PdL, tesseramento flop? Solo 18mila tessere
di Dario Ferri
Dovevano essere un milione secondo le intenzioni di Berlusconi. Per ora, scrive il Riformista, ne sono state sottoscritte pochissime. I maggiorenti del partito sperano in un’impennata durante le Regionali. Altrimenti rischiano il posto.
“Per Natale regalate e regalatevi una tessera del Popolo delle Libertà, raggiungeremo un milione di iscritti”: era un Silvio Berlusconi raggiante quello che verso la metà di dicembre, poco prima dell’aggressione in piazza Duomo, si diceva sicuro di sé e dei risultati che si sarebbero raggiunti nella campagna di tesseramento del suo partito. Una sicurezza confermata dai sondaggi, che dopo il fattaccio di Tartaglia, davano la popolarità del presidente del Consiglio in continua crescita.
UN MEZZO FLOP? – Eppure, lo scrive oggi il Riformista in un articolo a firma Alessandro De Angelis, sembra che ci sia qualcosa che non va: dall’inizio della campagna di adesione soltanto 18mila tessere sono state staccate dal partito di governo, dopo due mesi: “La verità è che il meccanismo non funziona - spiega un funzionario anonimo al quotidiano diretto da Antonio Polito – Uno prende la tessera perché qualcun altro, dall’interno, gliela chiede. Ma la campagna non sta decollando perché il partito non c’è. Cifre alla mano, quel numero di tesserati copre sì e no il numero degli amministratori e degli eletti sul territorio“. Un problema di non facile soluzione, frutto, secondo alcuni anche dell’assenza di candidati autenticamente berlusconiani nelle elezioni regionali che stanno arrivando. E che finirà per investire, se le cose non cambieranno in fretta, i vari responsabili del PdL che oggi sono al comando, e domani potrebbero finire in panchina.
POSTI A RISCHIO – I posti a rischio sarebbero quelli del trendyssimo Denis Verdini e degli ex colonnelli finiani, per i quali i risultati delle Regionali saranno decisivi: dopo l’affaire pugliese, con la candidatura del “delfino” del ministro Fitto Rocco Palese non ritirata anche dopo la richiesta esplicita di Berlusconi (“Ha già cominciato la campagna elettorale”, dichiarò Fitto dopo l’invito di Silvio a trovare un accordo con la Poli Bortone), e qualche altro screzio locale, se non si vince nelle regioni decisive ci sarà un clamoroso rimpasto, da accompagnare a quello del governo. E tutto il potere andrà a Sandro Bondi, che verrà sollevato dal ministero della Cultura (dove è pronto Giancarlo Galan per sostituirlo) per tornare al partito, insieme magari ad Italo Bocchino per rappresentare la corrente finiana. Gli altri sono destinati a sedersi in panchina. Chissà per quanto.
dal sito http://www.giornalettismo.com
0 commenti:
Posta un commento