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venerdì2 ottobre

Ha senso manifestare per la libertà di stampa con questi?

Domani ci sarà una manifestazione a sostegno della libertà di stampa. Ieri sera Santoro, per la seconda volta, ha dedicato spazio ed attenzione alle vicende che riguardano Berlusconi; a seguire una puntata di porta a porta ha visto il proto-fascista da cabaret Ignazio dire " mi fai schifo!" ad Odifreddi, perché questo aveva accennato al fatto che tali Garfagna e Gelmini più che per le loro competenze intellettuali occupino uno scranno in virtù di altre questioni e favori.

Stamattina ho comperato il "fatto quotidiano". Bene, sul totale delle pagine dedicate in un modo o nell'altro al nano non c'é un rigo che rimandi a questioncelle come "crisi", disoccupazione e rabbia montante.

In questo spaccato di rissa non si vede rappresentata la realtà, non si vedono le persone.
Quando si parla di questi argomenti si discetta di "crisi del credito", deflazione, improbabili statistiche consolatorie tra diversi livelli di disoccupazione.
Non si ha la capacità di rappresentare il significato di dover tirare avanti con 700 euro al mese.
Di cosa significhi la disoccupazione a 50 anni. Non si parla del fatto che stanno programmando una società di poveri, fatta da precari e pensionati da 500 euro al mese. Una società in cui se il mercato si restringe si restringe la base dei garantiti.

In un "seminario" a cui ho partecipato i relatori che parlavano di lavoro, fabbrica e precariato hanno raccontato cosa succede dietro l'angolo.
Nella provincia di Milano le ore di cassa integrazione nei primi otto mesi, comparati allo stesso periodo del 2008, sono passate da 5.800.000 a 32.700.000.
Sono stati coinvolti 55.000 lavoratori ed altri 25.000 (per circa 3.000 aziende coinvolte) attendono di vedere accolte le richieste che le riguardano.
Si è discusso di Fiat, del fatto che in Polonia uno stabilimento ha una produzione equivalente a quella degli stabilimenti italiani (per circa 600.000 vetture), ai problemi dati dalla dismissione prossima di una serie di linee di produzione e fuoriuscita dal mercato di modelli importanti.
Del ritorno alla produzione dello stabilimento serbo.
Di quello che sarà l'impatto su Mirafiori, del fatto che è attesa una guerra tra poveri; guerra che oggi vede in competizione operai polacchi con colleghi italiani e che domani vedrà i sindacati di fronte a scelte tipo salviamo Mirafiori o Pomigliano con questioni di territorio che si intersecheranno a questioni di clientelismo politico e locale.

La visione delle nostre classi dirigenti porterà a risposte xenofobe; i territori si parcellizzeranno sempre di più ed il collante della "comunità" nazionale rischia seriamente di saltare.La corsa all'individualismo collide con questioni che riguardano milioni di individui; la gestione di problematiche che mettono in discussione l'asseto "economico" e le risposte di scuola che vengono fornite, per superare la crisi, sono in contraddizione con gli eventi.
Piuttosto che rimettere in discussione il sistema si preferisce traccheggiare, spostare in là il problema.

In questo periodo a Torino sono state occupate 25 fabbriche, 17 sono state salvate grazie soprattutto a forme di lotta molto radicali. Altre 10 sono state occupate ultimamente, 8 hanno chiuso definitivamente.
In questo panorama di disastro "ambientale" si sgretola un corpo sociale a cui mancano punti di riferimento. Lo scenario con cui un lavoratore si trova a fare i conti oggi è quello di una società che sta subendo profonde modificazioni. Il primo è quello di dover fare i conti con una realtà che è fatta da azienda come la Pagnelli s.p.a nella quale si assumono a tempo in determinato lavoratori romeni qualificati (ingegneri e tecnici) e si precarizzano lavoratori italiani.
Il secondo aspetto è quello dei lacci che stringono gli individui e li rendono ricattabili e soli di fronte ai problemi. Ad esempio circa il 40% dei lavoratori Fiat ha impegnato il 5° dello stipendio con finanziarie con cui hanno linee di credito che hanno permesso l'acquisto di beni "voluttuari".
Su 100 lavoratori messi in mobilità solo il 14% cerca una nuova collocazione tramite i centri dell'impiego o le agenzie interinali, il resto cerca soluzione individuali e sulla base di rapporti inter personali (in Germania e Francia il dato è del 25%).

Oggi per lottare ed avere un po' di visibilità si sta sui tetti. La motivazione è banale, non si vedono vie d'uscita e la prospettiva è il licenziamento e basta. Mancano ammortizzatori "pubblici" dati dalla capacità di riassorbire nel pubblico le eccedenze dell'industria.

In questo scenario qualcuno ha detto "il problema che ci troviamo di fronte è quello di non poter contare su un corpo da rianimare per la semplice ragione che il corpo si sta disfacendo"

I giornalisti giocano, i politici anche. Oggi la questione della democrazia passa attraverso il lavoro che non c'è, l'occasione data solo da chi ti offre di delinquere per risolvere il problema, dal fatto che un'intera classe di individui (la moltitudine) non ha rappresentanza e soggetti che ne narrino le questioni aperte.
La democrazia passa attraverso la possibilità di veder tutelati i propri interessi, nel porre al centro questioni di sostanza che toccano la pelle della gente.
Passa il tempo, osservo i tentativi di ri-aggregazione e guardo chi lotta sul serio. Chi paga il prezzo. Non li vedo rappresentati nelle loro denunce, non li vedo ascoltati. Sento, però, dal mio osservatorio il rumore di sottofondo. Una classe che non ha coscienza di sé in quanto tale.

Nella società dello spettacolo quando il messaggio perde la sua forza propulsiva (stare sul carro ponte per vedere riconosciuto un diritto) si passa al messaggio successivo. Un messaggio che per grado di efficacia non potrà che essere più radicale. D'altra parte se la visione che si ha del corpo è quella di una massa in disfacimento perché non curarlo con l'elettroshock ?


In tutto questo che significato avrebbe l'adesione a quella manifestazione? Tra quei signori ci sono gli stessi che appartengono a quell'élite auto-referenziale che impedisce alle informazioni ed alle questioni di venire affrontate. In quella piazza ci troveremo gli stessi politici che a parole combattono lo scudo fiscale e poi nei fatti mancano in parlamento nel momento in cui potrebbero mettere in crisi il sistema. Credo che questa roba ci stia sulla testa e non ci riguarda fino in fondo perché noi siamo censurati da sempre. Avete notizia delle lotte nei CIE, ad esempio? Della gente pestata a sangue? Di quelli messi in galera perché hanno volantinato in una sede della lega Nord? Del trattamento alla Caselli contro gli studenti (62 arresti preventivi prima del g8 all'aquila)? Dei lavoratori diffidati a circolare in una provincia (Biella) perché protestavano per il loro licenziamento? Ne sapete poco, vero?
Bene, è tempo di elettroshock.

http://pensareinprofondo.blogspot.com

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