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Oltre lo scudo, niente

Preoccupante.....e purtroppo verosimile


Lo “scudo fiscale” che consente la regolarizzazione al 31 dicembre 2008 delle attività finanziarie e patrimoniali detenute all’estero senza avere rispettato gli obblighi di comunicazione dei capitali trasferiti o comunque detenuti all’estero e di dichiarazione dei relativi redditi è legge.

Non vi racconteremo dell’incredibile regalo che permette di legalizzare questi capitali, pagando su di essi un’imposta una tantum pari solo al 5% del loro ammontare. Neppure dello scempio che tale rimpatrio sarà di fatto anonimo (“coperto per legge da un elevato grado di segretezza”), né del fatto che si tratta di un ennesimo condono fiscale. Non vi diremo neppure che lo Scudo è una specie di amnistia mascherata, perché estingue i reati di omessa e infedele dichiarazione dei redditi, la dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti o la falsa rappresentazione di scritture contabili obbligatorie, l’occultamento o distruzione di documenti e le false comunicazioni sociali. Questo lo sapete già.

Non vi diremo neppure che lo scudo fiscale, al di là delle grida di dolore e delle accuse gravissime rivolte a governo e maggioranza è passato alla Camera dei deputati grazie alle decisive assenze dell’opposizione, perché il provvedimento ha avuto 270 sì ed i voti dell’opposizione sono 279, ma siccome 20 deputati del Pd e 6 dell’Udc non c’erano i voti della maggioranza sono stati sufficienti. Non vi diremo neppure che il Presidente della Repubblica, “beffato” da Tremonti – che ha inserito nel decreto norme che “in camera caritatis” aveva promesso a Napolitano di non mettere – è visibilmente irritato, ma si limiterà ad accompagnare la sua firma con una nota. Anche questo lo sapete già.

Vi diremo invece perché lo scudo è stato così previsto ed approvato, perché l’opposizione ha chiuso entrambi gli occhi e lo ha lasciato passare, perché Napolitano è irritato ma firmerà. Il motivo è semplice: nelle casse dello Stato non c’è più un euro. E lo sanno tutti. Lo certificano i dati di Banca d’Italia sugli incassi e pagamenti dello Stato e il comunicato Istat sull’indebitamento della Pubblica amministrazione. Le entrate correnti rallentano per effetto della crisi mentre le spese correnti galoppano, soprattutto per l’acquisto di beni e servizi (alla faccia del “controllo stringente della spesa” sbandierato da Tremonti) e delle prestazioni sociali in denaro (alla faccia degli ammortizzatori sociali sotto controllo di Sacconi).

E siccome ci sono almeno 3 emergenze in arrivo (il nuovo “Patto per la salute” tra Governo e Regioni per le risorse per la Sanità, i precari della Scuola, i soldi per l’Abruzzo) che richiedono soldi veri e freschi, non i giochetti virtuali delle tre carte a cui ormai Tremonti ci ha abituati, bisogna avere qualcosa che, una tantum, faccia arrivare i soldi. Pochi, maledetti, e subito.

Il problema è: dopo aver finito anche questi (e non ci vorrà molto) cosa altro resterà da fare?


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