La scarsità di uranio potrebbe far saltare i piani di nuove centrali nucleari
ma noi costruiremo le nostre nuove fiammanti centrali nucleari!
Lo dice Silvio, lo dice Scajola!
Fonte: http://www.valori.it/italian/economie-sostenibili.php?idnews=1825
L’uranio proveniente da fonti secondarie (il 40% del totale) finirà entro un decennio, prevede l’Aiea. E anche quello dei giacimenti potrebbe scarseggiare ben prima di quanto previsto dalle compagnie del settore e dagli organismi internazionali. Inevitabi
Quando si parla di costi dell’energia, chi punta sul nucleare per ridurre le emissioni di CO2, considera solo quelli per costruire le nuovi centrali. Mai quelli necessari a far funzionare gli impianti: l’uranio, infatti, al pari di carbone e petrolio, è una risorsa finita e, quando inizierà a scarseggiare, il suo prezzo è destinato a crescere. Quel momento potrebbe essere più vicino di quanto si creda. Delle 66.500 tonnellate di uranio usate ogni anno nelle attuali centrali sparse nel mondo, il 60% proviene dai giacimenti. Il restante 40% deriva da fonti secondarie (come testate nucleari in esubero) ma l’Aiea (l’Agenzia Onu per l’Energia Atomica) ha già previsto che questo secondo metodo d’approvvigionamento si esaurirà entro i prossimi dieci anni.E anche sul fronte giacimenti, la situazione potrebbe essere altrettanto incerta, nonostante l’Aiea e l’Agenzia per l’energia nucleare dell’Ocse stimino le scorte d’uranio sufficienti per altri 85 anni a meno di 130 dollari al chilo. Una previsione rosea, quella delle due organizzazioni, contenuta in un loro rapporto – noto come Red Book – stilato ogni due anni. Che però non convince molti esperti: “I dati sulla produzione primaria di uranio contenuti nel rapporto sono incredibilmente deboli”, denuncia Michael Dittmar, ricercatore dell’Istituto federale svizzero di Tecnologia. In primo luogo, il Red Book è redatto sulla base di questionari che ciascuno Stato interpreta in modo diverso e compila secondo i dati forniti dalle compagnie minerarie. Ecco perché “l’accuratezza di tali dati è tutta da dimostrare”. Le previsioni di Dittmar, che considerano i giacimenti finora noti e stimano quelli plausibili in futuro, sono di tutt’altro tenore. E l’uranio potrebbe iniziare a scarseggiare molto prima di 85 anni. C’è anche una data: il 2013.
Quando si parla di costi dell’energia, chi punta sul nucleare per ridurre le emissioni di CO2, considera solo quelli per costruire le nuovi centrali. Mai quelli necessari a far funzionare gli impianti: l’uranio, infatti, al pari di carbone e petrolio, è una risorsa finita e, quando inizierà a scarseggiare, il suo prezzo è destinato a crescere. Quel momento potrebbe essere più vicino di quanto si creda. Delle 66.500 tonnellate di uranio usate ogni anno nelle attuali centrali sparse nel mondo, il 60% proviene dai giacimenti. Il restante 40% deriva da fonti secondarie (come testate nucleari in esubero) ma l’Aiea (l’Agenzia Onu per l’Energia Atomica) ha già previsto che questo secondo metodo d’approvvigionamento si esaurirà entro i prossimi dieci anni.E anche sul fronte giacimenti, la situazione potrebbe essere altrettanto incerta, nonostante l’Aiea e l’Agenzia per l’energia nucleare dell’Ocse stimino le scorte d’uranio sufficienti per altri 85 anni a meno di 130 dollari al chilo. Una previsione rosea, quella delle due organizzazioni, contenuta in un loro rapporto – noto come Red Book – stilato ogni due anni. Che però non convince molti esperti: “I dati sulla produzione primaria di uranio contenuti nel rapporto sono incredibilmente deboli”, denuncia Michael Dittmar, ricercatore dell’Istituto federale svizzero di Tecnologia. In primo luogo, il Red Book è redatto sulla base di questionari che ciascuno Stato interpreta in modo diverso e compila secondo i dati forniti dalle compagnie minerarie. Ecco perché “l’accuratezza di tali dati è tutta da dimostrare”. Le previsioni di Dittmar, che considerano i giacimenti finora noti e stimano quelli plausibili in futuro, sono di tutt’altro tenore. E l’uranio potrebbe iniziare a scarseggiare molto prima di 85 anni. C’è anche una data: il 2013.
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