apocalisse fin dall'inizio.
L'articolo prosegue raccontando come già all'inizio di Marzo, mentre si cercava ancora di sistemare il casing del pozzo, è cominciata la battaglia per mantenere il controllo delle fuoriuscite di gas. L'ostinazione con cui la BP ha esposto se stessa, i suoi lavoratori, i cittadini americani e l'intero ecosistema al rischio di un disastro è davvero sconcertante, e tutto per l'avidità di mettere le zampe su quel petrolio. Ecco spiegati, en passant, altri misteriosi eventi come la vendita delle azioni BP e l'acquisto del disperdente molto prima del disastro, come sospettavamo qualche giorno fa.
Intanto, sui forum americani si diffonde il panico. Chi vive sulla costa sente tremende puzze "chimiche", ed alcuni cittadini si sono attrezzati acquistando rilevatori di benzene e altre sostanze ed andando a fare test fai-da-te sulle spiagge. A tal punto è ridotta la fiducia nelle istituzioni e la credibilità di ciò che ci raccontano.

dal sito http://petrolio.blogosfere.it

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L’Unione Europea li elimini. Su Facebook e su internet la petizione contro gli imballaggi inutili

E’ da ieri su internet una petizione in otto lingue per convincere l’Unione Europea a eliminare gli imballaggi inutili.

Il problema dei rifiuti si risolve riducendo i rifiuti, prima ancora che con il riciclaggio: ma nulla e nessuno vieta alle aziende di avviluppare i prodotti in involucri che servono solo per catturare l’attenzione e per riempire le pattumiere e le discariche.

L’obiettivo è raggiungere un milione di firme e investire della questione il Parlamento europeo.

La petizione contro gli imballaggi è un’idea di Frederic Crepin, francese. Ha aperto un gruppo su Facebook che attualmente conta oltre 132.000 iscritti e poi, con l’aiuto di un avvocato parigino esperto in diritto ambientale, ha messo on line la petizione.

Vi si leggono affermazioni a mio parere assolutamente condivisibili: “poichè l’imballaggio può rappresentare l’80% del peso totale di un prodotto finito e incidere sino al 65 % del suo costo, la riduzione degli imballaggi deve permettere ad ogni consumatore di ridurre in modo equivalente il volume globale della sua produzione di rifiuti e allo stesso tempo di realizzare delle economie di pari valore”.

Si può solo aggiungere una cosa: l’eliminazione degli involucri inutili comporta anche un risparmio sulla bolletta dei rifiuti, dal momento che diminuisce la massa di roba da trasportare, gestire e smaltire.

Dice ancora la petizione: gli imballaggi “impiegati unicamente allo scopo d’assicurare lo sviluppo delle vendite dei prodotti contenuti” danneggiano l’ambiente, e solo “una riduzione dei rifiuti all’origine permetterà di limitare l’impatto dei prodotti del nostro consumo”.

“Poichè il diritto dell’Unione Europea e in particolare la direttiva europea 94/62 non propongono dei criteri per limitare l’immissione sul mercato degli imballaggi, chiediamo alle istituzioni europee di prendere delle misure per imporre alle industrie di limitare gli imballaggi” in termini di massa e di volume, riducendoli al minimo indispensabile per l’igiene.

In base al Trattato di Lisbona, se la petizione raggiungerà un milione di firme provenienti da un terzo dei Paesi dell’Unione essa verrà trasmessa alla commissione competente del Parlamento europeo, che verificherà la mancanza di una legislazione in materia. E la lacuna, si spera, verrà colmata.

Io ho già firmato. Frederic Crepin è intenzionato ad organizzare un’altra petizione europea, stavolta per spegnere le insegne luminose dei negozi durante la notte. Un’altra idea assolutamente condivisibile.

La petizione europea su internet per eliminare gli imballaggi inutili

Il gruppo su Facebook per eliminare gli imballaggi inutili

Su Afp gli eco-cittadini d’Europa contro gli imballaggi inutili

dal sito http://www.blogeko.it

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Ambiente.


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Marea nera, è già nella Corrente del Golfo...

Ma secondo voi, 'sti cazzoni della BP sono più angosciati per aver causato una catastrofe ecologica mondiale o per i miliardi che stanno perdendo con le centinaia di migliaia di barili dispersi a mare?

di Debora Billi

E' una notizia Associated Press di pochi minuti fa.
Un ricercatore ha detto all'Associated Press che i modelli al computer mostrano che il petrolio ha già raggiunto la potente strada di acqua conosciuta come la Corrente del Golfo, che può spingere il greggio nell'Oceano Atlantico.
Intanto il "siringone" della BP, che vive pericolosamente in quanto si è già spostato almeno una volta, sta prelevando circa 1000 barili al giorno, da un pozzo che ne butta fuori tra i 5000 e i 60.000 (nessuno è stato ancora capace di fornire dei dati sicuri). Praticamente una goccia nel mare.
Sul fondo del Golfo poi, c'è uno strato di greggio che, a quanto riportato, è alto decine di metri. Secondo una nave oceanografica che si trova in quei paraggi, sul fondale ci sono fuoriuscite di petrolio lunghe 10 miglia e larghe 3. Ma la BP ha negato l'autorizzazione ad ulteriori spedizioni scientifiche impegnate a stabilire cosa stia accadendo all'ecosistema.
"La risposta è no. Non faremo altri tentativi per calcolare il flusso, a questo punto. Non è rilevante per la soluzione del problema, e può distrarre dagli sforzi".
Viene da chiedersi a chi appartengano, quelle acque. 
Ma l'idea che tutto questo petrolio si avvii nel Nordatlantico, inquinando ipoteticamente fino in Europa, è una cosa da far tremare davvero. Le responsabilità della BP saranno quelle di aver causato una catastrofe mondiale.
Non resta che aspettare che il petrolio del Golfo arrivi a lambire le falde del vulcano Eyjafjallajokul in Islanda, e abbiamo chiuso il cerchio per questo 2010.

dal sito http://petrolio.blogosfere.it/

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Marea nera. Il silenzio dei finti tonti.

di Debora Billi

Da giorni seguo questa faccenda della "marea nera" , un disastro ambientale senza precedenti: non tanto per la sua attuale estensione (pur notevole) quanto per il fatto che, al momento, pare destinata ad espandersi ad oltranza.


Quello che davvero mi sbalordisce è come i nostri media NON stiano informandoci sulla vicenda. I quotidiani online per ore o giorni interi non hanno neppure un titoletto in home page, eppure posto ce ne sarebbe, se togliessimo il compleanno di Clint Eastwood o uno dei 3 o 4 articoli calcistici; i telegiornali nazionali non la menzionano neppure, preferendo i soliti gatti salterini. E' una notizia noiosa? Poco interessante? Forse: ma quando si tratta di vulcani, terremoti e tsunami ci toccano ore e ore di servizi strazianti in cui si sguazza nella disgrazia. Anche i disastri ambientali sono spesso ghiottonerie per la TV piagnona, e ricordo quando Saddam causò il medesimo tipo di inquinamento petrolifero nel Golfo Persico ci toccarono persino le interviste ai cormorani coperti d'olio (e per giunta falsi, come si scoprì in seguito).

Stavolta niente animazioni angoscianti, niente "esperti" che ci descrivono il disastro, niente WWF che invoca iniziative per la fauna marina, niente interviste ai poveri pescatori col pupo in braccio e niente previsioni per i prossimi giorni. Niente di niente, eppure ce ne sarebbe da dire per fare audience.

Non crediate sia la solita mala informazione italica. Lo stesso accade in USA, Paese direttamente coinvolto dalla catastrofe ambientale e dove si rischia seriamente di compromettere migliaia di chilometri di habitat costiero, per tacere delle migliaia di posti di lavoro. Eppure, gli americani lamentano come anche da loro i principali TG tacciano per giorni interi, senza riferire alcunché riguardo alla marea nera. Si trasmettono appena le notizie indispensabili in poche parole.

Come mai succede ciò? In USA la storia è estremamente imbarazzante per il governo. C'è un comando unificato che sta gestendo la crisi (qui il sito), di cui fanno parte una serie di agenzie governative (dal NOAA all'Homeland Security ai vari dipartimenti ambientali dello Stato) e in primis la BP, che sarebbe l'unica in grado di venire tecnologicamente a capo della matassa. Ma il problema è proprio che non si sa come venirne a capo: e pubblicizzare un fallimento dietro l'altro, seguendo contemporaneamente l'inesorabile allargarsi della macchia sulle coste di mezzi Stati Uniti non è un granché per l'immagine, per tacere dei cittadini infuriati e dei pescatori del Sud a cui occorrerebbe francamente dire "cambiate mestiere, voi i vostri figli e i vostri nipoti".

E in Italia? Beh, che una piattaforma possa di punto in bianco esplodere, causando un simile inarrestabile cataclisma, e che le compagnie petrolifere non abbiano la più pallida idea di come fermarla non è cosa da raccontare al TG1, soprattutto considerando che l'Adriatico, lo Ionio e il Canale di Sicilia possono vantare ben 115 piattaforme, quasi tutte per l'estrazione di gas più qualcuna petrolifera. Qualcuno potrebbe chiedersi se sono sicure, se proprio ne abbiamo bisogno (visto anche che il petrolio estratto è di bassissima qualità). Il Ministero ha disposto l'immediato blocco di tutti i permessi di trivellazione, e il controllo di tutti gli impianti offshore, ma anche questa è una notizia poco pubblicizzata...



Marea nera. E ora ci buttiamo la monnezza.
 
E' davvero incredibile la gestione di questa crisi sul fondale del Golfo del Messico. Le ultime notizie sono della serie "non si sa se ridere o piangere". Però, se francamente non è lecito incolpare i pur bravissimi tecnici per non sapere rispondere ad un evento senza precedenti e dalle sfide insormontabili, è forse più lecito risentirsi per essere arrivati a questo punto a causa di una probabile incuria nei confronti dei potenziali rischi (pare che la piattaforma sia esplosa per una sottovalutata fuoriuscita di gas).


Insomma, l'ultima pensata dell'unità di crisi è quella di gettare monnezza nel pozzo. Proprio così: vecchi pneumatici fatti a pezzi e palle da golf, parola di CNN online. Lanciati ad alta pressione, con la speranza di tappare tutto "come si fa per otturare un gabinetto". Se qualcuno telefona alla BP, magari abbiamo trovato il modo di liberarci delle ecoballe napoletane.

Per come si stanno mettendo le cose, se anche questo sistema non funziona l'ultima chance sarà quella di lanciarci dentro giovani vergini.


dal sito http://petrolio.blogosfere.it/