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... jattura dell’economia “globale”

Fonte: http://www.rinascita.info/cc/RQ_Economia/EkVAluyAyAfDseVZjk.shtml

Da questo atteggiamento non può che risultare un crollo di produttività nell’industria. Questo non assolve i sindacati, che spesso tra parentesi hanno i loro uomini dentro gli stessi uffici. Se anche Marchionne volesse ammodernare qualche impianto italiano, infatti, si sentirebbe dire che non ci sono le competenze per usare sistemi più aggiornati. Si accusa la scuola di non formare specialisti, ma la verità è che ne vengono formati, eccome: solo che lo specialista verrà puntualmente respinto in sede di colloquio da quella zecca specializzata che chiamiamo “risorse umane”, o “consulente del personale”, o sa chi come.Se anche qualcuno di questi individui venisse assunto per sbaglio, non appena la sua preparazione e la sua produttività venissero in conflitto con l’incapacità altrui, tutto passerebbe ancora alle “risorse umane” e il “sociopatico” che non si adegua alla mediocrità segnalando l’inefficienza del processo verrà prima emarginato e poi portato alle dimissioni; in ogni caso punito per la colpa di essere “troppo tecnico”, ovvero competente.Questo è successo, ovviamente, anche agli “alti livelli”. Un tempo per occuparvi di automobili dovevate capirne qualcosa. Oggi no; il disastro di General Motors è stato dovuto principalmente all’ostinazione di alcune persone che di auto capivano sega.Agli alti livelli, il fenomeno iniziò negli anni ‘80: improvvisamente un sacco di persone avevano studiato per “fare il manager”, senza ricordare che “fare il manager” non significa nulla, dal momento che il manager di un’azienda che produce polliarrosto per il catering e di una che produce semiconduttori fanno cose diverse.Per tutti gli anni ‘90, fu una serie di disastri industriali, prodotti da manager che passavano dai semiconduttori ad Apple (Gil Amelio), da palesi incompetenti che mandarono quasi al disastro Ford dopo Iacocca. Insomma, questi personaggi che avevano studiato “management” tentavano di entrare nell’industria, e fallivano. Fallivano perché incompetenti.La risposta razionale a questo problema sarebbe stata che studiare a scuola “management” come materia pura e poi immettersi nel circuito del lavoro era una follia perché sarebbero mancate le competenze nel settore specifico. Ma i nostri “menagger” erano impazienti, e così si concentrarono tutti sull’unico settore che non richieda delle vere competenze misurabili secondo una metrica della produttività. Essi concentrarono, tutti insieme, le loro carriere nel mondo della finanza, mondo nel quale la sola produttività richiesta è quella di saper modificare indici che non hanno nessuna relazione con una vera produttività nel mondo materiale.Tutte queste persone hanno creato ed affermato un’ideologia secondo la quale il finanziere non deve saperne nulla di uno specifico settore, perché lui investe sulla base di dati finanziari, usando solo strumenti finanziari, ed ottenendo soltanto risultati finanziari. Nessuna competenza specifica nel settore produttivo è richiesta.Dal punto di vista industriale, il loro lavoro è un disastro: quando un’azienda taglia il personale e chiude una fabbrica sul piano industriale ha perso forza; ha perso peso sul piano delle relazioni con il governo locale , ha perso capacità logistica a iosa. E specialmente, ha perso competenze e capitale umano. In compenso, ha migliorato il bilancio nel breve termine.L’intervento industriale corrispondente, cioè rinnovare il sistema produttivo , modernizzare l’infrastruttura e alzare così la produttività, è ovviamente il più pagante sul piano industriale, specialmente nel medio e lungo termine. Ma l’ideologia dominante di questi personaggi è che se questo richiede competenze tecniche allora non è moderno: rinnovare l’azienda , modernizzarla e innovarla richiede di capirci qualcosa. Richiede di capire il mercato. Richiede una visione. Tutto questo è venuto a mancare in quella figura del “finanziere puro” che investe leggendo dati di bilancio, sulla base di un forecast stampato sulla carta, e di un outlook calcolato secondo formule che dal punto di vista logico sono stregoneria pura. Queste due ideologie, quella del “manager che non deve per forza capirci qualcosa” e quella delle “human resources che la competenza tecnica non è tutto” si sono unite, hanno formato una sinergia, espellendo dal mercato del lavoro occidentale tutti gli elementi più produttivi, o relegandoli nella suburbia.Queste due ideologie hanno premiato fabbriche stracolme di simpatici incompetenti, guidate a loro volta da socievoli imbecilli, e il disastro è sotto gli occhi di tutti.Abbiamo riso di Fantozzi. Ma quella era una profezia, non un film comico.E il fatto che ci facesse ridere, semmai, avrebbe dovuto farci pensare: potevamo ridere finché quel mondo lo vedevamo in TV. Oggi che lo abbiamo costruito sul serio, ci sembra molto, molto, molto meno divertente.Il megadirettore galattico, signori, è davvero uno stronzo.E in fondo, lo sapevamo tutti.

Uriel Wolfstep

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