Libertà di stampa
di Rita Pani
Sono stati resi pubblici i dati di Freedomhouse sulla libertà di stampa, per il 2010. L’Italia anche quest’anno fa la sua porca figura piazzandosi al 75° posto, molto dopo Tuvalu (io me lo sono cercata su google), ma per fortuna molto prima del Burundi e questo ci riempie d’orgoglio.
Sappiamo bene che questa limitazione della libertà è dovuta al regime fascista che governa subdolamente il paese, unito al problema del monopolio dell’editoria italiana, e forse meglio sappiamo che in Italia, la questione non è avvertita esattamente come un problema. Chiunque sia possessore di un telecomando, infatti, si sentirà padrone di scegliere, e quindi libero. A lui poco importa quale sia il prodotto propagandistico di cui fruisce, ma sarà orgoglioso di optare per il TG1, aborrendo il TG4. Ti dirà semmai, che non è vero che non c’è libertà, perche tu (proprio io) puoi ancora scrivere su un blog.
E in effetti molti di noi provano a combattere proprio attraverso la parola spalmata su un foglio virtuale, e lo fanno con convinzione e dedizione, confessando a loro stessi, nel massimo dello sconforto, la consapevolezza di quanto inutile o poco incisivo possa essere. La politica ormai, è solo una mera questione di numeri, e fortuna loro siamo rimasti in pochi veramente senzienti. Ci lasciano in questa parvenza di libertà, solo ed esclusivamente perché non siamo nocivi per la loro.
Certe volte, leggendo i giornali, ho come l’impressione che più grave della limitazione della libertà di stampa, sia la quasi totale mancanza di libertà di discernimento. Perché è vero che ancora ci sono giornalisti capaci di fare il loro mestiere con passione, ma qualunque sia la storia che loro si impegnano a raccontare, non sortisce alcuna reazione. Come se il lettore fosse ormai totalmente privo di volontà.
Ma c’è anche lo svilimento della parola, usata e abusata, che ha finito per perdere il suo significato. Così, ogni giorno, leggiamo sulle pagine politiche dei giornali, della terribile questione immorale che negli ultimi due anni di barbarie berlusconiana, è spesso usata per nascondere i problemi reali del paese, assimilandola quasi come se fosse il gossip sulle nuove tette della nuova amante del re, senza nemmeno essere capaci di pensare alla ribellione. Additiamo il ladro, e andiamo avanti – tanto rubano tutti – subiamo i soprusi di un governo che garantisce solo sé stesso – ci hanno insegnato a chiamarla casta, e quindi è normale così.
Ho come l’impressione che se anche le cose cambiassero, e si fosse veramente liberi di raccontare i fatti per quello che sono, non cambierebbe nulla; anche perché è proprio la politica ad aver cambiato linguaggio. Prendete per esempio la corruzione di scajola: se davanti a un ministro ladro l’opposizione (tranne IDV) chiede che il ministro “chiarisca o che si dimetta”, sarebbe stato diverso con una stampa più libera?
Ora qua in Burundi ci attende la campagna per la normalizzazione del nucleare. Presto a suon di spot di propaganda ci insegneranno che dalle centrali nucleari si produce acqua minerale che rigenera la fauna fluviale e che dà nuova linfa ai pioppi, ci insegneranno che potremo sprecare energia elettrica perché costerà meno di un francobollo, e soprattutto che un ulteriore aumento delle patologie cancerogene saranno comunque inferiori alle altre nazioni europee, e tanto male che vada ci si potrà far trapiantare del midollo, nelle cliniche d’eccellenza italiane, sempre migliori delle altre nazioni europee.
A ricordare che tutto questo sarà in mano a scajola, resteremo noi. Liberi cittadini, liberi scrittori che hanno scelto di non prostituirsi, liberi giornalisti freelance che tengono indosso mutande di ferro. E non serviremo a nulla, se non a ribadire, sempre tra noi, ciò che purtroppo ci è noto da tempo.
Rita Pani (APOLIDE LIBERA)
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