Il disastro della Rai: è ora di lasciarla fallire?
Un miliardo di debiti. Altri 200 milioni di perdite previste per il 2010. Tredicimila dipendenti. Lottizzati selvaggiamente dai partiti. Mentre il governo prepara il nuovo contratto di servizio. Che renderà la tivù di Stato ancora più prona al potere. A cosa serve la Rai?
Un carrozzone gigantesco e pieno di debiti: 956 milioni di euro. Un'azienda che nel 2009 perde 50 milioni di euro e l'anno prossimo - lo dicono i suoi stessi vertici - ne perderà altri 210 milioni. E di qui al 2012 il rosso toccherà i 600 milioni. Mentre la pubblicità e i fatturati calano, schiacciati dalla concorrenza di Mediaset e Sky.
Le ragioni per cui la Rai sta andando così male sono tante: pochi investimenti (specie in tecnologia), troppi dipendenti (sono oltre 13 mila), dirigenti che pensano soprattutto a costruirsi una rete di clientele, trasmissioni costose e scadenti (come quella di Antonella Clerici, tolta dal palinsesto dopo appena due puntate).
Più i problemi politici: come la decisione di rifiutare i soldi di Sky (presa su pressione del governo) che ha portato un buco di altri 60 milioni l'anno. O la "timidezza" estrema nel digitale terrestre, un'altra conseguenza della paura di disturbare Mediaset.
Il tutto mentre la Rai è sempre di più il bagno di servizio dei partiti: quelli della maggioranza, ovviamente, che hanno occupato militarmente il Tg1 e il Tg2, ma anche il Pd, che si è tenuto la "riserva indiana" del Tg3 a cui ha mandato Bianca Berlinguer.
Che cosa ce ne facciamo di una Rai così?
Il problema non è solo il canone - contro il quale ora si scagliano, paradossalmente, proprio i giornali di quella destra che ha ottenuto le poltroni più importanti di viale Mazzini. Il problema è tutto il bilancio dell'azienda (che rischia di pesare sui contribuenti com'è accaduto per Alitalia) e il senso stesso di un servizio pubblico di qualità così bassa e con costi così alti.
Con scenari per il futuro ancora più foschi, se è vero che il viceministro Paolo Romani sta scrivendo il nuovo contratto tra Stato e viale Mazzini (quello attuale scade a fine anno) con una serie di regole restrittive per imbavagliare ulteriormente la pluralità, rendendo l'informazione sempre più istituzionale e ufficiale.
Che destino può avere una tv di Stato prigioniera dei partiti, scadente e costosa per i cittadini? Si può riformare? E come? Bisogna privatizzarla? O sarebbe addirittura meglio che il Tesoro la lasciasse fallire?
http://espresso.repubblica.it
Le ragioni per cui la Rai sta andando così male sono tante: pochi investimenti (specie in tecnologia), troppi dipendenti (sono oltre 13 mila), dirigenti che pensano soprattutto a costruirsi una rete di clientele, trasmissioni costose e scadenti (come quella di Antonella Clerici, tolta dal palinsesto dopo appena due puntate).
Più i problemi politici: come la decisione di rifiutare i soldi di Sky (presa su pressione del governo) che ha portato un buco di altri 60 milioni l'anno. O la "timidezza" estrema nel digitale terrestre, un'altra conseguenza della paura di disturbare Mediaset.
Il tutto mentre la Rai è sempre di più il bagno di servizio dei partiti: quelli della maggioranza, ovviamente, che hanno occupato militarmente il Tg1 e il Tg2, ma anche il Pd, che si è tenuto la "riserva indiana" del Tg3 a cui ha mandato Bianca Berlinguer.
Che cosa ce ne facciamo di una Rai così?
Il problema non è solo il canone - contro il quale ora si scagliano, paradossalmente, proprio i giornali di quella destra che ha ottenuto le poltroni più importanti di viale Mazzini. Il problema è tutto il bilancio dell'azienda (che rischia di pesare sui contribuenti com'è accaduto per Alitalia) e il senso stesso di un servizio pubblico di qualità così bassa e con costi così alti.
Con scenari per il futuro ancora più foschi, se è vero che il viceministro Paolo Romani sta scrivendo il nuovo contratto tra Stato e viale Mazzini (quello attuale scade a fine anno) con una serie di regole restrittive per imbavagliare ulteriormente la pluralità, rendendo l'informazione sempre più istituzionale e ufficiale.
Che destino può avere una tv di Stato prigioniera dei partiti, scadente e costosa per i cittadini? Si può riformare? E come? Bisogna privatizzarla? O sarebbe addirittura meglio che il Tesoro la lasciasse fallire?
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